Pagina 2 | Lotito, Sarri non gradito e la stoccatina a Inzaghi: “Come diceva Napoleone…”

Un giro per il centro sportivo di Formello, Claudio Lotito ha aperto i cancelli della casa della Lazio per raccontarsi in una lunga intervista esclusiva a Dazn (disponibile in app). Il presidente biancoceleste ha parlato a 360 gradi: da l'addio con Sarri fino alla scelta di Baroni, la cessione di Immobile e non sono mancati anche diversi aneddoti. "Essere Presidente di una squadra di calcio significa rappresentare una comunità di persone e i loro sentimenti. Abbiamo il dovere di preservare, mantenere e tramandare i loro valori, e questa responsabilità non si limita solo al profitto o all'interesse economico" ha detto il patron. Poi non è mancata la stoccata a Inzaghi: "Come diceva Napoleone..."

Lotito, tra Sarri e Tudor poi la stoccata a Inzaghi

Claudio Lotito ha iniziato a parlare del rapporto con gli allenatori: "Con Sarri avevo un buon rapporto. Tra noi si era creata un’alchimia basata sul rispetto reciproco. Dopo una partita all’Olimpico, in cui la squadra non aveva fatto bene, sono andato da lui. Gli ho fatto notare che il gruppo sembrava aver perso l'orgoglio di combattere. Mi ha dato ragione, e abbiamo deciso di mandare la squadra in ritiro a Formello. Alcuni giocatori non l'hanno presa bene. Il ritiro ci ha mostrato che il problema era più profondo. C’era un contrasto interno, soprattutto con i giocatori più esperti. Sarri ha capito che non riusciva più a governare lo spogliatoio e ha deciso di dimettersi". Su Tudor: "Con l’arrivo di Tudor, la squadra ha reagito, ritrovando un po’ di orgoglio. Alla fine della stagione mi ha fatto presente la necessità di attuare cambiamenti sostanziali, includendo la cessione di alcuni giocatori che creavano delle problematiche. Abbiamo capito che era arrivato il momento di sradicare chi pensava di essere padrone della società".

E l'arrivo di Baroni: "Ora abbiamo un allenatore che parla il nostro linguaggio, che ha fame e vuole dimostrare il suo valore. È chiaro che tutti devono essere uniti dietro di lui". Poi la stoccata a Inzaghi: "Giocare a carte è per me un modo per svagarmi. Nel mondo del calcio, quasi tutti sono bravi a giocare, e Inzaghi non fa eccezione. Lui giocava bene, ma era soprattutto molto fortunato. Come diceva Napoleone, meglio un generale fortunato che bravo". E con Bielsa: "Ho provato a fare una partita, però mi sono subito reso conto che il suo stile non si adattava al mio. Il gioco che proponeva, non sportivo, era un gioco che non si attanagliava alle mie esigenze in considerazione del fatto che bisogna essere stabili".

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L'addio di Immobile e Luis Alberto

Il presidente biancoceleste ha continuato parlando del rapporto con Ciro Immobile: "Ho ingaggiato Ciro dopo un'esperienza all'estero che non si era rivelata particolarmente brillante per lui. L’ho trattato come un figlio, ma il merito dei suoi successi è interamente suo. Ha deciso di andare via, è stata una sua scelta e io l'ho accontentato". E su Luis Alberto: "È una persona molto particolare con un umore molto altalenante. Chiedeva a tutti i costi il rinnovo del contratto e glielo abbiamo dato, poi ha cominciato a fare bizze. Una persona che non riesce a vivere in un contesto dove ci sono interessi comuni. Lui vuole stare al centro di sé stesso. Non è pensabile vivere in un contesto in cui i doveri sono degli altri e i diritti di una persona. Questo è impossibile"

Lotito ha poi raccontato un aneddoto su Klose: "Mi è rimasto scolpito nella memoria. Lui è arrivato a Roma nel giorno del suo compleanno, andammo a mangiare al ristorante con lui e la moglie. Gli ho fatto trovare una torta con una candelina, abbiamo festeggiato e a una certa ora mi disse che doveva andare a riposare che il giorno dopo si sarebbe dovuto allenare. La professionalità era top. I giocatori si dividono in: normali, buoni, ottimi, campioni. I campioni si vedono da questi atteggiamenti". Dalla Lazio a un pensiero sulla Roma e la situazione successa con De Rossi: "Viveva il suo rapporto con la squadra del cuore in modo viscerale, come Totti. C’era un’identità, una simbiosi continua tra lui e il club. Non conosco i dettagli dei suoi rapporti con la proprietà o lo spogliatoio; e non posso esprimere giudizi su questo. Posso solo dire che era una persona profondamente legata ai colori della squadra che allenava"

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Lotito, la storia di Mario e i 'pisolini' in Senato

Claudio Lotito ha proseguito nella sua intervista parlando della storia di Mario: "Sono rimasto stupito e basito di quello che ho fatto. Ma uno come me, che apre il giornale insieme a sua moglie, e legge di una persona che si accascia a terra perché erano tre giorni che non mangiava e gli stavano staccando il gas e la luce, che tornava a casa con un figlio piccolo fingendo nei suoi confronti e che non aveva la possibilità di sfamarlo. Tutti parlano, io ho detto a mia moglie di chiamare il Messaggero. Quando abbiamo ottenuto il numero e risolto il problema del trasporto, gli abbiamo fatto un bonifico bancario perché gli staccavano luce e gas come anticipo sullo stipendio. Ci immedesimiamo nella situazione di questa gente. Se io fossi stato quella persona mi sarebbe piaciuto avere qualcuno a darmi una mano? Noi dobbiamo far questo"

A chiudere ha parlato dei 'pisolini' in Senato: "Il mio è un atteggiamento voluto, nel senso che chiudo gli occhi per concentrarmi. Apparentemente le persone pensano che io stia dormendo, in realtà ascolto tutto. Sono capitate trattative molto lunghe, che portavo alle 3.00 o alle 4.00 di mattina e tutti pensavano che io dormissi, poi gli raccontavano tutto quello che avevano detto (ride, ndr). Io mi concentro, allontano la tensione e chiudo gli occhi, ma ascolto. Ho la capacità di usare più sensi contemporaneamente. Io parlo con quattro telefoni insieme, adesso di fatto ne ho tre, ne ho avuti anche cinque, il quarto è opzionale, lo uso in casi rari. Non ho nessun numero registrato, me li ricordo a memoria. Io sono contro i telefoni di ultima generazione. I giovani non sono più capaci di inter-relazionarsi. Le persone non sono più in grado di capire neanche la mimica facciale, se si stanno dicendo la verità o una bugia. Sono anaffettivi"

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L'addio di Immobile e Luis Alberto

Il presidente biancoceleste ha continuato parlando del rapporto con Ciro Immobile: "Ho ingaggiato Ciro dopo un'esperienza all'estero che non si era rivelata particolarmente brillante per lui. L’ho trattato come un figlio, ma il merito dei suoi successi è interamente suo. Ha deciso di andare via, è stata una sua scelta e io l'ho accontentato". E su Luis Alberto: "È una persona molto particolare con un umore molto altalenante. Chiedeva a tutti i costi il rinnovo del contratto e glielo abbiamo dato, poi ha cominciato a fare bizze. Una persona che non riesce a vivere in un contesto dove ci sono interessi comuni. Lui vuole stare al centro di sé stesso. Non è pensabile vivere in un contesto in cui i doveri sono degli altri e i diritti di una persona. Questo è impossibile"

Lotito ha poi raccontato un aneddoto su Klose: "Mi è rimasto scolpito nella memoria. Lui è arrivato a Roma nel giorno del suo compleanno, andammo a mangiare al ristorante con lui e la moglie. Gli ho fatto trovare una torta con una candelina, abbiamo festeggiato e a una certa ora mi disse che doveva andare a riposare che il giorno dopo si sarebbe dovuto allenare. La professionalità era top. I giocatori si dividono in: normali, buoni, ottimi, campioni. I campioni si vedono da questi atteggiamenti". Dalla Lazio a un pensiero sulla Roma e la situazione successa con De Rossi: "Viveva il suo rapporto con la squadra del cuore in modo viscerale, come Totti. C’era un’identità, una simbiosi continua tra lui e il club. Non conosco i dettagli dei suoi rapporti con la proprietà o lo spogliatoio; e non posso esprimere giudizi su questo. Posso solo dire che era una persona profondamente legata ai colori della squadra che allenava"

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