Conte porta il Napoli al tavolo dello scudetto: idee, uomini, cuore

Dalla scoppola di Verona al primo posto in classifica. Cambio di modulo, scelta oculata dei nuovi e rigenerazione di chi c’era: queste le mosse decisive

NAPOLI - Al presidente De Laurentiis sono bastati 43 giorni per capire la differenza tra Antonio Conte e la bislacca idea per la quale un anno fa «questa squadra la può alleare chiunque». La debacle imbarazzante di Verona si è trasformata nelle sliding doors di stagione. La storia non mente, tornando indietro fino al 18 agosto, quando il Napoli, travolto dal sonoro 3-0 di Verona, si trovò di fronte alle dure verità confessate da Conte in conferenza stampa, un atto di accusa sui limiti tecnici e psicologici della squadra, oltre che verso la totale paralisi sul mercato. Ma il salentino è uno tra i pochi in grado di tirare fuori il meglio dalla squadra soprattutto nei momenti di difficoltà, strigliando gli uomini in campo e la società fuori. Dopo quelle esternazioni al Bentegodi, le operazioni di mercato cominciarono a decollare con gli arrivi di Lukaku, Neres, McTominay e Gilmour. Intanto il Napoli comincia a reagire anche in campo: il primo riscatto con la vittoria schiacciante con il Bologna e poi la rimonta sul Parma. Don Antonio si è tuffato ancora di più nel lavoro, integrando rapidamente i nuovi e rigenerando i reduci da scudetto e disastrosa stagione successiva. Un modo di fare diretto e sincero che gli ha permesso di conquistare la fiducia dello spogliatoio. Con la gara di Cagliari arrivano un netto 4-0 e l’opportunità di conseguire tre vittorie consecutive dopo un anno e otto mesi di digiuno nella serie. Ma qualcosa non convince Conte, che comincia a prendere coscienza che la soluzione migliore è quella con la difesa a 4. Decide di mettere a riposo il il 3-4-2-1, perché gli azzurri sono troppo vulnerabili, subendo un numero eccessivo di ripartenze. Quale serata migliore, se non a Torino contro la Juventus, per indossare il nuovo abito? Il Napoli ritorna al 4-3-3, almeno apparentemente, poiché la vera forza di Conte risiede nella versatilità, con una grande capacità di passare da un modulo all’altro, così da non dare punti di riferimento. Allo Stadium la partita con Madame finisce 0-0, un risultato che evidenzia una ritrovata solidità difensiva.

Conte 'si è preso' il Napoli

C’è anche spazio per chi ha avuto meno spazio, senza mai parlare di «seconde linee» per non urtare la suscettibilità del coach. La partita di Coppa Italia col Palermo diventa il manifesto della leadership di don Antonio, gara che si chiude con un netto 5-0 e nel quale a segnare sono proprio i giocatori meno impiegati. Si arriva così a Napoli-Monza e agli azzurri basta un tempo per chiudere la gara sul 2-0: è la quarta partita consecutiva senza subire reti, un traguardo che nel Napoli non si registrava dal febbraio 2023. Con questa vittoria torna anche il primo posto in solitaria a distanza di 16 mesi dall’ultima volta, quando in panchina c’era Luciano Spalletti. I casi della vita, domenica al Maradona in tribuna c’era anche il ct azzurro. Spalletti ieri era a Napoli e ha voluto regalare la Panda del terzo scudetto ai bambini del Santobono. «Secondo me questo è un gruppo importante - ha detto Spalletti - che può far rivivere certi momenti. La città restituisce emozioni con attaccamento e disponibilità. È importante che tutti riescano a dare disponibilità ai compagni di reparto, per diventare fortissimi non servono solo le qualità di 11 giocatori, ma messe quelle del collettivo. Solo così si diventa super-forti». Parole che hanno lusingato Conte, l’uomo che ha già vestito i panni del leader e del sarto, quelli dello psicologo e dello sciamano che predica la calma. Anche il presidente De Laurentiis «per scaramanzia» non si sbilancia, ma i primi a pensare allo scudetto sono proprio loro due.

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