“Non devi giocare come Lautaro”: la frase di Conte svelata da Lukaku

L'aneddoto curioso e gli elogi al tecnico leccese: l'attaccante del Napoli si racconta anche attraverso i momenti più difficili
“Non devi giocare come Lautaro”: la frase di Conte svelata da Lukaku© Getty Images

Romelu Lukaku, il Belgio e il rapporto con il ct Tedesco. L'attaccante del Napoli si è raccontato al Podcast 'friendsofsports': "Spero di riscoprire la passione di giocare per la nazionale". Parole forti quelle di Big Roma che poi ha aggiunto: "Voglio tornare con buone sensazioni ed essere un leader, ma non posso essere felice se non vinciamo". Il centravanti, non è andato in nazionale durante la sosta per recuperare la miglior condizione, ha poi detto la sua sul caso Courtois e sulel chiamate ricevute da Henry dopo il Mondiale in Qatar. 

Lukaku, le chiamate di Henry e il Mondiale

Romelu Lukaku si è raccontato nel Podcast e ha analizzato la situazione in casa Belgio: "I giovani hanno fatto tanta strada ma manca la mentalità vincente, possono fare meglio ed è questo che posso insegnargli". E sul ct Tedesco: "Volveo fermarmi quando è arrivato, ma poi mi ha chiamato dicendomi di aver bisogno di me. Ho deciso di andare ma dopo Svezia e Germania avevo ancora dubbi".

Sul caso Courtois: "La federazione doveva gestire meglio la situazione perché non doveva permettere domande in conferenza. Il tecnico ha deciso di rispondere e dire quel che doveva dire, ora la faccenda va avanti. In altri paesi questo non accade". Poi il retroscena dopo il Mondiale in Qatar: "Ho pianto ogni giorno per settimane. La prima volta in 29 anni che il calcio mi ha segnato tanto. Henry mi chiamava tre volte al giorno, non avevo energie e anche mia moglie e i miei figli erano a Milano. Volevo stare da solo, ne avevo bisogno"

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Napoli, Conte e la frase su Lautaro

Romelu Lukaku poi ha proseguito parlando di Napoli e di Antonio Conte e ha raccontato un curioso retroscena dei suoi tempi all'Inter: "Mi disse in faccia: 'Ascoltami, nel mio sistema di gioco non puoi tenere troppo il pallone, devi ridarlo subito indietro, non devi giocare come Lautaro'. Da quel momento io e Lautaro sapevamo che dovevamo passarci il pallone l'uno con l'altro e che le qualità di Lautaro combaciavano perfettamente con le mie. Adesso succede lo stesso con Kvaratskhelia. Questo riesce a fare Conte: crea una sorta di partnership tra i giocatori. La stessa cosa vale con McTominay".

Poi un paragone con gli altri allenatori: "La cosa bella di lui è che è proprio quello giusto, penso sia bellissimo il modo in cui lui allena. Il modo in cui amalgama la squadra. Guardiola pure lo fa, anche Klopp, Mourinho, Ancelotti. Sono i grandi allenatori. Se guardi alle squadre che vincono, c'è sempre un allenatore che ha un buon piano tattico ma che soprattutto riesce a creare una squadra unita".

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Romelu Lukaku, il Belgio e il rapporto con il ct Tedesco. L'attaccante del Napoli si è raccontato al Podcast 'friendsofsports': "Spero di riscoprire la passione di giocare per la nazionale". Parole forti quelle di Big Roma che poi ha aggiunto: "Voglio tornare con buone sensazioni ed essere un leader, ma non posso essere felice se non vinciamo". Il centravanti, non è andato in nazionale durante la sosta per recuperare la miglior condizione, ha poi detto la sua sul caso Courtois e sulel chiamate ricevute da Henry dopo il Mondiale in Qatar. 

Lukaku, le chiamate di Henry e il Mondiale

Romelu Lukaku si è raccontato nel Podcast e ha analizzato la situazione in casa Belgio: "I giovani hanno fatto tanta strada ma manca la mentalità vincente, possono fare meglio ed è questo che posso insegnargli". E sul ct Tedesco: "Volveo fermarmi quando è arrivato, ma poi mi ha chiamato dicendomi di aver bisogno di me. Ho deciso di andare ma dopo Svezia e Germania avevo ancora dubbi".

Sul caso Courtois: "La federazione doveva gestire meglio la situazione perché non doveva permettere domande in conferenza. Il tecnico ha deciso di rispondere e dire quel che doveva dire, ora la faccenda va avanti. In altri paesi questo non accade". Poi il retroscena dopo il Mondiale in Qatar: "Ho pianto ogni giorno per settimane. La prima volta in 29 anni che il calcio mi ha segnato tanto. Henry mi chiamava tre volte al giorno, non avevo energie e anche mia moglie e i miei figli erano a Milano. Volevo stare da solo, ne avevo bisogno"

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