Pagina 3 | Motta prende la Juve in contropiede: tre colpi inaspettati per la rivoluzione

TORINO - Il Giro della Juve in 80 giorni, firmato Motta, regala tappe più che mai utili per capire il mondo del nuovo tecnico bianconero. Un viaggio interessante e ricco di sorprese, come quello vissuto dal gentleman inglese Phileas Fogg, protagonista del famoso romanzo di Jules Verne “Il giro del mondo in 80 giorni”. Proprio così. Da quel 27 luglio - quando in casa del Norimberga la squadra venne tenuta a battesimo nella prima amichevole persa senza acuti 3-0 - a oggi, l’universo Juventus spesso è rimasto preso in contropiede dalle mosse e le decisioni del tecnico. E nel termine universo rientrano tutti: dai tifosi ai dirigenti, i giocatori e ovviamente gli avversari. Perché Thiago Motta ha fatto vedere e capire che i fatti, perlomeno quelli che può determinare lui, non sono figli dei suoi principi integralisti. Per cui di prevedibile e scontato non c’è praticamente nulla. Il suo modo di gestire, se vogliamo, è una sorta di plastica duplicazione del calcio fluido chiesto al gruppo: in cui di determinato e assoluto non c’è nulla. Per cui il difensore può trovarsi a fare il regista così come l’esterno, la mezzala e il portiere, magari, a suggerire l’assist per l’azione del gol. Ogni qual volta, e in diversi settori di sua competenza, si è provato a immaginare la mossa successiva dell’italobrasiliano, ci si è trovati di fatto in fuorigioco. Un Thiago Motta imprevedibile, dunque, capace di spiazzare tutti quando meno te l’aspetti.

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Il primo colpo

Il primo colpo ad effetto il tecnico lo piazza con il sistema difensivo: non nel modulo scelto e confermato, a 4 con 2 centrali affiancati dai terzini, bensì nella resa. Nel giro di due settimane, tra fine luglio e prima metà di agosto, la Juventus incassa sette reti nelle tre partite disputate con Norimberga (0-3), Brest (2-2) e Atletico Madrid (0-2). La squadra non solo non vince ma subisce gol con troppa facilità. Thiago Motta non perde la bussola, professa ottimismo sulla tempistica utile per correggere il tiro e i risultati gli danno ragione con la R maiuscola. Nelle prime sette partite di campionato subisce un solo gol, alla fine dell’ultimo match con il Cagliari e manco su azione, su calcio di rigore. Dunque ecco che il primo colpo ad effetto è servito: la difesa che da punto debole si trasforma in arma vincente.

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Il secondo colpo

Ed eccoci alla seconda giocata spiazzante. Tutti a dire e scrivere che Thiago Motta vuole e predilige i giocatori di qualità, gente che sappia dare del tu al pallone e con il pallone sappia costruire, inventare e trasformare in azioni concrete una visione di gioco. L’esempio e la crescita dell’anno prima, nel suo Bologna, del difensore Calafiori, la prova più lampante. E invece ecco che col passare delle partite della Juventus le scelte dell’allenatore premiano maggiormente non chi ha piedi delicati bensì testa e atteggiamenti in linea con il suo credo che vede al primo posto il concetto del coraggio, dell’assunzione di responsabilità, della predisposizione a cercare la giocata anche rischiosa ma utile a rompere l’equilibrio. E così prendono minutaggio Federico Gatti, Weston McKennie e Nicolò Savona, per citare tre nomi, mentre frequentano assiduamente la panchina Douglas Luiz e Danilo, per esempio. Del resto per Motta ciò che si è fatto in passato ha un peso relativo: conta l’intensità che si mette nel presente per sognare un futuro radioso.

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Il terzo colpo

Dunque la difesa che non t’aspetti, i titolari che non t’aspetti e anche l’Europa che non t’aspetti. C’era qualche timore sulla capacità di Thiago Motta nel guidare la squadra nel doppio impegno, mai gli era successo campionato e Champions. E invece ecco che ancora una volta regala ciò che non ti aspetti: due gare e due vittorie, entrambe convincenti e arrivate in modo diverso. Senza patemi in casa con il Psv (3-1) e dopo una doppia rimonta con una gara eroica giocata anche in dieci a Lipsia (3-2). Pare divertirsi col “contropiede”, fuori dal campo, mister Thiago. Che in partita predilige invece il possesso palla, quasi sempre oltre il 60%. Dopo 80 giorni un Motta in stile Phileas Fogg: il personaggio di Verne che comprende cammin facendo quanto sia importante non restare sempre nel proprio piccolo mondo, ma ampliare i propri orizzonti. Motta l’ha capito, ora tocca a tutti coloro che hanno a che fare con lui.

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Il secondo colpo

Ed eccoci alla seconda giocata spiazzante. Tutti a dire e scrivere che Thiago Motta vuole e predilige i giocatori di qualità, gente che sappia dare del tu al pallone e con il pallone sappia costruire, inventare e trasformare in azioni concrete una visione di gioco. L’esempio e la crescita dell’anno prima, nel suo Bologna, del difensore Calafiori, la prova più lampante. E invece ecco che col passare delle partite della Juventus le scelte dell’allenatore premiano maggiormente non chi ha piedi delicati bensì testa e atteggiamenti in linea con il suo credo che vede al primo posto il concetto del coraggio, dell’assunzione di responsabilità, della predisposizione a cercare la giocata anche rischiosa ma utile a rompere l’equilibrio. E così prendono minutaggio Federico Gatti, Weston McKennie e Nicolò Savona, per citare tre nomi, mentre frequentano assiduamente la panchina Douglas Luiz e Danilo, per esempio. Del resto per Motta ciò che si è fatto in passato ha un peso relativo: conta l’intensità che si mette nel presente per sognare un futuro radioso.

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