“La Juve condannata, la Roma invece…”: plusvalenze, in-giustizia a 2 velocità

Stessa violazione, differente solerzia delle procure. I tempi della legge sono uguali per tutti?

Chi sostiene che i tempi, a teatro, siano tutto, dovrebbe riaggiornarsi. Anche nella vita. E, soprattutto, nella giustizia. Che per chi ha conosciuto in prima persona spesso diventa ingiusta per il quando, più che per il cosa. Tradotto, essere assolti o condannati dopo magari venti anni di battaglie giudiziarie significa comunque vedersi rovinata una vita a prescindere dalla condanna o dalla assoluzione. Premessa necessaria per confermare ai tifosi bianconeri che la domanda che sta venendo loro in mente è più che mai legittima. Il quesito, peraltro, capita alla vigilia del ritorno in Champions League della Juventus - domenica se batte la Salernitana - dopo essere rimasta dietro la lavagna in punizione per un anno col bando dell’Uefa, figlio della condanna federale per l’articolo 4, “slealtà”, applicato per poter dare una veste di reato allo status delle plusvalenze che, “in diritto e in natura” non ce l’hanno.

Juve condannata, Roma no

E veniamo al quesito che viaggia nella mente dei tifosi. “Ma perché la Juventus è stata condannata mentre la Roma, ieri in campo per il penultimo atto dell’Europa League, deve ancora sapere se verrà sanzionata di fatto per lo stesso tipo di comportamento per operazioni precedenti?”. Dunque si torna alla questione dei tempi e della tempistica, fondamentale non solo a teatro... Si sa che la magistratura torinese sul filone legato alla Juventus è sempre stata piuttosto solerte anche se a livello di infissi qualche registrata bisognerebbe darla visti gli spifferi che hanno consentito nel processo Prisma di vivere quasi in diretta l’ascolto di porzioni di intercettazioni che non sono prove ma lo sono diventate per i più, visto l’eco mediatico che hanno innescato. Portando non a caso la Procura federale a riaprire una inchiesta sulle plusvalenze, che aveva già visto tutti i club assolti, per la sopraggiunta presenza di elementi significativi. Di qui la richiesta di revocazione, il processino sportivo alla velocità della luce e la condanna con il dribbling sull’articolo 4. Ma riannodiamo il film.

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Cosa è successo

La Procura di Torino notifica la chiusura indagini alla Juventus, iniziate nell’estate del 2021, il 24 ottobre 2022 mentre la procura federale chiede di fatto di riaprire il processo plusvalenze con la revocazione due mesi dopo, poco prima di Natale, quando nel frattempo il cda della società torinese sceglie di dimettersi con Andrea Agnelli in testa per non compromettere la serenità del club sotto tutti i punti di vista, consentendo così alla Juventus poi di essere diretta da una nuova governance. Passerà un mese e il 20 gennaio la Juve viene penalizzata di 15 punti. Il balletto del metti e togli con i vari gradi di giudizio si conclude a maggio con 10 punti che significa la Juve fuori da Champions ed Europa League ma poi anche dalla Conference per la squalifica internazionale di un anno dalle Coppe comminata dall’Uefa. Nel frattempo poi la giustizia ordinaria stabilirà, leggete bene, che tutto il lavoro svolto dai magistrati torinesi per l’inchiesta Prisma era illegittimo, quelli competenti, infatti, erano quelli di Roma, incaricati quindi di ereditare le carte. Nel frattempo sappiamo che la Juventus è stata condannata dalla giustizia sportiva per quelle operazioni di compravendita riferibili tra il 2019 e 2021 per circa 300 milioni.

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L’altra velocità

Bene, proprio per la diversa velocità della magistratura a seconda delle città in cui si opera, ecco che a Roma, per presunte plusvalenze giallorosse dal 2017 al 2021, che secondo alcuni calcoli avrebbero impattato molto di più sul fatturato rispetto al quadro bianconero, siamo un po’ in ritardo rispetto alla tabella di marcia. La Procura capitolina ha solo ora chiuso le indagini e se i nuovi patron non risultano coinvolti, diversa la situazione per il management precedente, responsabile appunto di quelle compravendite quando peraltro il club era quotato in Borsa e il rischio del rinvio a giudizio non è così basso. Anzi. Nel mentre il pressing mediatico sulla vicenda è stato sinora in versione bonsai rispetto alla foresta di accuse cresciuta intorno alla Juventus. E infatti è al momento quasi impercettibile l’attesa per l’eventuale mossa del procuratore federale Chinè per l’apertura di un fascicolo sulla situazione della Roma e le presunte plusvalenze contestate. Già, il tempo è una unità di misura la cui percezione non cambia evidentemente soltanto con l’età. Ma anche in base al luogo di residenza. E non pare proprio giusto...

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Chi sostiene che i tempi, a teatro, siano tutto, dovrebbe riaggiornarsi. Anche nella vita. E, soprattutto, nella giustizia. Che per chi ha conosciuto in prima persona spesso diventa ingiusta per il quando, più che per il cosa. Tradotto, essere assolti o condannati dopo magari venti anni di battaglie giudiziarie significa comunque vedersi rovinata una vita a prescindere dalla condanna o dalla assoluzione. Premessa necessaria per confermare ai tifosi bianconeri che la domanda che sta venendo loro in mente è più che mai legittima. Il quesito, peraltro, capita alla vigilia del ritorno in Champions League della Juventus - domenica se batte la Salernitana - dopo essere rimasta dietro la lavagna in punizione per un anno col bando dell’Uefa, figlio della condanna federale per l’articolo 4, “slealtà”, applicato per poter dare una veste di reato allo status delle plusvalenze che, “in diritto e in natura” non ce l’hanno.

Juve condannata, Roma no

E veniamo al quesito che viaggia nella mente dei tifosi. “Ma perché la Juventus è stata condannata mentre la Roma, ieri in campo per il penultimo atto dell’Europa League, deve ancora sapere se verrà sanzionata di fatto per lo stesso tipo di comportamento per operazioni precedenti?”. Dunque si torna alla questione dei tempi e della tempistica, fondamentale non solo a teatro... Si sa che la magistratura torinese sul filone legato alla Juventus è sempre stata piuttosto solerte anche se a livello di infissi qualche registrata bisognerebbe darla visti gli spifferi che hanno consentito nel processo Prisma di vivere quasi in diretta l’ascolto di porzioni di intercettazioni che non sono prove ma lo sono diventate per i più, visto l’eco mediatico che hanno innescato. Portando non a caso la Procura federale a riaprire una inchiesta sulle plusvalenze, che aveva già visto tutti i club assolti, per la sopraggiunta presenza di elementi significativi. Di qui la richiesta di revocazione, il processino sportivo alla velocità della luce e la condanna con il dribbling sull’articolo 4. Ma riannodiamo il film.

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