Milan, Leao in prestito? L'idea prende quota

Si fa spazio l'ipotesi del cambio di maglia per l'attaccante portoghese
Milan, Leao in prestito? L'idea prende quota© www.imagephotoagency.it

TORINO - La premessa è doverosa: il Milan ha investito tanto nel talento di Rafael Leao ha raccolto meno di quanto tutti si aspettassero. Preso dal Lille per 28 milioni nell’estate del 2019, l’attaccante portoghese è uno di quei prospetti che portano lo spettatore medio alla mal sopportazione di certe prestazioni, soprattutto quando gli si è chiesto di fare la differenza. A 22 anni, nell’epoca in cui Haaland segna a raffica e si candida ad essere il centravanti dell’epoca moderna, Leao non può più godere dell’immunità del fatto che è “ancora un giovane”. Serve che il ragazzo cambi decisamente marcia sotto tutti gli aspetti. Perché a sentire chi lo vede ogni giorno a Milanello, pare che questo in allenamento sia una sorta di alieno, dove è difficilmente contenibile. Ibrahimovic gli sta addosso da un anno e mezzo, ma l’effetto taumaturgico della pressione dello svedese sembra non aver avuto gli effetti sperati. Leao ha colpi sensazionali ma sono lampi nel buio, le eccezioni ad una regola che dovrebbe prevedere grandi prestazioni e rare battute a vuoto.

Rischio prestito

Se le cose non dovessero cambiare, la dirigenza milanista potrebbe interrogarsi sulla possibilità di valutare la posizione di Leao. Si tratta di una mera ipotesi, ma come avvenne con Niang ecco che anche Leao potrebbe finire nel giro di un prestito ad un club di Serie A che gli dia continuità. È un’opzione remota al momento, ma nemmeno così fuori dalla logica visto che, alle spalle del portoghese, c’è quel Jens-Petter Hauge che scalpita per mostrare ulteriormente il suo valore. Il norvegese, ha l’attitudine giusta e ha saputo rimettersi in discussione, subendo anche la decisione del taglio dalla lista Uefa per motivi numerici, ma è segnalato in evoluzione continua. Rebic è il titolare del ruolo di esterno sinistro nei tre trequartisti, con Leao che si è ritrovato dall’essere la prima scelta al finire in panchina. E quando compagni e allenatore passano più tempo a rimbrottarti verbalmente, allora vuol dire che c’è qualcosa che non funziona. Cambiare aria potrebbe fargli bene, ma appare complicato.


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