Di Gregorio e Juve, storia di numeri 1: da Buffon all'eredità di Szczesny

Il nuovo portiere bianconero si è presentato nella giornata di ieri: "Da quando ho parlato con Giuntoli non ho pensato ad altro e ho mantenuto la parola"

Poco più di due mesi fa Michele Di Gregorio si affacciava sul verde dello Juventus Stadium con titubanza: prepartita di Juventus-Monza, ultima di campionato, il portiere del club lombardo doveva essere premiato dall’ad Adriano Galliani come miglior portiere della Serie A, ma il giocatore temeva che i tifosi bianconeri lo fischiassero, in quanto avversario, durante la cerimonia e la consegna del trofeo. Invece venne accolto con cori e applausi dal popolo juventino, una vera ovazione perché già circolavano le voci di un futuro a Torino. E Galliani, al suo fianco, da navigato uomo di calcio lo spronava a salutare quello che sarebbe diventato il suo pubblico. «È stato un giorno bellissimo - ricorda Di Gregorio -. Perché sono stato premiato e ho raggiounto un obiettivo, forse qualcosa che non mi aspettavo nemmeno. L’ovazione mi ha fatto piacere, ma soltanto dopo la fine del campionato ho parlato con il direttore Giuntoli e la trattativa con la Juventus si è chiusa».

Le parole di Di Gregorio

Nel ventre dello Stadium, con il dt Cristiano Giuntoli e il suo braccio destro Giuseppe Pompilio seduti in prima fila in sala stampa, Di Gregorio parla delle sue prime impressioni da neojuventino non nascondendo emozioni, responsabilità e orgoglio. «Le sensazioni sono quelle del primo giorno, sembra sempre il primo giorno. È tutto bellissimo. Non ho avuti dubbi nel trasferirmi qui: ho dato la mia parole e l’ho mantenuta, non ho più pensato a nessuna altra destinazione». Quella di Di Gregorio è una scalata partita da lontano, dalle categorie inferiori (con Renate e Novara in Serie C, poi Pordenone e Monza in B fino alla promozione), fino ad arrivare nel club più scudettato d’Italia. «Penso di aver fatto un percorso dal basso. Mi ha aiutato giocare, giocare tanto. Sbagliare, commettere errori, lavorarci sopra. Il lavoro e la costanza mi hanno portato oggi a essere qui».

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Di Gregorio e la tradizione Juve

Di Gregorio ha alle spalle una sola amichevole con la Juventus, la sconfitta di sabato contro il Norimberga, ma ha già potuto constatare il significato di indossare la maglia bianconera. «È vero, questa maglia pesa perché c’è una storia e c’è ambizione perché ci si aspetta sempre tanto, come è normale che sia. E’ un club storico. Quando arrivi a certi livelli è normale sentire la pressione: questo ci spinge al massimo per fare il nostro meglio oltre i nostri limiti». Con Di Gregorio in porta si riannoda il filo della tradizione dei grandi portieri italiani che hanno difeso la Juventus, da Zoff a Peruzzi, da Buffon a Tacconi. «La storia della Juventus parla da sola, ha sempre avuto portieri di livello mondiale. Sono orgoglioso di essere qui. Spero di lasciare il segno come hanno fatto i mostri sacri che mi hanno preceduto. Per struttura fisica ricordo un po’ Peruzzi, il tempo dirà se ci assomiglio: il mio obiettivo è quello di continuare a crescere e a migliorarmi».Nel segno della tradizione anche in maglia azzurra. «Voglio dare il massimo e togliermi delle soddisfazioni. Sicuramente la Nazionale resto un obiettivo. Ci penso. Servirà tanto lavoro e sacrificio, ma so che sono nel posto giusto». Non ha ancora avuto modo di parlare con Buffon, ma ha letto quello che l’ex capitano bianconero ha detto su di lui. «Belle le parole che Buffon ha speso su di me, le ho ascoltate con piacere e orgoglio: parliamo del più grande portiere della storia. Buffon è stato uno dei miei idoli da bambino insieme con Handanovic».

Di Gregorio, l'abilità con i piedi

Acquistato per 18 milioni (4,5 di prestito, 13,5 per il riscatto obbligatorio) più due di bonus, il 27enne milanese arriva alla Juventus nel clou della sua carriera, voluto fortemente non soltanto da Giuntoli ma pure da Thiago Motta anche per la sua abilità nel gioco con i piedi. «Il tecnico non pretende cose così strane - sottolinea -, ci chiede di avere personalità e di partecipare alla manovra: penso sia importante perché il calcio è cambiato. Anche noi portieri siamo molto più coinvolti, è un aspetto che piace. Tutti noi vogliamo essere utili e fare quello che vuole il tecnico. Ci si arriva con il lavoro: non è semplice rispetto al passato, partecipare con i piedi ed essere bravi tecnicamente, ma credo fermamente che qualsiasi cosa si possa fare». La settimana di ritiro in Germania ha permesso all’ex Monza di fortificare sia il gruppo portieri sia il gruppo squadra. «Ho un bel rapporto con Perin e Pinsoglio, ci siamo trovati subito. Ci conoscevamo già prima: anche da avversari la chiacchiera e il saluto si scambia sempre. Non ho mai visto un gruppo così unito dal primo giorno. Bellissimo il rapporto, stiamo lavorando bene».

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Di Gregorio e l'eredità di Szcesny

Toccherà a Di Gregorio ricevere l’eredità di Szczesny ed esordire da titolare in campionato il 19 agosto contro il Como. «Sono qua per dare il massimo e farmi trovare pronto, poi tireremo le somme. Vengo da una realtà diversa, con obiettivi e pressioni diverse. Aver fatto gli step mi ha portato a prepararmi mentalmente. Ora so benissimo di essere in un club con ambizioni molto alte, sto lavorando anche per questo. La prova del nove sarà quella del campo». E con onestà, dopo aver ringraziato il Monza e fatto gli auguri di compleanno a Galliani, il portiere non pronuncia tra gli obiettivi la parola scudetto. «Non ne abbiamo parlato, però sappiamo tutti che vogliamo fare il massimo per noi stessi e per il gruppo. Solo così possiamo toglierci delle soddisfazioni».

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Poco più di due mesi fa Michele Di Gregorio si affacciava sul verde dello Juventus Stadium con titubanza: prepartita di Juventus-Monza, ultima di campionato, il portiere del club lombardo doveva essere premiato dall’ad Adriano Galliani come miglior portiere della Serie A, ma il giocatore temeva che i tifosi bianconeri lo fischiassero, in quanto avversario, durante la cerimonia e la consegna del trofeo. Invece venne accolto con cori e applausi dal popolo juventino, una vera ovazione perché già circolavano le voci di un futuro a Torino. E Galliani, al suo fianco, da navigato uomo di calcio lo spronava a salutare quello che sarebbe diventato il suo pubblico. «È stato un giorno bellissimo - ricorda Di Gregorio -. Perché sono stato premiato e ho raggiounto un obiettivo, forse qualcosa che non mi aspettavo nemmeno. L’ovazione mi ha fatto piacere, ma soltanto dopo la fine del campionato ho parlato con il direttore Giuntoli e la trattativa con la Juventus si è chiusa».

Le parole di Di Gregorio

Nel ventre dello Stadium, con il dt Cristiano Giuntoli e il suo braccio destro Giuseppe Pompilio seduti in prima fila in sala stampa, Di Gregorio parla delle sue prime impressioni da neojuventino non nascondendo emozioni, responsabilità e orgoglio. «Le sensazioni sono quelle del primo giorno, sembra sempre il primo giorno. È tutto bellissimo. Non ho avuti dubbi nel trasferirmi qui: ho dato la mia parole e l’ho mantenuta, non ho più pensato a nessuna altra destinazione». Quella di Di Gregorio è una scalata partita da lontano, dalle categorie inferiori (con Renate e Novara in Serie C, poi Pordenone e Monza in B fino alla promozione), fino ad arrivare nel club più scudettato d’Italia. «Penso di aver fatto un percorso dal basso. Mi ha aiutato giocare, giocare tanto. Sbagliare, commettere errori, lavorarci sopra. Il lavoro e la costanza mi hanno portato oggi a essere qui».

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