Tavecchio apre al Toro: «Scudetto 1927 Cairo, ti ascolto»

Il presidente Figc: «Siamo pronti ad approfondire il caso. Ma prima il club ci presenti istanze circostanziate»

TORINO - E adesso, nei modi appropriati, tocca a Cairo: la palla è in mano sua. Di certo le indiscutibili parole che ci ha consegnato ieri sera il presidente della Federcalcio, Tavecchio, danno modo al patron del Toro di agire senza il timore di vedersi erigere una palizzata prim’ancora di muovere un passo: e visto che nei decenni scorsi il club granata aveva già titillato la Figc, sempre in merito allo scudetto del 1927, il rischio che Tavecchio potesse chiudere anzitempo la vicenda c’era, potenzialmente. Invece... «Una volta ricevute le istanze circostanziate del Torino, così come per altre realtà, la Federazione si rende disponibile ad approfondire la questione», garantisce il presidente federale. Parole politicamente corrette, apprezzabili. Stiamo parlando dello scudetto vinto dal Toro 88 anni fa, ma cancellato dalla Federcalcio. Un’adeguata, acconcia richiesta da parte del club granata può dunque mettere in moto una commissione federale ad hoc, a Roma, incaricata di esaminare la vicenda e rispondere a due domande, per esempio: perché nel 1928, neanche un anno dopo quelle contestate sentenze, cioè dopo un discutibile processo assolutamente anti-democratico, svolto in pieno regime fascista con metodi fascistissimi, tutti i condannati dalla Ficg furono amnistiati, ma non venne restituito al Torino lo scudetto? E ancora: perché Barassi, storico presidente della Federcalcio libera, nel 1949 promise ai vertici del Torino di restituir loro quello scudetto «ingiustamente» revocato? Cosa sapeva? Cosa aveva compreso? E ancora: cosa esiste negli archivi della Federcalcio, relativamente agli atti del processo svolto a Bologna nel ‘27? Ma sono molte di più, in realtà, le domande. Tanto quanto è ancora avvolta da misteri, dubbi, ombre (e versioni anche diametralmente diverse) quella vicenda di 88 anni fa.

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