Pagina 2 | Tacconi esclusivo: "Commosso dalla Juve! Bremer, Yildiz e il gol di Di Gregorio al Napoli"

Un sogno inseguito da più di due anni, da quando si è svegliato dal coma dopo l’aneurisma, nell’aprile 2022, e ha dovuto reimparare a vivere, respirare, mangiare, camminare. Da allora Stefano Tacconi ha accarezzato il desiderio di ritornare allo Stadium per vedere la Juventus, come segno di guarigione avvenuta. Sabato il suo sogno è diventato realtà: con la moglie Laura e il figlio Andrea è tornato all’Allianz e ha seguito dalla tribuna Juventus-Napoli, acclamato dai 40mila tifosi presenti. «È stata un’emozione stupenda, unica. Gli applausi, l’ovazione, è stata davvero una festa».

Tacconi, se l’aspettava un’accoglienza così? L’abbiamo visto quasi in lacrime... «E’ vero, ero commosso, ma sapevo che il popolo bianconero non mi aveva mai abbandonato. Mi è stato sempre vicino in questi lunghi mesi, me lo diceva mio figlio che erano venuti fuori dall’ospedale per sostenermi. Il calore dei tifosi, insieme con quello della mia famiglia, sono stati la cura migliore per superare questo periodo».

Con lei in tribuna, Di Gregorio è stato protagonista di una gran parata sulla punizione di Politano: il livello di difficoltà? «Alto perché il tiro era molto insidioso, con un tentativo di spizzicare anche di testa la palla per deviarla, ma Di Gregorio ha avuto ottimi riflessi, una grande reazione. Direi che ha iniziato bene la sua avventura in bianconero: è come fare gol e ti trasmette tanta fiducia»

Come le è sembrata la sfida tra Juve e Napoli? È mancato il gol. «Vero, ma non prenderne è già importante. Mi è piaciuta la Juventus perché mi è parsa più rocciosa del passato, come se i giocatori avessero qualcosa dentro che li spinge a dare di più per cancellare le ultime stagioni…».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ha parlato di una difesa bianconera super con un leader intoccabile. «Bremer è pazzesco, a vederlo così sembra un animale per come si avventa sull’avversario, quasi fosse una preda. Sta maturando moltissimo, sarà il futuro della squadra».

Anche Yildiz ha impressionato i tifosi con il gol alla Del Piero in Champions League. «È ancora presto per giudicarlo. La rete è stata meravigliosa e gli permette di acquisire sicurezza in se stesso. Però i giovani bisogna anche saperli aspettare, farli maturare…».

In casa Juventus non si parla di scudetto, ma che futuro può avere questa squadra? «Sono curioso di vedere quando i nuovi acquisti si saranno ambientati, trovando l’intesa con i compagni, e potranno esprimersi al massimo. Sono convinto che tra l’ottimo mercato e la fiducia verso i giovani la Juventus possa tornare grande e andare lontano».

Chiudiamo con un ricordo di Schillaci: lei non è stato soltanto un compagno di squadra, ma un grande amico. «Se ne vanno via sempre i migliori... Quando è arrivato alla Juventus era spaesato, io ero capitano: c’è stato fin da subito un feeling reciproco, sentivo fosse giusto dargli una mano visto che si sentiva in difficoltà in ambiente nuovo per lui. Eravamo molto amici, siamo stati insieme in Giappone e a New York. Me lo portavo sempre dietro. E ancora adesso ci sentivamo quasi tutti i giorni».

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Ha parlato di una difesa bianconera super con un leader intoccabile. «Bremer è pazzesco, a vederlo così sembra un animale per come si avventa sull’avversario, quasi fosse una preda. Sta maturando moltissimo, sarà il futuro della squadra».

Anche Yildiz ha impressionato i tifosi con il gol alla Del Piero in Champions League. «È ancora presto per giudicarlo. La rete è stata meravigliosa e gli permette di acquisire sicurezza in se stesso. Però i giovani bisogna anche saperli aspettare, farli maturare…».

In casa Juventus non si parla di scudetto, ma che futuro può avere questa squadra? «Sono curioso di vedere quando i nuovi acquisti si saranno ambientati, trovando l’intesa con i compagni, e potranno esprimersi al massimo. Sono convinto che tra l’ottimo mercato e la fiducia verso i giovani la Juventus possa tornare grande e andare lontano».

Chiudiamo con un ricordo di Schillaci: lei non è stato soltanto un compagno di squadra, ma un grande amico. «Se ne vanno via sempre i migliori... Quando è arrivato alla Juventus era spaesato, io ero capitano: c’è stato fin da subito un feeling reciproco, sentivo fosse giusto dargli una mano visto che si sentiva in difficoltà in ambiente nuovo per lui. Eravamo molto amici, siamo stati insieme in Giappone e a New York. Me lo portavo sempre dietro. E ancora adesso ci sentivamo quasi tutti i giorni».

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