TORINO - Un tesoretto, ma solo perché la carta d’identità lo accredita di poco più di 160 centimetri. Francisco Conceiçao, in realtà, rappresenta un forziere colmo di diamanti per la Juventus. Ne è consapevole Thiago Motta che, dopo averlo ammirato nella ripresa di una sfida alla Roma, a inizio settembre, valsa un’epifania, non ha più saputo farne a meno. E su di lui ha concentrato - perfino troppo - il peso delle soluzioni di fronte a difese avversarie più o meno blindate. Ma ne è contestualmente consapevole, quanto se non più ancora rispetto alla scorsa estate, anche il direttore tecnico Giuntoli, che l’ha voluto con convinzione e cui ora è affidato il compito di completarne il trasferimento dal Porto, dopo aver prelevato Chico in prestito oneroso sul rettilineo finale della scorsa sessione di mercato.
Conceicao e la missione di Giuntoli
La missione, a dire il vero, non appare delle più proibitive. L’operazione dello scorso agosto, che ha portato Conceiçao a Torino per dodici mesi a fronte di un investimento da 7 milioni più 3 di eventuali bonus, stipendio però compreso, porta infatti con sé una sorta di “gentleman agreement” tra i due club. Che, con il benestare dell’agente del ragazzo, il potente Jorge Mendes, si sono già accordati per concludere il trasferimento a titolo definitivo, attraverso il pagamento di ulteriori 30 milioni, quelli previsti anche dalla clausola presente nel contratto dell’esterno lusitano con i Dragoes. Una clausola a beneficio di tutti, certo, ma che la Juventus renderà vana, avendo anticipato la concorrenza sul tempo nella passata estate.