Gli inglesi lo avevano soprannominato “Black Spider”, il Ragno Nero. E quel soprannome, figlio di un’altra epoca e di un calcio che si poteva vedere quasi soltanto allo stadio, è entrato nell’immaginario dello sport italiano. Ieri è volato via, Fabio Cudicini. Aveva 89 anni. Era nato a Trieste il 20 ottobre 1935 ma calcisticamente si era formato nelle giovanili dell’Udinese che l’aveva acquistato nel 1950 appena quindicenne. L’esplosione alla Roma con cui Cudicini (dopo le prime due stagioni passate come secondo portiere) conquistò la Coppa delle Fiere nel 1961 e la Coppa Italia nel 1964. Solo però dopo il passaggio al Milan il portierone ha trovato posto nella leggenda. Decisiva fu la volontà di Nereo Rocco che lo volle fortissimamente in rossonero nel 1967 quando secondo parte della critica il meglio - a 32 anni già compiuti (una bella età, all’epoca...) - Cudicini l’aveva già dato dopo aver giocato per tre stagioni a Udine, otto alla Roma e una a Brescia.
I trionfi al Milan
Si sbagliarono perché proprio in rossonero - dove giocò 183 partite - firmò alcune delle pagini più memorabili nella storia del nostro calcio vincendo uno Scudetto (1967-68), una Coppa dei Campioni (1968-69), una Coppa delle Coppe (1967-68), una Coppa Intercontinentale (1969) e una Coppa Italia (1971-72). Tra l’altro in rossonero vanta un record di imbattibilità a San Siro di 1.132 minuti che resiste ancora oggi, nonostante tra i pali del Milan di fuoriclasse ne siano passati tanti, buon ultimo Mike Maignan. Venne paragonato a Lev Jascin perché, come il Pallone d’Oro russo, in campo amava indossare un completo nero. Però i giornalisti inglesi - a cui mai ha fatto difetto la fantasia - dopo le grandi parate regalate da Cudicini contro Celtic e Manchester United nei quarti e nelle semifinali della Coppa dei Campioni poi vinta dal Milan, coniarono quel soprannome, “Ragno Nero”, che ben più si addiceva al suo curriculum rispetto al “Pennellone” con cui amavano chiamarlo i tifosi della Roma per la sua altezza - 1 metro e 91 centimetri - non comune in quel calcio d’altri tempi.
Il figlio Carlo e il messaggio del Milan
Nonostante le sue indubbie qualità, Cudicini non indossò mai la maglia della Nazionale: inamovibili per i commissari tecnici dell’epoca erano Ricky Albertosi e Dino Zoff: il Ragno Nero venne solo chiamato come riserva al secondo durante le qualificazioni ai Mondiali del 1970. Si ritirò dal calcio nel 1972, dopo aver conquistato la Coppa Italia, la seconda dopo quella alzata al cielo con la Roma. Il punto esclamativo per chiudere un cerchio ricco d’alloro: Cudicini vinse almeno una volta tutte le competizioni per club esistenti a quell’epoca. Il nome del Ragno Nero, non poteva essere altrimenti, è presente nella Hall of fame del Milan, della Roma e del calcio italiano. Quella dei Cudicini, tra l’altro, è stata una piccola dinastia del calcio, dato che il padre Guglielmo, detto “Mino”, era un difensore che nel primo dopoguerra militò a lungo nella Triestina dove fu anche compagno di Rocco, mentre il figlio Carlo ha seguito le sue orme tra i pali, facendo fortuna in Inghilterra tra il Chelsea e il Tottenham. Commosso il ricordo del Milan che con il suo tweet ha, di fatto, annunciato al mondo la sua scomparsa: “La tela del Ragno sul nostro Cuore rossonero. Per sempre. È scomparso Fabio Cudicini, campione di tutto con il Milan, grande portiere e grande persona. Le condoglianze di tutti i rossoneri al figlio Carlo, cresciuto nel Club, e a tutta la famiglia. Ciao Fabio”. Sabato a San Siro la squadra indosserà il lutto al braccio e verrà onorato un minuto di silenzio per il Ragno Nero.