Su Lazio-Atletico Madrid
"La nostra squadra è rimasta corta nelle ultime due. C'è stato un approccio meno deciso, per questo il baricentro è stato più basso all'inizio. Ma non ci siamo mai scomposti e non abbiamo concesso agli avversari. Mi dispiace che stiamo subendo gol in situazione facilmente evitabili, anche quando siamo disposti bene. 54 palloni in area avversaria senza tradurre in qualcosa di concreto mi fa rabbia, serve fare meglio nelle situazioni sporche nelle due aeree. Domani giochiamo con l'Atletico, serve un risultato, se sia il migliore o il peggiore non lo so. I risultati non sono positivi, dovrebbe essere teoricamente un brutto momento, ma non dobbiamo pensare a questo. Poi uno vede il Celtic e si accorge che è la squadra più forte del girone. Stiamo facendo tutte ipotesi ora, serve solo il massimo per domani. Fare un risultato positivo sarebbe importante in ottica qualificazione. Cosa ho in mente per domani a livello tattico e di uomini? Noi siamo più strategici che tattici. Sulla filosofia e non sulla singola partita, l'idea è far funzionare al meglio le nostre cose. Ora non ci stiamo riuscendo. Se ho cambiato la mia idea su Simeone? Dissi che il mio modo di vedere calcio era differente rispetto al suo, ma che avevo stima nei suoi confronti. Ha il suo modo di giocare, ma con quello ha fatto benissimo in Spagna e in Europa", ha spiegato.
Sulla Champions League
"La Champions è un'altra storia, la competizione di club più importante, un onore e un piacere esserci dentro, come lottare su ogni palla per fare il massimo. Quando si gioca ogni 70 ore c'è poco da vedere, dal punto di vista fisico non vedi nulla. Uno scarico e una seduta di preparazione. Mentalmente non c'è né tempo, né sarebbe giusto soffermarsi sulla partita precedente. Bisogna proiettarsi solo alla prossima. Come è cambiata la Champions negli anni? Grandi stravolgimenti non li ho visti, le partite sono sempre complicate, le squadre solitamente sono di livello qualitativo e fisico molto alto, gare semplici sono impossibili da trovare. Poi negli anni si è allargato il divario tra le 7-8 grandi e le altre, ma era difficile anche 7-8 anni fa", ha concluso Sarri.