L'esperienza manageriale a Los Angeles
Nella sua esperienza da dirigente dei Los Angeles (dove ha giocato e vinto un titolo della Major League Soccer), ha esplorato i territori del marketing dello sport americano. Scoprendo cose interessantissime, anche se non tutte applicabili al nostro sistema. Gli anni trascorsi in California restituiscono all’Italia un potenziale grande manager, perché lo sport professionistico Usa resta un esempio, un punto di riferimento a cui il calcio sta guardando da tempo, ma che pochi hanno studiato così da vicino. Anzi proprio da dentro. Anche perché Chiellini non ha mai avuto problemi a studiare, anzi gli è sempre piaciuto moltissimo. Lo faceva al liceo perché i suoi genitori non gli avrebbero consentito di continuare con il calcio se non fosse stato promosso e con buoni voti tutti gli anni e lui non ne ha mai perso uno. E, anche nel calcio, ha sempre cercato di compiere ogni stagione un passo avanti, progredendo sul piano delle conoscenze e della tecnica. La strada per diventare dirigente l’ha imboccata da un pezzo, da quando - già una decina di anni fa - ha capito che l’allenatore proprio non lo voleva fare, che era un tipo da scrivania non da panchina. Ma quella strada non l’ha voluta percorrere a grande velocità, ci ha camminato senza troppa fretta, godendosi il percorso che, tanto per fare un esempio, lo ha portato a vivere la realtà dei Los Angeles Lakers, una delle società sportive più grandi e conosciute del pianeta. Ha frequentato il palazzetto e anche la sede, ha conosciuto persone, ha scambiato idee e si è divertito un mondo, perché la pallacanestro è il secondo amore sportivo del Chiello. E non ha fretta neanche ora che sta per entrare nel gruppo dirigente della squadra che è stata la sua per quasi vent’anni, nei quali ha incrociato giocatori strepitosi, allenatori storici, dirigenti leggendari: ha copiato molti di loro per completarsi prima come calciatore, ma anche come futuro dirigente.