“Yildiz, un futuro alla Del Piero”: gli ex Juve non hanno dubbi

Da Di Livio a Tacchinardi e Rampulla, tutti concordi sulle qualità di Kenan: “Ha tutto per essere un crack”

Yildiz non è Del Piero, ma può diventare qualcosa di molto simile. È, pur con varie sfaccettature, la comune convinzione di chi il 13 settembre 1995 era in campo nell’allora Westfalenstadion di Dortmund e osservava il ventenne Alessandro Del Piero, all’esordio in Champions League e con addosso la maglia numero 10 della Juve, segnare dal limite sinistro dell’area con un destro a giro sotto l’incrocio opposto. E martedì ha visto, dalla tribuna dello Stadium o dalla tv, il diciannovenne Kenan Yildiz, all’esordio in Champions League e con addosso la maglia numero 10 della Juve, segnare dal limite sinistro dell’area con un destro a giro sotto l’incrocio opposto. «Oggi paragonando Yildiz a Del Piero secondo me facciamo solo del male al ragazzo, che sta facendo cose veramente importanti come il gol di ieri sera», frena Angelo Di Livio, che di Del Piero era stato compagno, amico e mentore già al Padova in Serie B.

Le parole di Di Livio

Dopo la frenata però scatta, come faceva in campo: «Però in lui rivedo lo stesso atteggiamento, gli stessi movimenti che faceva Alessandro da giovane. Quindi ci sono veramente i presupposti per rivedere, tra qualche anno, un nuovo Del Piero. Però tra qualche anno, ora lasciamolo lavorare tranquillamente e in santa pace. Questi paragoni a volte sono terribili e ci voglio andare con i piedi piombo... però... però Yildiz ha qualità e si muove come Del Piero».

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Il pensiero di Tacchinardi

Quel 13 settembre 1995 a Dortmund c’era anche un ventenne Alessio Tacchinardi, compagno di Del Piero per undici stagioni: «Il gol di Alex a Dortmund era più difficile, aveva un angolo più esterno e Kohler davanti... Questo però non toglie che Yildiz ha fatto un gran gol. Lo si vede soprattutto da dietro, nel modo in cui picchia la palla: ha un calcio che hanno quelli bravi. Quella palla lì va via da un giocatore che ha una morbidezza di piede diversa dagli altri. Ho detto pochi giorni fa a Pressing, dopo che aveva sofferto con Empoli e Roma, che con squadre chiuse può avere qualche difficoltà. Però se la Juventus, che lo ha visto giocare e allenarsi per due anni, ha deciso di dargli la maglia numero 10 e di metterlo nelle condizioni di essere titolare, vuol dire che sul campo, anche in allenamento, ha dimostrato di essere un potenziale crack. Oggi è un buonissimo giocatore, secondo me meno talentuoso di Del Piero, ma forte. Ha un passaggio verticale rasoterra di 30-40 metri bellissimo, ha l’uno contro uno, anche se può migliorare e diventare più imprevedibile aggiungendo un po’ di forza e di strappo e in campo cerca sempre di fare le cose giuste al momento giusto. Deve solo crescere. E ha l’umiltà che è la dote più importante di tutte, spesso sottovalutata. Rispetto ad Alex ha anche più responsabilità, perché Alex all’inizio ha avuto davanti Baggio e aveva tutto da guadagnare, lui ha già il 10 sulle spalle e la pressione addosso, però mi sembra forte di testa e ha un entourage e una famiglia che lo fanno stare sereno. Oggi non lo è, ma può diventare un crack».

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Rampulla: "Yildiz sulla strada giusta"

È d’accordo anche Michelangelo Rampulla: «Credo che il ragazzo sia sulla strada giusta. Se diventerà un fuoriclasse lo deciderà il tempo, sicuramente ha colpi da fuoriclasse. Un consiglio? Lavorare come sta facendo, andare avanti per la sua strada con la giusta umiltà e non pensare che sia tutto facile. Però lui parte bene perché ha qualità e colpi importanti. E poi sono sicuro che alla Juve sanno farli crescere bene i ragazzi». Poi offre la sua visione da portiere sui gol alla Del Piero. O alla Yildiz: «Sono difficilmente parabili perché hanno una trattoria particolare, escono dalla tua visuale: dovresti anticiparli e buttarti sul secondo palo, ma c’è il rischio che il giocatore decida a quel punto di tirare sul primo e il portiere finisce per fare una brutta figura. Quel tiro è come un passante lungo linea nel tennis: sembra che vada fuori poi rientra e finisce all’incrocio delle righe. A Del Piero qualche volta riuscivo a pararglieli in allenamento con le punte dei guantoni, ma - ribadisco - sono tiri quasi impossibili da prendere».

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Yildiz non è Del Piero, ma può diventare qualcosa di molto simile. È, pur con varie sfaccettature, la comune convinzione di chi il 13 settembre 1995 era in campo nell’allora Westfalenstadion di Dortmund e osservava il ventenne Alessandro Del Piero, all’esordio in Champions League e con addosso la maglia numero 10 della Juve, segnare dal limite sinistro dell’area con un destro a giro sotto l’incrocio opposto. E martedì ha visto, dalla tribuna dello Stadium o dalla tv, il diciannovenne Kenan Yildiz, all’esordio in Champions League e con addosso la maglia numero 10 della Juve, segnare dal limite sinistro dell’area con un destro a giro sotto l’incrocio opposto. «Oggi paragonando Yildiz a Del Piero secondo me facciamo solo del male al ragazzo, che sta facendo cose veramente importanti come il gol di ieri sera», frena Angelo Di Livio, che di Del Piero era stato compagno, amico e mentore già al Padova in Serie B.

Le parole di Di Livio

Dopo la frenata però scatta, come faceva in campo: «Però in lui rivedo lo stesso atteggiamento, gli stessi movimenti che faceva Alessandro da giovane. Quindi ci sono veramente i presupposti per rivedere, tra qualche anno, un nuovo Del Piero. Però tra qualche anno, ora lasciamolo lavorare tranquillamente e in santa pace. Questi paragoni a volte sono terribili e ci voglio andare con i piedi piombo... però... però Yildiz ha qualità e si muove come Del Piero».

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