Elkann: "Juve, perché hai bisogno di Motta. Anno zero ma potenziale straordinario"

L'ad di Exor: "Le nuove generazioni alle Olimpiadi ci fanno capire il senso dello sport: deve divertire sia chi lo fa sia chi lo guarda. La partita con la Next Gen occasione per una grande festa allo Stadium"

John Elkann ama le Olimpiadi, ne assapora lo spirito. Ha cominciato nel 2006 e non manca, con la famiglia, ad alcuna edizione. A Parigi ha assistito entusiasta all’impresa di Djokovic e all’oro italiano nel doppio femminile e alla medaglia di Musetti, alla finale dei 100. Applaude Platrinieri «straordinario». E ieri è tornato alla ginnastica. per rivedere Simone Biles che aveva colpito sua figlia Vita a Rio: «Ma dopo Tokyo c’erano tanti dubbi, abbiamo visto la serie su Netflix. Lo sport è una vita in accelerazione, la parte psicologica ha parte predominante». Ma c’è un altro motivo centrale per cui nei giorni scorsi l’ad di Exor, presidente della Ferrari e proprietario della Juventus è stato a Casa Italia. L’adesione della Fondazione Agnelli al Trofeo Coni, con un progetto per valorizzare lo sport e la scuola.

«Da anni portiamo avanti progetti con il Coni. Abbiamo iniziato a parlarne seriamente alle Olimpiadi di Rio nel 2016, festeggiavamo i 50 anni della nascita della Fondazione Agnelli e si celebravano i 150 anni della nascita del senatore Giovanni Agnelli, fondatore di Fiat. L’ambito della Fondazione è l’istruzione. Volevamo cercare di rafforzare l’idea che lo sport è altrettanto importante. Siamo partiti con: “Sport a scuola, a scuola di sport”, basato sulle testimonianze di atleti che avevano vinto le Olimpiadi e le Paralimpiadi nelle scuole delle loro rispettive regioni, affinché raccontassero quanto è stata importante questa scuola di vita. Poi abbiamo anche sostenuto atleti che lavoravano per aiutarli a prepararsi alle Olimpiadi. Quest’anno ci siamo chiesti cosa potessimo fare di più continuativo. Il Coni ha una bellissima iniziativa da 9 anni, il Trofeo Coni: miniolimpiade per Under 14, che sarà dal 3 al 6 settembre a Catania. Il 4 l’inaugurerà il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Abbiamo deciso di abbinare il trofeo alla Fondazione, per far passare il messaggio che sport e Istruzione procedono contestualmente. Se tu fai sport studi meglio, hai una capacità organizzative migliore. Lo sport è un abilitatore a studiare in modo più efficace e cura la salute. È molto importante in Italia dove lo sport ha un ruolo di peso, ma può essere vista una tensione tra impegno agonistico e scolastico. Vogliamo lavorare con il Coni per spingere a praticare sport un numero sempre maggiore di cittadini. Far passare il concetto che sport e studio non sono in contrasto, anzi si alimentano a vicenda. E questo lo dimostrano tantissime ricerche. Inoltre l’Italia è un Paese di riferimento per capacità di formazione tecnica, programmazione».

La Juventus si presenta a casa.
«Ne parlerò alla partita Juventus-Juventus Next Gen. Abbiamo cominciato nel 2023 per i 100 anni di proprietà, nessuno ha un rapporto così longevo come la nostra famiglia. Che non è solo legato alla proprietà, ma alla passione, è di natura affettiva. Del resto l’adesione di ognuno di noi anche qui, è legata a ciò che ha visto e vissuto con i propri cari. Allora abbiamo pensato a una festa delle famiglie. E questa sarà la prima di Thiago Motta allo Stadium. Ci sarà una bellissima atmosfera, 40mila persone, un clima di condivisione».

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Anno zero. Significa che si può anche non vincere? 
«Dipende da come si interpreta anno zero. Io penso che lo sport sia una grandissima palestra. Facevo vedere ai miei figli, al Roland Garros lo slogan sul campo Chatrier: “La vittoria appartiene al più tenace”. E la tenacia è non perdere la voglia di rimettersi in partita nei momenti difficili. Importante è affrontare la vita positivamente. Si tratta di fermarsi, fare reset e ripartire. L’anno zero è quando schiacci il bottone reset. Si va avanti senza pensare a ciò che è passato. Gli atleti e le squadre forti sono quelle che hanno questa abilità: non mettersi in un loop negativo che poi porta a cercare alibi, vedere tutti contro di te. D’altra parte se competi, competi con i più forti al mondo».
 
C’è qualcosa che il calcio può prendere dal mondo olimpico? 
«Lo spirito olimpico ci fa capire come nazioni, culture e religioni possono coesistere in maniera armonica e pacifica cercando di spingersi comunque al massimo. Il Villaggio olimpico e le palestre sono un esempio, molto positivo di civiltà, la competizione nella forma più pura. Avviene, dunque si può fare, in qualsiasi ambito della vita».

Hamilton in Ferrari. 

«Come sempre quando succedono le cose, succedono molto rapidamente. Questo è stato il momento in cui Hamilton e Ferrari si sono trovati. Hamilton viene per vincere. E la Ferrari con Hamilton è più forte nell’anticipare le sfide del futuro. Si vede che nell’attuale F1 c’è vera competizione, 4 scuderie molto vicine l’una all’altra. Questo è un campionato finalmente aperto. Ci sono grandissimi piloti. Importante in F1 è girare al massimo del potenziale. Fatto 100 poi vedi a quanto sei. Chi ha più esperienza, dimostrano Hamilton e Alonso ha più regolarità e la regolarità conta. Hamilton è unico nel motorsport, è molto motivato a diventare per l’ottava volta campione del Mondo e lo sta dimostrando. Non viene in Ferrari per godersi la pensione. Nei vari reclutamenti puntiamo su persone motivate, con voglia di giocarsela». 

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Olimpiadi, Thiago Motta e i giovani

Torniamo ai Giochi, i ragazzi della generazione Z mostrano un approccio diverso alla vittoria e alla sconfitta. Emblematico il caso Pilato. «Raggiungere il massimo potenziale è ciò che si deve cercare di fare, la competizione stimola a farlo. Ma non bisogna essere ossessionati dalla misurazione dello sforzo. Ciò che dice De Coubertin non è in contraddizione, se non partecipi non puoi vincere. Ma ci sono in ambito sportivo due vie: ti focalizzi sulla felicità di vincere o sul dispiacere di perdere? Sono entrambi grandissimi stimoli motivazionali. Ciò che emerge da questa generazione, è che guarda il lato positivo. Aderisce e se vince è felice, che è diverso dall’avere l’ansia del diverso, del dolore da sconfitta. Ed è quello che con mia moglie abbiamo sempre cerato di stimolare nei miei figli».
 
Lo sport deve divertire.
«Sia chi lo fa, sia chi lo guarda. E quando vedi che chi lo pratica si diverte, ti diverti. Emoziona, lo sport.»

Dunque la Juventus ha preso Thiago anche perché diverta? 

«È importante approcciare con Thiago Motta una nuova generazione. Abbiamo una squadra giovane. Il calcio italiano non è più un luogo di destinazione. In piena carriera si va in Premier, alla fine in Arabia saudita. Il campionato italiano è di giovani che devono formarsi, completarsi. Questa è la realtà e non è per niente un peccato. Il vero peccato è non guardare la realtà. Torniamo all’anno zero. La squadra è giovane, bisogna lavorare con loro. Thiago è giovane, ha esperienza, è stato lui stesso giocatore. È ciò di cui abbiamo bisogno e su cui costruire. Il collettivo della Juventus ha un potenziale straordinario». 
 
I giovani per attirare anche nuovi appassionati?
«Non c’è dubbio. L’adesione non è quella di un tempo. Al di là dei contratti tv, l’importante è riportare il pubblico allo stadio, a vivere un evento. Siamo orgogliosi del successo di questo stadio, è in continuo miglioramento, con un investimento importante. Ma le persone che non possono vedere allo stadio devono poter partecipare, così avremo un’amplificazione social molto forte. Abbiamo costruito una nuova attività come lo Juventus Creator Lab per essere produttori di contenuti di ogni tipo. E questo dà possibilità di seguirci anche alla generazione alpha. Poi il mondo delle donne è in enorme espansione. Vedere adesso che il calcio è anche uno sport femminile è estremamente positivo». 

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John Elkann ama le Olimpiadi, ne assapora lo spirito. Ha cominciato nel 2006 e non manca, con la famiglia, ad alcuna edizione. A Parigi ha assistito entusiasta all’impresa di Djokovic e all’oro italiano nel doppio femminile e alla medaglia di Musetti, alla finale dei 100. Applaude Platrinieri «straordinario». E ieri è tornato alla ginnastica. per rivedere Simone Biles che aveva colpito sua figlia Vita a Rio: «Ma dopo Tokyo c’erano tanti dubbi, abbiamo visto la serie su Netflix. Lo sport è una vita in accelerazione, la parte psicologica ha parte predominante». Ma c’è un altro motivo centrale per cui nei giorni scorsi l’ad di Exor, presidente della Ferrari e proprietario della Juventus è stato a Casa Italia. L’adesione della Fondazione Agnelli al Trofeo Coni, con un progetto per valorizzare lo sport e la scuola.

«Da anni portiamo avanti progetti con il Coni. Abbiamo iniziato a parlarne seriamente alle Olimpiadi di Rio nel 2016, festeggiavamo i 50 anni della nascita della Fondazione Agnelli e si celebravano i 150 anni della nascita del senatore Giovanni Agnelli, fondatore di Fiat. L’ambito della Fondazione è l’istruzione. Volevamo cercare di rafforzare l’idea che lo sport è altrettanto importante. Siamo partiti con: “Sport a scuola, a scuola di sport”, basato sulle testimonianze di atleti che avevano vinto le Olimpiadi e le Paralimpiadi nelle scuole delle loro rispettive regioni, affinché raccontassero quanto è stata importante questa scuola di vita. Poi abbiamo anche sostenuto atleti che lavoravano per aiutarli a prepararsi alle Olimpiadi. Quest’anno ci siamo chiesti cosa potessimo fare di più continuativo. Il Coni ha una bellissima iniziativa da 9 anni, il Trofeo Coni: miniolimpiade per Under 14, che sarà dal 3 al 6 settembre a Catania. Il 4 l’inaugurerà il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Abbiamo deciso di abbinare il trofeo alla Fondazione, per far passare il messaggio che sport e Istruzione procedono contestualmente. Se tu fai sport studi meglio, hai una capacità organizzative migliore. Lo sport è un abilitatore a studiare in modo più efficace e cura la salute. È molto importante in Italia dove lo sport ha un ruolo di peso, ma può essere vista una tensione tra impegno agonistico e scolastico. Vogliamo lavorare con il Coni per spingere a praticare sport un numero sempre maggiore di cittadini. Far passare il concetto che sport e studio non sono in contrasto, anzi si alimentano a vicenda. E questo lo dimostrano tantissime ricerche. Inoltre l’Italia è un Paese di riferimento per capacità di formazione tecnica, programmazione».

La Juventus si presenta a casa.
«Ne parlerò alla partita Juventus-Juventus Next Gen. Abbiamo cominciato nel 2023 per i 100 anni di proprietà, nessuno ha un rapporto così longevo come la nostra famiglia. Che non è solo legato alla proprietà, ma alla passione, è di natura affettiva. Del resto l’adesione di ognuno di noi anche qui, è legata a ciò che ha visto e vissuto con i propri cari. Allora abbiamo pensato a una festa delle famiglie. E questa sarà la prima di Thiago Motta allo Stadium. Ci sarà una bellissima atmosfera, 40mila persone, un clima di condivisione».

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