Morata e Abraham, le ambizioni Milan alla prova dei nove

Lo spagnolo ha dimostrato all’Europeo che fa giocare bene chi è vicino a lui, l'inglese fa la differenza con la giusta condizione fisica
Morata e Abraham, le ambizioni Milan alla prova dei nove© BARTOLETTI

Antonio Conte un paio di anni fa, quando era sulla panchina del Tottenham, citò Pantaleo Corvino per rispondere a una domanda sull’importanza di Lloris e Kane: «Nella vita puoi anche sbagliare la moglie, ma non il portiere e l’attaccante». Il Milan, seppur con qualche alto e bassa nell’ultima stagione, il portiere non l’ha sbagliato quando nell’estate 2021 ha sostituito Gigio Donnarumma con Mike Maignan. Negli ultimi due mesi, invece, il club rossonero ha cambiato il proprio centravanti. Anzi, per un Giroud andato via da Milanello, sono arrivati in due, prima Alvaro Morata, quindi sul gong del mercato Tammy Abraham. Paulo Fonseca, alla ricerca di certezze a cui appigliarsi per raddrizzare la partenza sua e del Milan, ha una vitale necessità che i due numeri nove - anche se formalmente Morata ha scelto il 7, Abraham il 90 - trovino salute e continuità di rendimento. Con i due centravanti a disposizione - più Jovic, lui sì dotato della maglia numero 9, meno della fiducia dell’ambiente -, Fonseca potrebbe finalmente avere una fase offensiva più ordinata e incisiva rispetto a quella vista nelle prime tre giornate. Jovic (col Torino) e Okafor (con Parma e Lazio) hanno dimostrato, così come era già accaduto nella stagione scorsa, di non essere due candidati credibili al ruolo di attaccante centrale e titolare del Milan.

L'impatto di Alvaro e Tammy

Restano due valide alternative, molto abili a dire la loro a gara in corso, meno quando partono dal primo minuto. Per quel ruolo c’è bisogno dei due big arrivati nell’ultimo mercato e un perché sta nei due spezzoni che Morata e Abraham hanno fin qui giocato con la maglia rossonera. Lo spagnolo ha debutto alla prima giornata, subentrando a mezz'ora dalla fine a Jovic, ha segnato il momentaneo 1-2 prima del pareggio di Okafor ed è stato al centro di ogni azione d'attacco. Morata ha fatto capire quanto sarà utile alla squadra, così come fatto all'Europeo, quando con le sue doti ha reso letali Yamal e Williams. Abraham non ha segnato, ma in 20 minuti ha servito l’assist del 2-2 a Leao e sfiorato il 2-3 al 94’. I segnali per far sorridere il Milan ci sono tutti, anche perché Abraham - voluto da Fonseca - ha già dimostrato di essere un ottimo centravanti in Italia: alla prima stagione alla Roma nel ’21-22, quando il fisico lo sorresse, realizzò fra Serie A e coppa ben 27 reti in 53 gare. L'inglese - che ieri ha incontrato i tifosi al negozio del club in Via Dante, zona centralissima di Milano -, ieri è stato presentato in sede: «Quando ho saputo dell'interessamento del Milan, sono stato orgoglioso. Questo è un grandissimo club, in una città fantastica con tifosi eccezionali. E' un sogno, sono cresciuto ammirando questa squadra - ha raccontato Abraham -. Il nostro obiettivo è vincere, cercherò di dare il mio contributo, ora mi sento veramente molto bene. Morata? L'ho conosciuto al Chelsea, è un grande attaccante, un leader, sarà interessante essere in campo con lui. Il caso Theo e Leao? Abbiamo tutti visto la scena, loro sono rimasti a lato del campo, ma semplicemente perché c'era dell'acqua e hanno bevuto lì. Io come Hateley nel prossimo derby (l'inglese fu decisivo contro l'Inter nel 1984, dopo sei anni di mancati successi rossoneri, ndr)? Il mio cuore e la mia testa sono qua, sono già un tifoso del Milan e farò del mio meglio per diventare una leggenda come lui».

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