Chiambretti: «Ventura per il Torino è l’acqua di Lourdes»

«L’uomo dei miracoli. E contro lo Zenit ne serve proprio uno dei suoi...». Il volto granata della tv ci crede: «Il 2-0 dell’andata è pesante, ma si può rimontare. Il nostro pubblico sarà straordinario»
TORINO - Piero Chiambretti, domani c’è Toro-Zenit: sarà tra i 25 mila dell’Olimpico? «Purtroppo no». Ma la partita la vedrà, no? «Certo! Tra una prova e l’altra del mio show, Grand Hotel Chiambretti. Mi incollerò davanti a un monitor di Mediaset». Si può chiedere il pronostico o porta male? «No, il pronostico no! Però...». Però? «Sono sicuro, come si suol dire, che il Torino venderà cara la pelle. Mai dire mai, anche se il risultato dell’andata è pesante. Tuttavia si può recuperare». Come? «Sfoderando una prova memorabile». Lei ha coniato tempo fa uno slogan... «Quale? Ne ho dette tante». “Comunque vada sarà un successo”: vale anche per il Toro domani sera? «Certamente sì. Perché in ogni caso la stagione è da incorniciare. Ci sono stati alti e bassi, ma gli alti sono stati talmente alti da far dimenticare anche i bassi più bassi. Un’annata da montagne russe: è proprio il caso di dirlo, visto che c’è lo Zenit». Il punto maggiormente alto della giostra qual è stato? Bilbao? «Beh, è chiaro. E’ stato un momento che ha del leggendario, anche per come ci siamo arrivati. Totalmente fuori pronostico. Quella è stata una vittoria equiparabile, per godimento, a un successo in un derby che purtroppo ci manca da troppo tempo. La notte del San Mames è una di quelle sensazioni che ti ripagano di tante stagioni amare del passato». Dunque bilancio positivo? «Sì, perché abbiamo sognato e tutti, almeno una volta, hanno detto “Non ci posso credere!”. Anche i tifosi più fedeli, quelli che sono convinti del 2 fisso ogni volta che il Toro va in trasferta». Come in ogni montagna russa, ci sarà stato un momento più basso. «L’inizio di stagione. Il gioco nelle prime partite era fragile e noi italiani, siccome siamo 56 milioni di allenatori, eravamo subito pronti a dire che senza Cerci e Immobile non si andava da nessuna parte». E invece? «Invece piano piano qualcosa è cambiato. Gli unici a crederci davvero dall’inizio sono stati il presidente Cairo e il tecnico Ventura. Va dato loro atto. Sono arrivati tanti giocatori quasi sconosciuti che si faceva fatica a riconoscere e alla fine Ventura ha compiuto un altro miracolo». Merito suo? «Ventura è come l’acqua di Lourdes, rivitalizza qualsiasi giocatore. Ma poi i meriti vanno condivisi con altri. Il ds Petrachi è stato lungimirante: mi viene in mente Bruno Peres che è arrivato da Carneade e adesso è un uomo mercato. Ma non solo lui. E poi c’è la capacità imprenditoriale di Cairo che fa la differenza. Se penso a quanto hanno speso Inter e Milan, tanto per citarne due, e come giocano, allora dico tutta la vita Cairo». A gennaio il Torino ha fatto poco sul mercato però. «Beh, ha preso Maxi Lopez. Sono contento per Maxi: altro che pensionato... Evidentemente l’ambiente granata lo ha rivitalizzato e gli ha concesso una seconda vita calcistica. Pare tornato l’uomo squadra dei tempi di Catania, gol e assist. Spero fortemente che possa rimanere con noi».

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