Plusvalenze Lazio-Salernitana: gli intrecci che agitano Lotito

L’indagine della Procura di Tivoli verso la conclusione: sette le operazioni sotto la lente d'ingrandimento degli investigatori

ROMA - Il tema delle partnership sospette, legate a doppio filo alle plusvalenze fittizie, non è andato definitivamente in archivio con le sanzioni inflitte a maggio alla Juventus. Anzi, sul tavolo delle procure di mezza Italia rimangono i faldoni prodotti dai finanzieri, con il mirino puntato sui dirigenti dei club e la compravendita dei calciatori andate in scena in questi anni, con le loro valutazioni gonfiate in sede di mercato e l’emissione di possibili fatture false o inesistenti. Giudici in azione per intrecci ambigui, e anche se non sono previsti nuovi processi sportivi all’orizzonte, le turbolenze non si placano tra perquisizioni sempre più frequenti e indagini che viaggiano verso la loro conclusione. Come quella portata avanti in questi mesi dalla Procura di Tivoli, attivata da una segnalazione di operazioni sospette inviata due anni fa da Bankitalia in merito al trust per la cessione della Salernitana, in cui confluiscono le partecipazioni di Marco Mezzaroma e Claudio Lotito (proprietario della Lazio e costretto dalle norme Figc alla vendita del club granata), entrambi già sottoposti però, secondo gli ispettori, a “procedimenti penali”.

Il blitz a Formello

Parte da qui il lavoro della GdF di Roma: era necessario verificare che nel trust non fossero finite somme di denaro frutto di illeciti, magari attraverso la realizzazione di plusvalenze, e in che modo queste, eventualmente, abbiano impattato sui bilanci della società campana. L’indagine sulle presunte fatture false varca poi le porte di Formello lo scorso 5 aprile, con il blitz all’interno del centro sportivo laziale che porta al sequestro di documenti, pc e cellulari. A finire tra gli indagati ci sono il presidente, Claudio Lotito, e altri sei tra dirigenti ed ex biancocelesti.

 

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Il caso Sprocati

Sono sette, invece, gli acquisti di calciatori della Salernitana finiti sotto la lente di ingrandimento, con l’operazione che riguarda l’attaccante Mattia Sprocati, tra i “casi limite” segnalati da una recente ricostruzione realizzata dal “Fatto Quotidiano”. Il centravanti nel 2017 è passato dalla Pro Vercelli alla Salernitana per un costo pari a 110mila euro e a giugno 2018, dopo una stagione condita da 12 gol in Serie B, viene acquistato dalla Lazio per oltre 3 milioni, prima di essere girato immediatamente in prestito al Parma. È questo il passaggio chiave per la procura tiburtina, che fa notare come “la sua cessione alla Ss Lazio Spa abbia contribuito in maniera determinante alla realizzazione di un risultato positivo per la Salernitana, con la chiusura del bilancio in un utile di 1.129.586 euro”.

Il caso Akpa-Akpro

C’è poi il caso del centrocampista ivoriano, Jean-Daniel Akpa-Akpro, oggi in prestito all’Empoli e che la Lazio compra dalla Salernitana per 13,4 milioni, ma valutato “solo” 600mila euro da transfermarkt.it. Lo stesso sito - proprio come nel caso plusvalenze Juventus - ritenuto affidabile in ambienti calcistici e quindi preso in riferimento da chi indaga. La Lazio rimane in silenzio, in attesa della notifica di chiusura dell’inchiesta: non è ancora stato definito né il reato d’accusa né tantomeno la competenza territoriale sull’organo giudicante. La società biancoceleste, come da comunicato emesso dopo il sequestro di aprile, ritiene di aver garantito la massima collaborazione agli inquirenti e ora attende solo di conoscere l’esito delle indagini per attivare immediatamente la macchina della difesa.

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ROMA - Il tema delle partnership sospette, legate a doppio filo alle plusvalenze fittizie, non è andato definitivamente in archivio con le sanzioni inflitte a maggio alla Juventus. Anzi, sul tavolo delle procure di mezza Italia rimangono i faldoni prodotti dai finanzieri, con il mirino puntato sui dirigenti dei club e la compravendita dei calciatori andate in scena in questi anni, con le loro valutazioni gonfiate in sede di mercato e l’emissione di possibili fatture false o inesistenti. Giudici in azione per intrecci ambigui, e anche se non sono previsti nuovi processi sportivi all’orizzonte, le turbolenze non si placano tra perquisizioni sempre più frequenti e indagini che viaggiano verso la loro conclusione. Come quella portata avanti in questi mesi dalla Procura di Tivoli, attivata da una segnalazione di operazioni sospette inviata due anni fa da Bankitalia in merito al trust per la cessione della Salernitana, in cui confluiscono le partecipazioni di Marco Mezzaroma e Claudio Lotito (proprietario della Lazio e costretto dalle norme Figc alla vendita del club granata), entrambi già sottoposti però, secondo gli ispettori, a “procedimenti penali”.

Il blitz a Formello

Parte da qui il lavoro della GdF di Roma: era necessario verificare che nel trust non fossero finite somme di denaro frutto di illeciti, magari attraverso la realizzazione di plusvalenze, e in che modo queste, eventualmente, abbiano impattato sui bilanci della società campana. L’indagine sulle presunte fatture false varca poi le porte di Formello lo scorso 5 aprile, con il blitz all’interno del centro sportivo laziale che porta al sequestro di documenti, pc e cellulari. A finire tra gli indagati ci sono il presidente, Claudio Lotito, e altri sei tra dirigenti ed ex biancocelesti.

 

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