Milan, è un Gran Morata

Mas que un campeon

Plaza de Cibeles è uno dei luoghi più iconici di Madrid. È lì che la Spagna ha festeggiato il suo quarto titolo di campione d'Europa davanti a una moltitudine in delirio. Ed è lì che il Capitano delle Furie Rosse e neomilanista Alvaro Morata si è confermato mas que un campione, più che un campione. Dopo avere presentato alla folla i compagni di squadra a uno a uno, ha chiamato sul palco María Camaño, 10 anni, accompagnata da Alex Baena, centrocampista del Villarreal e della Nazionale. Da quando aveva sette anni, Maria lotta contro il sarcoma di Ewing, un tumore che si sviluppa a partire dall’osso o dai tessuti molli che lo circondano e può localizzarsi in diverse aree dell’organismo, anche se quelle più comunemente coinvolte sono la tibia, il femore, il bacino e le costole.
La malattia può insorgere a tutte le età, ma si presenta soprattutto nei bambini e negli adolescenti. A Maria, emozionata e con gli occhi sgranati per la sorpresa e la felicità, Morata ha riservato queste parole: "Te l'ho detto molte volte, e voglio ripeterlo anche adesso che siamo diventati Campioni d'Europa. Noi giochiamo a calcio, ma voi ci insegnate ogni giorno che cosa significa lottare nella vita e che cosa significa essere un supereroe nella vita. Per questo, Maria, voglio ringraziarti davanti a tutti e voglio che tu faccia una bella foto con la coppa davanti a tutti”. La commozione ha assalito Maria, Morata, i suoi compagni e le migliaia di tifosi che hanno intonato il coro “¡campeona!”, mentre la bambina sollevava il trofeo e il sentimento della folla raggiungeva il diapason. Il Milan e la Serie A non ritrovano soltanto un grande protagonista, se possibile il più italiano degli spagnoli, marito di Alice Campello che gli ha dato quattro splendidi gioielli: Leonardo, Alessandro, Edoardo e Bella.

Più di un campione

Morata è più che un campione perché, fuori dal campo, con la Fondazione che porta il suo nome e con le iniziative di supporto alla Fundación Pequeño Deseo (Fondazione dei Piccoli Desideri) e alla Fundación Atletico de Madrid, è in prima fila nelle azioni di solidarietà per aiutare i più piccoli. Il nuovo N.7 milanista utilizza lo sport e la notorietà di cui gode come strumenti per intraprendere attività umanitarie, culturali, educative e di ricerca, sostenendo iniziative sociali, visitando ospedali, centri di salute e di recupero. Come Maria, anche Miguel Angel, 10 anni, malato di cancro, è un accanito tifoso di Alvaro. Una volta gli aveva chiesto di dedicargli un gol, Morata l'ha fatto, segnando la rete alla Svezia che fruttò la qualificazione della Spagna ai Mondiali in Qatar.
Fu allora che l'attaccante corse in panchina, raccolse una stella e l'alzò verso il cielo, in omaggio a Miguel Angel. Anche Chencho García Valdecasas è un fan del capitano della Spagna, come lo è stato di Eric Abidal quando giocava nel Barcellona e il dottor Juan Carlos García Valdecasas guidò l'équipe internazionale che trapiantò il fegato al nazionale francese, salvandogli la vita. Il dottor Garcia Valdecasas è il papà di Chencho che è un inno alla vita, nonostante la sua disabilità ed è diventato un grande amico di Morata. Come Maria, anche Chencho insegna ogni giorno che cosa significa essere un supereroe nella vita. Ha scritto Pablo Picasso: "El significado de la vida es encontrar tu regalo. El propósito de la vida es regalarlo", il senso della vita è quello di trovare il vostro dono. Lo scopo della vita è quello di regalarlo. Bentornato in Italia, Alvaro.

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