Pagina 3 | I tre problemi principali della Juve. Motta, riesci a dare una svegliata?

TORINO - A fotografare la situazione attuale della Juventus ci ha pensato uno che di Juventus qualcosa sa e qualcosa ha vinto in carriera: " I tanti pareggi? Sono numeri che pesano tantissimo - è l’analisi di Tardelli a Rai Sport - si vede anche dalla classifica e pure dal gioco, perché la Juventus non ha brillato nel derby con il Torino. C’è un po’ di confusione, non si riesce ancora a capire bene tanti giocatori che ruolo abbiano e soprattutto c’è confusione perché assegnare sei fasce da capitano diverse qualcosa vorrà pur dire: chi è il capitano della Juventus? Se si danno sei fasce da capitano vuol dire che il leader deve essere solo chi sta panchina, la mia idea è quella. Io non ho mai visto una società dare sei fasce diverse ai giocatori. Io gli do anche un alibi a Thiago Motta: deve creare la squadra, non ha avuto tutti i giocatori della rosa. Qualcosa deve cambiare, la mentalità, perché parliamo della Juventus. Io faccio fatica a capire chi sia il punto di riferimento della squadra". La confusione di Tardelli è quella di tanti, addetti ai lavori e tifosi, che si chiedono dove possa arrivare questa Juventus, ponendo come obiettivo minimo la qualificazione in Champions.

Troppi pareggi: la Juve ha perso la cattiveria 

Che l’obiettivo minimo sia all’altezza della storia del club, questo è un altro discorso e di sicuro non è un problema di Thiago Motta: l’allenatore lavora per raggiungere i traguardi prefissati dal club e, nel caso del tecnico italo-brasiliano, ha già tanto a cui pensare per potersi anche prendere altri grattacapi. Il dato, oggettivo, dei 12 pareggi in campionato non è bilanciabile dalle sole due sconfitte stagionali, come detto dallo stesso Motta dopo l’ennesima x, in un derby secondo lui “dominato” nel secondo tempo, quando in realtà, se poi alla fine avesse vinto il Toro ci sarebbe stato poco da controbattere. Nelle ultime sette partite di campionato sono arrivati sei pareggi e l’unica vittoria è stata quella di Monza, con la squadra allora di Nesta (che è stato poi esonerato il giorno dopo) che non avrebbe meritato la sconfitta. Al netto degli alibi degli infortuni che non devono pesare, come dice Motta (che però li ricorda puntualmente), la Juventus ha perso quella cattiveria che ti permette di azzannare le partite: una qualità tipica delle grandi squadre e in particolare un marchio di fabbrica storico della Juventus. Una peculiarità che, ad esempio, l’Inter ha dimostrato di avere anche ieri: non brilla a Venezia, però vince e porta a casa tre punti pesanti, lì dove i bianconeri, in questa prima metà di stagione, hanno dimostrato di avere delle crepe.

 

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Juve, tira fuori il tuo Dna vincente

Manca personalità e la spiegazione, fattuale, dell’età media più bassa della rosa regge però, anche in questo caso, non può essere un alibi perché poi la verità è che nelle partite sulla carta più difficili la Juventus ha tirato fuori il carattere. Quindi il Dna vincente c’è: bisogna tirarlo fuori sempre ed è su questo aspetto che c’è tanto lavoro da fare. La mancanza di capacità di chiudere i conti si è vista più in campionato che in Champions, come se, con meno pressione di dover per forza portare a casa il risultato, la squadra riuscisse a performare meglio, quantomeno con la testa più sgombra. E non è un caso nemmeno che, in diverse occasioni, quando la Juve si è trovata spalle al muro, sotto nel punteggio e con l’esigenza di pensare meno e agire di più, abbia reagito in più circostanze trovando la forza per rimontare. In questo senso il mercato invernale può aiutare e per una volta sarà davvero di riparazione: un po’ per sistemare delle lacune della sessione precedente, un po’ per tamponare delle mancanze, anche caratteriali, dell’organico attuale. In cui Yildiz è di gran lunga il leader tecnico, ma non può esserlo a livello emotivo: a 19 anni, per dire, Del Piero a Torino era il talento emergente circondato da tante personalità forti, da Vialli a Baggio passando per Ravanelli, Conte e via discorrendo.

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Juve, manca un leader

Ecco, la confusione sulla fascia di capitano di cui parla Tardelli è la chiave di lettura per provare a interpretare la mancanza di leadership. La rotazione dei gradi non è una novità nella gestione mottiana, ma il Bologna e lo Spezia non sono la Juventus, per ambizioni e per pressioni. O almeno non dovrebbe essere così. Manca una crescita caratteriale, come ha ribadito anche ieri sera Marchisio, un altro che qualcosa di Juve sa e che qualcosa con la Juve ha vinto. Rapportarsi con i calciatori è un altro aspetto su cui Thiago Motta deve ancora dimostrare di poter compiere il salto di qualità dalla provincia alla grande piazza: dai rapporti tesi con Danilo alla fascia di capitano (per quanto a rotazione) data e poi tolta a Gatti passando per i rapporti complicati con Vlahovic e la decisione (anche in questo caso fattuale, visti i minuti concessi) di rinunciare al rilancio di Fagioli. E pure Adzic è sparito dai radar: gli infortuni ne hanno rallentato l’esplosione, probabilmente, ma non riuscire a ricavare mai minuti fa pensare a una bocciatura, dopo aver promosso il montenegrino 18enne in prima squadra in estate, senza nemmeno passare dalla Next Gen. La confusione si vede anche a livello tattico: non si può certo dire che la Juventus giochi male (almeno non sempre), però i ruoli che cambiano danno poche certezze anche alla squadra, non soltanto ai tifosi.

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Koopmeiners è l'emblema della Juve attuale

L’emblema di tale situazione è Koopmeiners, la cui indispensabilità è certificata dal fatto che Motta lo tenga in campo sempre, anche quando non rende. Tuttavia non è ancora riuscito a trovare il modo di sfruttarlo per quelle che sono le sue caratteristiche: si è visto che, partendo qualche metro indietro, l’olandese può dare di più, però Thiago l’ha di nuovo riposizionato tra le linee dove evidentemente non riesce a incidere. La prestazione nel derby è stata una delle più deboli del centrocampista che domani tornerà a Bergamo tra i fischi e che avrà una nuova occasione per dimostrare di poter fare il trequartista. Perché nella fluidità del calcio di Motta il paradosso è la rigidità del sistema: il 4-2-3-1 quello è e quello resta, con Douglas Luiz che rimane di difficile collocazione e la necessità di sfruttare la versatilità di qualcuno, come McKennie, inventato terzino. Per quanto riguarda la comunicazione, l’idea di Motta è chiara: non rispondere in maniera diretta alle domande nelle conferenze pre e post è il suo modo di difendere la squadra. Che sia funzionale, lo dirà solo il tempo, perché le somme si tirano a fine stagione. Quando anche il suo futuro alla Juve, risultati alla mano, sarà da definire in base al raggiungimento, o meno, degli obiettivi.

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Juve, manca un leader

Ecco, la confusione sulla fascia di capitano di cui parla Tardelli è la chiave di lettura per provare a interpretare la mancanza di leadership. La rotazione dei gradi non è una novità nella gestione mottiana, ma il Bologna e lo Spezia non sono la Juventus, per ambizioni e per pressioni. O almeno non dovrebbe essere così. Manca una crescita caratteriale, come ha ribadito anche ieri sera Marchisio, un altro che qualcosa di Juve sa e che qualcosa con la Juve ha vinto. Rapportarsi con i calciatori è un altro aspetto su cui Thiago Motta deve ancora dimostrare di poter compiere il salto di qualità dalla provincia alla grande piazza: dai rapporti tesi con Danilo alla fascia di capitano (per quanto a rotazione) data e poi tolta a Gatti passando per i rapporti complicati con Vlahovic e la decisione (anche in questo caso fattuale, visti i minuti concessi) di rinunciare al rilancio di Fagioli. E pure Adzic è sparito dai radar: gli infortuni ne hanno rallentato l’esplosione, probabilmente, ma non riuscire a ricavare mai minuti fa pensare a una bocciatura, dopo aver promosso il montenegrino 18enne in prima squadra in estate, senza nemmeno passare dalla Next Gen. La confusione si vede anche a livello tattico: non si può certo dire che la Juventus giochi male (almeno non sempre), però i ruoli che cambiano danno poche certezze anche alla squadra, non soltanto ai tifosi.

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