Conte vede la Juve e cambia: il ritorno allo Stadium è la giusta occasione

L’allenatore del Napoli, in vista della sfida contro la sua ex squadra, valuta di modificare l’assetto tattico

Antonio Conte e il suo ritorno al futuro. Come se vestisse i panni di Michael J. Fox, sta per tornare a Torino da avversario contro la Juventus, ma con la consapevolezza che la sua carriera è segnata da un prima e un dopo: la partita tra il Napoli e Madama. Il suo marchio di fabbrica, la sua carriera e persino la Juventus dei nove scudetti consecutivi, nascono tutti da quel 29 novembre 2011, giorno in cui il tecnico salentino schierò per la prima volta - all’allora stadio San Paolo - una sua formazione con il 3-5-2. Fino a quel momento, il suo approccio tattico oscillava tra un 4-4-2 e un audace 4-2-4. Lo fece perché il Napoli di Walter Mazzarri, in quel periodo decisamente più forte della Juve, adottava un sistema di gioco simile, tanto che l’allenatore toscano affermò che il collega aveva attinto alle sue idee.

La scelta vincente di Conte

La scelta di Conte mirava a creare un centrocampo dinamico, capace di occupare ogni spazio disponibile. E questa strategia si rivelò vincente: da quel momento si affermò il mito dell’allenatore vincente che oggi conosciamo. Prendendo la macchina del tempo, è sempre il 29 novembre, questa volta del 2020 e da allenatore dell’Inter, ad essere decisivo. Cioè, quando decise di riabbracciare il suo 3-5-2. La gara si giocò a Reggio Emilia contro il Sassuolo e, fino a quel momento, il modulo adottato era un 3-4-1-2, con Eriksen a supporto delle punte. Ma il coach salentino optò per una secca trasformazione, senza il danese e arretrando Barella di diversi metri, così da ricreare la mediana a cinque. Proprio come nove anni prima la scelta si rivelò vincente: l’Inter conquisterà il campionato con quel 3-5-2 che tutt’oggi non ha ancora abbandonato.

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L'idea di Conte

E ora? È vero, non è ancora il 29 novembre, ma in vista di Juventus e Napoli, si presenta un nuovo spartiacque per Conte. L'allenatore sta pensando di ripristinare il suo 3-5-2, sacrificando Politano per inserire McTominay, al fine di rinforzare un centrocampo che sta mostrando segni di difficoltà con l'attuale modulo, sostenendo così Lobotka e Anguissa. Oppure, togliendo Mazzocchi e proporsi con un dinamico 3-4-3. La sfida contro la squadra di Thiago Motta, una squadra aggressiva e rapida quando riparte, sembra essere l’occasione giusta: infoltire il centrocampo - sacrificando un esterno - limiterebbe le ripartenze avversarie e renderebbe il Napoli più compatto e organizzato. Solo una vittoria, nel gennaio 2021 da tecnico dell’Inter, un pareggio e ben 6 sconfitte contro i bianconeri per don Antonio. Il suo obiettivo è quello di invertire il trend negativo per guardare con consapevolezza al futuro. E creare un prima e un dopo anche questa volta.

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Antonio Conte e il suo ritorno al futuro. Come se vestisse i panni di Michael J. Fox, sta per tornare a Torino da avversario contro la Juventus, ma con la consapevolezza che la sua carriera è segnata da un prima e un dopo: la partita tra il Napoli e Madama. Il suo marchio di fabbrica, la sua carriera e persino la Juventus dei nove scudetti consecutivi, nascono tutti da quel 29 novembre 2011, giorno in cui il tecnico salentino schierò per la prima volta - all’allora stadio San Paolo - una sua formazione con il 3-5-2. Fino a quel momento, il suo approccio tattico oscillava tra un 4-4-2 e un audace 4-2-4. Lo fece perché il Napoli di Walter Mazzarri, in quel periodo decisamente più forte della Juve, adottava un sistema di gioco simile, tanto che l’allenatore toscano affermò che il collega aveva attinto alle sue idee.

La scelta vincente di Conte

La scelta di Conte mirava a creare un centrocampo dinamico, capace di occupare ogni spazio disponibile. E questa strategia si rivelò vincente: da quel momento si affermò il mito dell’allenatore vincente che oggi conosciamo. Prendendo la macchina del tempo, è sempre il 29 novembre, questa volta del 2020 e da allenatore dell’Inter, ad essere decisivo. Cioè, quando decise di riabbracciare il suo 3-5-2. La gara si giocò a Reggio Emilia contro il Sassuolo e, fino a quel momento, il modulo adottato era un 3-4-1-2, con Eriksen a supporto delle punte. Ma il coach salentino optò per una secca trasformazione, senza il danese e arretrando Barella di diversi metri, così da ricreare la mediana a cinque. Proprio come nove anni prima la scelta si rivelò vincente: l’Inter conquisterà il campionato con quel 3-5-2 che tutt’oggi non ha ancora abbandonato.

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