Più che all’Italia occorre guardare all’Europa per capire se il futuro di Stefano Pioli parlerà ancora rossonero. Perché in Italia il Milan ha messo (quasi) al sicuro la qualificazione alla prossima Champions League, quella che porterà ancora più soldi in cassa dalla prossima rinnovata edizione. E questo era uno degli obiettivi stabiliti dalla proprietà, dopo l’uscita anticipata ai gironi di quest’ anno e dopo l’eliminazione dalla Coppa Italia per mano dell’Atalanta. L’altro è la coppa di consolazione, quella Europa League in cui il Milan è retrocesso. Un trofeo che lo stesso Pioli ha messo nel mirino non appena buttato fuori dalla Champions («Proveremo a vincerla»), ma di non facile raggiungimento. Non si deve guardare infatti solo alla presenza dello straordinario Leverkusen e dell’eccellente Liverpool. Già il Rennes, avversario giovedì sera nell’andata degli spareggi, è avversario complicato, che si presenta al Meazza sull’onda di sette vittorie e due pareggi nelle ultime nove partite tra Ligue1 e Coppa di Francia (con uno dei due pareggi trasformato in successo ai rigori sul Marsiglia). Curiosamente, lo stesso cammino del Milan in campionato, a sottolineare come i rossoneri arrivino in un ottimo momento all’appuntamento e non magari con il fiato corto come la passata stagione, nella semifinale di Champions contro l’Inter.
Il Milan e il doppio match col Rennes
Proprio per questo motivo il doppio match con il Rennes assume la misura di un primo esame per le ambizioni del Milan e dello stesso Pioli: una prestazione di livello in Europa porrebbe il timbro del definitivo cambio di passo a una stagione in cui, da fine novembre, i rossoneri viaggiano in Italia sulle frequenze dell’Inter. Per lo scudetto la rimonta è forse tardiva e pesa, come detto dal tecnico, la rocambolesca sconfitta di Bergamo, ma ci sono tutto lo spazio e il tempo per concludere la stagione ad alto livello. Una condizione che, al netto delle dichiarazioni della dirigenza di questi giorni (una conferma, a parole, fa in fretta a trasformarsi in un divorzio), porrebbe Pioli in una posizione di forza, dimostrando quanto sarebbe stato in grado di fare con una rosa al completo e tamponando una situazione in cui ha saputo trovare soluzioni alternative (Theo centrale di difesa), lanciare con coraggio i giovani (Simic, Jimenez, Camarda) e in cui il talento con lo stipendio più alto (Leao) ha smarrito la strada del gol dal 23 settembre.