Quando la Salernitana ha annunciato l'ingaggio di Filippo Inzaghi, la moviola della memoria mi ha riportato a un giorno d'estate di sette anni fa. Lasciata la panchina del Milan dopo l'anno che l'ha visto piazzarsi decimo in una stagione molto accidentata, al tramonto dell'Età dell'Oro berlusconiana, il campione del mondo ha fatto un doppio salto mortale all'indietro, decidendo di ripartire dalla Serie C, da Venezia. Ed è lì che l'incontro, mosso dal desiderio di capire quale sia stata la ragione della sua scelta e di che cosa vorrebbe fare da grande.
A Venezia con entusiasmo e umiltà
Giorgio Perinetti, uno dei migliori dirigenti del nostro calcio, all'epoca direttore sportivo dei lagunari con i quali era addirittura ripartito dalla Serie D, salutandomi, mi dice: "Lei non ha idea di quale passione e quale entusiasmo per il calcio animino Pippo e di quale sia la sua umiltà nel ricominciare daccapo". L'idea me la sono fatta dopo quattro ore trascorse a parlare del Venezia e delle rivali del Venezia; dei giocatori delle squadre rivali del Venezia, annidantisi anche nei reconditi meandri degli almanacchi, ma ben conosciuti dal mio interlocutore; della smania di dimostrare che uno dei più forti cannonieri degli ultimi trent'anni (316 gol in 681 fra club e Nazionale) sarebbe diventato un fior di allenatore. C'è riuscito e non è un caso che, dovunque sia stato, abbia raccolto l'affetto e l'ammirazione dei tifosi i quali hanno l'occhio lungo e sanno riconoscere chi ha passione, entusiasmo, umiltà. Sono valori che portano con sé una ventata di freschezza, soprattutto in questi giorni di maleodorante calcio marcio. Scandiscono la carriera di un ragazzo di cinquant'anni che, i suoi cinquant'anni, il 9 agosto scorso li ha voluti festeggiare al Granillo di Reggio Calabria, insieme con cinquemila reggini, il cui cuore ha conquistato per sempre.
Le delusioni con Brescia e Reggina
La Salernitana è la settima panchina nella carriera di Inzaghi, dopo Milan, Venezia, Bologna, Benevento, Brescia e Reggina. Presentandosi in Campania, ha confidato: "Mi ero stufato di ciò che mi era successo, non sapevo più se questo calcio meritasse la mia onestà e la mia professionalità, ma la chiamata di Salerno è stata travolgente". Non è stato fuori luogo leggere ogni riferimento alle esperienze di Brescia e Reggio Calabria, dov'è stato amatissimo dai tifosi, ma le sue aspirazioni sono state frustrate da chi l'ha ingaggiato. Limitandoci agli ultimi due incarichi, sia a Brescia e a Reggio Calabria, Inzaghi aveva ottenuto risultati brillanti. A Brescia, quando Cellino l'ha esonerato il 23 marzo 2022, il campione del mondo era quinto in classifica, in piena corsa per i playoff promozione. A Reggio Calabria, nonostante la penalizzazione di 5 punti, Inzaghi si è piazzato settimo e ha portato la Reggina ai playoff promozione, venendo eliminato dal Südtirol mentre infuriava la devastante crisi della società di Saladini. Il 29 agosto scorso, il Consiglio di Stato ne ha sancito definitivamente la mancata iscrizione al campionato di Serie B, lasciando Inzaghi senza squadra e costringendo la Fenice Amaranto a ripartire dalla Serie D.
Inzaghi e l'augurio a Paulo Sousa
Nell'ultimo anno e mezzo, Superpippo ne ha viste di tutti i colori, volando dal Nord al Sud. Il che non ha intaccato la signorilità e la caratura dell'uomo, prima ancora che del tecnico. Lo dimostrano le parole riservate a Paulo Sousa nel momento in cui ne ha preso il posto: "Ci tengo a dirgli in bocca al lupo, so che cosa si prova quando si viene esonerati". In bocca al lupo anche a te, Superpippo. E viva il lupo sempre.