Moggi, il Ministro e la morte del Papa: la realtà rovesciata di chi è in malafede

Il rinvio delle partite di Serie A per la morte di Bergoglio ha fatto tornare in mente episodi del passato. Ma molti, come al solito, dimostrano di non conoscere i fatti…
Moggi, il Ministro e la morte del Papa: la realtà rovesciata di chi è in malafede
© LaPresse/ANSA

La grottesca giornata in cui si è decisa con enorme fatica la nuova calendarizzazione di Inter-Roma ha offerto uno spaccato del racconto del calcio da queste parti, in particolare quando si richiamano i fatti di Calciopoli. Oltre alle arrampicate sugli specchi del mondo interista per riposizionarsi ogni volta che spuntava una nuova indiscrezione ("giusto rinviare a maggio, giusta una deroga sabato sera, anzi brava Inter che non vuole favoritismi e accetta di giocare di domenica", più altre acrobazie), i soliti noti non hanno perso l'occasione per capovolgere la realtà citando impropriamente fatti del passato. Ci si riferisce alle intercettazioni calciopolesche ai tempi della morte di Papa Wojtyla: i nostri eroi, guidati dalla loro ossessione per Moggi e la Juventus, hanno rovesciato i fatti emersi al tempo, attribuendo a big Luciano chissà quale potere nelle decisioni assunte in quei delicati frangenti.

Malafede e ignoranza

La famosa telefonata con il ministro Pisanu, in cui l'ex dg bianconero suggerisce di spostare la giornata solo in caso di effettivo decesso del Pontefice e non preventivamente, viene presa come massimo esempio di onnipotenza moggiana. Tuttavia, come sempre quando i media mainstream ricostruiscono Calciopoli, viene omessa la parte decisiva e di segno opposto: per malafede o, peggio ancora ma altrettanto frequente, per assoluta ignoranza circa i fatti di allora. Manca, come sempre, tutto ciò che accade al di fuori dell’unica grande immarcescibile ossessione italiana, la Juventus.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di Juventus

Il colpevole perfetto

Proprio come quasi vent’anni fa gli impavidi responsabili di alcuni giornali avevano deciso di utilizzare il termine “Moggiopoli” invece di “Calciopoli”, decidendo coerentemente di dare spazio pressoché solo alle conversazioni del colpevole predeterminato e dimenticando gli altri potenti dirigenti coinvolti, che pure mal si adattavano al ruolo di vittime sacrificali, anche nel 2025 va di moda ricordare la presunta onnipotenza di Luciano tralasciando tutto il contorno. Il colpevole perfetto semplifica la vita, no?

Moggi l'unico intercettato

Ribadito che Moggi fu l’unico grande dirigente intercettato e che i vari Moratti, Facchetti e Galliani li abbiamo potuti ascoltare solo nelle occasioni in cui erano a colloquio con soggetti intercettati (chissà come sarebbe cambiato il calcio, se avessimo potuto ascoltarli sempre tutti), non è possibile ricostruire quella vicenda dell’aprile 2005 omettendo una fondamentale chiamata tra l’ex vicepresidente del Milan e presidente della Lega – mentre il suo presidente era il capo del Governo – e il suo addetto agli arbitri Meani. I rossoneri vorrebbero rinviare il turno per recuperare i sudamericani e Shevchenko e, quando gli viene avanzato qualche dubbio, Galliani risponde indispettito: “Allora abbiamo slittato… Ma secondo lei io dormo? Lei pensa che dormo, ma porca t…”. Cita anche delle presunte lamentele di Moggi con dei colleghi dirigenti, cui il dg bianconero avrebbe detto: “Adriano l’ha fatto apposta così recupera i sudamericani, c’hanno Shevchenko che sta meglio, hanno spostato di una settimana”.

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Juve? Macché! Rinvio voluto dal Milan

A proposito dell’ucraino, il vicepresidente rossonero tranquillizza l’interlocutore, “con l’Inter ce l’abbiamo già”, prima di un ultimo riferimento al management bianconero:  “dopo pensiamo a quelli di Torino, l’abbiamo già sistemata perché l’accoppiata Moggi-Capello eh … Come Capello-Sensi, via Capello, Sensi è tornato amico. L’abbiamo purgato già l’anno scorso (la Roma allenata da Capello perse lo scudetto nel duello col Milan), lo purghiamo anche quest’anno. Capito Leonardo? E’ pieno di uccelli paduli, se non tiri le corde, non capiscono?”. In breve, dunque: basta ascoltare la famosa telefonata con Pisanu per capire che la Juventus avrebbe preferito giocare quel weekend mentre era proprio il Milan a desiderare il rinvio, effettivamente ottenuto dal vice di Berlusconi, che si sarebbe poi vantato di non aver dormito affatto e di essersi dunque attivato, evidentemente in modo più produttivo di big Luciano. E a dire il vero, al di là dei nostri impavidi media e della bizzarra giustizia sportiva, ai dirigenti avversari che dormono, vittime sacrificali di quell’onnipotente di Moggi che parla perfino col ministro, non ha mai creduto nessuno, nel 2006 come nel 2025.

 

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La grottesca giornata in cui si è decisa con enorme fatica la nuova calendarizzazione di Inter-Roma ha offerto uno spaccato del racconto del calcio da queste parti, in particolare quando si richiamano i fatti di Calciopoli. Oltre alle arrampicate sugli specchi del mondo interista per riposizionarsi ogni volta che spuntava una nuova indiscrezione ("giusto rinviare a maggio, giusta una deroga sabato sera, anzi brava Inter che non vuole favoritismi e accetta di giocare di domenica", più altre acrobazie), i soliti noti non hanno perso l'occasione per capovolgere la realtà citando impropriamente fatti del passato. Ci si riferisce alle intercettazioni calciopolesche ai tempi della morte di Papa Wojtyla: i nostri eroi, guidati dalla loro ossessione per Moggi e la Juventus, hanno rovesciato i fatti emersi al tempo, attribuendo a big Luciano chissà quale potere nelle decisioni assunte in quei delicati frangenti.

Malafede e ignoranza

La famosa telefonata con il ministro Pisanu, in cui l'ex dg bianconero suggerisce di spostare la giornata solo in caso di effettivo decesso del Pontefice e non preventivamente, viene presa come massimo esempio di onnipotenza moggiana. Tuttavia, come sempre quando i media mainstream ricostruiscono Calciopoli, viene omessa la parte decisiva e di segno opposto: per malafede o, peggio ancora ma altrettanto frequente, per assoluta ignoranza circa i fatti di allora. Manca, come sempre, tutto ciò che accade al di fuori dell’unica grande immarcescibile ossessione italiana, la Juventus.

 

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