Bonucci senza freni in tv: "La Juve di Motta mi diverte, Conte ti entra dentro"

A Sky Calcio Club l'ex difensore e leggenda bianconera: "La sentivi la paura negli avversari che entravano allo Stadium. In Nazionale Antonio fece un discorso da brividi, fremevi per giocare"

Ospite a Sky Calcio Club, Leonardo Bonucci ha affrontato diversi temi: dal suo passaggio al Milan alla Juve di Thiago Motta fino agli allenamenti con Conte e gli anni con Allegri. L'ex difensore è un fiume in piena e a proposito del trasferimento dai bianconeri ai rossoneri nell'estate del 2017 spiega: "Sono andato al Milan perché c'era stato il famoso screzio con Allegri. Io volevo comunque rimanere vicino a casa per le note vicende che c'erano state di mio figlio. Non me la sentivo di andare all'estero perché quando cambi è sempre un punto interrogativo. Sono andato al Milan perché comunque stava iniziando un nuovo ciclo. Con tanti acquisti: 12 ne fecero Mirabelli e Fassone. E poi a fine anno, quando è saltato tutto il banco, mi dissero 'qua non c'è più posto per te'. Allora ho detto se io devo andar via, uscire da questo ciclo qua, voglio tornare alla Juventus. Si sono incastrate queste dinamiche, ma la scelta è stata fatta perché comunque si era creata all'interno, tra me l'allenatore e la società, un'energia che non fluiva più come doveva fluire e chi poteva spezzarla potevo essere solo io. Allegri aveva rinnovato dopo la finale di Champions. La società è una e decide e quindi in quel caso eravamo tutti d'accordo che le strade non potevano proseguire perché sarebbe stato non un male però comunque sarebbe stato difficile rimettere tutto a posto senza allontanarsi. Quando ci siamo riavvicinati si stava meglio di prima". 

Bonucci e le avances di City e Psg

Il classe '87 ammette poi di essere stato cercato anche da Manchester City e Psg: "Allora io sono uno corretto e sincero... Mi hanno cercato sia nel 2016 che nel 2017, quando sono andato al Milan. Ovviamente nel 2016 non si è concretizzato per un motivo: perché la Juve non mi avrebbe venduto mai e io stavo bene in quel momento alla Juve. Nel 2017 Montella, Mirabelli mi avevano chiamato e mi avevano detto 'Devi venire qua, diventerai capitano della squadra'". Non volevo andare fuori dall'Italia, in quei giorni, quando avevo comunque dato un ok di massima al Milan mi chiamarono sia il Psg che il Manchester City però io sono così, la parola è quella e non me la sono sentita. Se avevano fatto anche la proposta economica? Sì...".

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Bonucci su Ronaldo e la gestione Sarri

Al suo rientro a Torino si ritrovò in squadra Cristiano Ronaldo: "Il suo arrivo alla Juve fu deciso per migliorare una squadra già forte: l'obiettivo era vincere la Champions, ma non è stato raggiunto. Nell'anno in cui è arrivato CR7 si sono incastrate dinamiche strane: Allegri a fine ciclo, il Covid". Poi, infatti, arrivò Sarri: "Approdò nel momento sbagliato: molti dicono che non è da Juve, ma non la penso così. Quando hai Ronaldo, Higuain, Dybala e Douglas Costa come li fai giocare tutti? Nella gestione devi essere un fenomeno. CR7 è sempre stato un elemento di energia nello spogliatoio, ma nel secondo anno di Sarri nel modo di giocare è stato portato più ad agire come singolo che uomo squadra. Lui voleva giocare libero, Maurizio aveva i suoi paletti". 

Bonucci incensa Conte. Su Mancini e Allegri...

Da un tecnico all'altro, Bonucci poi parla ampiamente di Antonio Conte, attualmente in vetta alla classifica con il Napoli. "È meticoloso, puntiglioso. Mi sono trovato spesso a parlare con lui. Lui deve trovare la soluzione per vincere e si è accorto che rispetto al passato il calcio è cambiato. Non poteva adattare il suo modo di vedere il calcio. Adesso vediamo un Napoli completamente diverso ma che ha la sua identità, le sue caratteristiche ben precise. Portare delle idee e convincere i calciatori è la cosa più importante che Antonio ha fatto in tutte le squadre che ha avuto. Ti entra dentro, nell’anima del giocatore. Kvara lo vediamo giocare in mezzo al campo, cosa che non ha mai fatto, con Spalletti giocava con i piedi sulla linea. Adesso lo ha convinto che quello è il modo giusto. Questo significa che la chiave di lettura che Antonio ha quando parla con i giocatori fa sì che gli vadano dietro. Ha fatto così con la Juve, l’Inter, al Chelsea e anche in Nazionale".

"Ricordo un discorso memorabile. Eravamo qualificati per l’Europeo del 2016, giocammo con la Norvegia all’Olimpico. Dopo il viaggio di ritorno chi aveva giocato non si allenava e lui fece un discorso tale per cui anche chi aveva giocato pensò 'dai chiamate l’altra squadra che giochiamo adesso'. Ti entra dentro e ti prende le risorse più difficili da trovare. Al momento non parla di scudetto, poi magari adesso vuole tener la piazza un po’ tranquilla e sa che ci potranno essere delle difficoltà come quelle dell’inizio che ha messo subito a posto. Quindi sta mantenendo tutti con le ali basse per non trovarsi in difficoltà già avanti, perché nel corso di una stagione ci sono i momenti di difficoltà.

"Il mio inizio con Antonio è stato traumatico perché io venivo dal viaggio di nozze quindi mi ero presentato in condizioni non ottimali e al primo allenamento mi sono fermato per i crampi. Con lui dovevi correre 100 metri per 7 minuti, 75 per 7 minuti, 50 per 20 secondi. Poi nel corso del tempo c’era chi riusciva a fare 16 di corsa e 16 di recupero di 100 metri. Quindi ti spinge sempre di più. Conte come conoscenze tattiche mi ha dato più di tutti, nell'ultima parte della carriera Mancini mi ha aperto a un'idea di gioco diversa coi '5 canali' utilizzati in Nazionale, mentre il primo Allegri della Juve nella gestione del campione è stato il top. Spero di arrivare a un livello che appunto unisca conoscenze e gestione".

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Bonucci sulla Juve di Thiago Motta

A proposito dei cambiamenti in casa Juve, Leo ammette: "Negli ultimi 2 anni c'era un'energia diversa, prima gli altri avevano paura nei nostri confronti e lo percepivi. Poi, invece, chi veniva allo Stadium pensava di poter portare a casa il risultato. I nuovi dovevano acquisire quello standard da Juve, perché prima c'era gente come Buffon, Dani Alves, Chiellini, Khedira, Matuidi, Higuain, Dybala, Tevez". Su Thiago Motta commenta: "Con lo Spezia ha fatto bene e ha portato il Bologna in Champions, ora è arrivato alla Juve con tanti giovani e sta facendo un lavoro eccezionale sia sul campo che nella comunicazione. La Juve mi sta piacendo tanto per quello che sta proponendo, gli manca ancora in partite come con il Cagliari la zampata per chiuderla, ha avuto due occasioni proprio pulite ed altre situazioni dove poteva fare molto meglio, quello gli sta mancando. A vederla mi sto divertendo".

Bonucci su Bremer e Danilo

Contro i sardi ha pesato l'assenza di un leader come Bremer: "Alla Juve è mancato un difensore che cambia il reparto, senza togliere nulla agli altri, Gatti e Kalulu che stanno facendo un grande campionato ma Bremer in queste situazioni qua ti aiuta tanto, ti risolve tanto. Anche prima prendeva quelle ripartenze ma Gleison recupera. Kalulu? Farà il centrale, l'idea penso sia andare avanti con lui e Gatti. A gennaio se ci sarà un'occasione la Juve è obbligata a prenderla in considerazione. Magari Thiago tirerà fuori un altro jolly in questi mesi".

Sul difficile momento attraversato da Danilo, invece, Bonucci chiarisce: "Conoscendolo bene sicuramente dentro sta soffrendo ma è un ragazzo d'oro, pulito, dentro lo spogliatoio ha sempre la parola giusta. Non ha mai creato problemi, poi ovvio, quando non giochi per tante partite ti dà fastidio. Terzino? Per tutta la partita no, lui parlandoci mi diceva 'Leo, giocando tanto a tre o centrale nei due, mi piace fare quel ruolo lì, essere più lucido per giocare palla e meno di spinta', però è un grande giocatore e si adatta a tutto quanto".

 

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Ospite a Sky Calcio Club, Leonardo Bonucci ha affrontato diversi temi: dal suo passaggio al Milan alla Juve di Thiago Motta fino agli allenamenti con Conte e gli anni con Allegri. L'ex difensore è un fiume in piena e a proposito del trasferimento dai bianconeri ai rossoneri nell'estate del 2017 spiega: "Sono andato al Milan perché c'era stato il famoso screzio con Allegri. Io volevo comunque rimanere vicino a casa per le note vicende che c'erano state di mio figlio. Non me la sentivo di andare all'estero perché quando cambi è sempre un punto interrogativo. Sono andato al Milan perché comunque stava iniziando un nuovo ciclo. Con tanti acquisti: 12 ne fecero Mirabelli e Fassone. E poi a fine anno, quando è saltato tutto il banco, mi dissero 'qua non c'è più posto per te'. Allora ho detto se io devo andar via, uscire da questo ciclo qua, voglio tornare alla Juventus. Si sono incastrate queste dinamiche, ma la scelta è stata fatta perché comunque si era creata all'interno, tra me l'allenatore e la società, un'energia che non fluiva più come doveva fluire e chi poteva spezzarla potevo essere solo io. Allegri aveva rinnovato dopo la finale di Champions. La società è una e decide e quindi in quel caso eravamo tutti d'accordo che le strade non potevano proseguire perché sarebbe stato non un male però comunque sarebbe stato difficile rimettere tutto a posto senza allontanarsi. Quando ci siamo riavvicinati si stava meglio di prima". 

Bonucci e le avances di City e Psg

Il classe '87 ammette poi di essere stato cercato anche da Manchester City e Psg: "Allora io sono uno corretto e sincero... Mi hanno cercato sia nel 2016 che nel 2017, quando sono andato al Milan. Ovviamente nel 2016 non si è concretizzato per un motivo: perché la Juve non mi avrebbe venduto mai e io stavo bene in quel momento alla Juve. Nel 2017 Montella, Mirabelli mi avevano chiamato e mi avevano detto 'Devi venire qua, diventerai capitano della squadra'". Non volevo andare fuori dall'Italia, in quei giorni, quando avevo comunque dato un ok di massima al Milan mi chiamarono sia il Psg che il Manchester City però io sono così, la parola è quella e non me la sono sentita. Se avevano fatto anche la proposta economica? Sì...".

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