L'addio di Immobile e Luis Alberto
Il presidente biancoceleste ha continuato parlando del rapporto con Ciro Immobile: "Ho ingaggiato Ciro dopo un'esperienza all'estero che non si era rivelata particolarmente brillante per lui. L’ho trattato come un figlio, ma il merito dei suoi successi è interamente suo. Ha deciso di andare via, è stata una sua scelta e io l'ho accontentato". E su Luis Alberto: "È una persona molto particolare con un umore molto altalenante. Chiedeva a tutti i costi il rinnovo del contratto e glielo abbiamo dato, poi ha cominciato a fare bizze. Una persona che non riesce a vivere in un contesto dove ci sono interessi comuni. Lui vuole stare al centro di sé stesso. Non è pensabile vivere in un contesto in cui i doveri sono degli altri e i diritti di una persona. Questo è impossibile".
Lotito ha poi raccontato un aneddoto su Klose: "Mi è rimasto scolpito nella memoria. Lui è arrivato a Roma nel giorno del suo compleanno, andammo a mangiare al ristorante con lui e la moglie. Gli ho fatto trovare una torta con una candelina, abbiamo festeggiato e a una certa ora mi disse che doveva andare a riposare che il giorno dopo si sarebbe dovuto allenare. La professionalità era top. I giocatori si dividono in: normali, buoni, ottimi, campioni. I campioni si vedono da questi atteggiamenti". Dalla Lazio a un pensiero sulla Roma e la situazione successa con De Rossi: "Viveva il suo rapporto con la squadra del cuore in modo viscerale, come Totti. C’era un’identità, una simbiosi continua tra lui e il club. Non conosco i dettagli dei suoi rapporti con la proprietà o lo spogliatoio; e non posso esprimere giudizi su questo. Posso solo dire che era una persona profondamente legata ai colori della squadra che allenava".