ROMA - Il tema delle partnership sospette, legate a doppio filo alle plusvalenze fittizie, non è andato definitivamente in archivio con le sanzioni inflitte a maggio alla Juventus. Anzi, sul tavolo delle procure di mezza Italia rimangono i faldoni prodotti dai finanzieri, con il mirino puntato sui dirigenti dei club e la compravendita dei calciatori andate in scena in questi anni, con le loro valutazioni gonfiate in sede di mercato e l’emissione di possibili fatture false o inesistenti. Giudici in azione per intrecci ambigui, e anche se non sono previsti nuovi processi sportivi all’orizzonte, le turbolenze non si placano tra perquisizioni sempre più frequenti e indagini che viaggiano verso la loro conclusione. Come quella portata avanti in questi mesi dalla Procura di Tivoli, attivata da una segnalazione di operazioni sospette inviata due anni fa da Bankitalia in merito al trust per la cessione della Salernitana, in cui confluiscono le partecipazioni di Marco Mezzaroma e Claudio Lotito (proprietario della Lazio e costretto dalle norme Figc alla vendita del club granata), entrambi già sottoposti però, secondo gli ispettori, a “procedimenti penali”.
Il blitz a Formello
Parte da qui il lavoro della GdF di Roma: era necessario verificare che nel trust non fossero finite somme di denaro frutto di illeciti, magari attraverso la realizzazione di plusvalenze, e in che modo queste, eventualmente, abbiano impattato sui bilanci della società campana. L’indagine sulle presunte fatture false varca poi le porte di Formello lo scorso 5 aprile, con il blitz all’interno del centro sportivo laziale che porta al sequestro di documenti, pc e cellulari. A finire tra gli indagati ci sono il presidente, Claudio Lotito, e altri sei tra dirigenti ed ex biancocelesti.