“Thuram, gol e assist. Sancho clamoroso. Adeyemi? S’è mangiato il più forte”

Lucien Favre, l’ex tecnico di Nizza e Dortmund, ha allenato Khephren e i prossimi obiettivi Juve: così ci svela tutti i loro segreti

È uno dei tecnici svizzeri più quotati ed esperti (a novembre compirà 67 anni) anche perché dopo aver vinto due titoli nazionali e una Coppa elvetica alla guida dello Zurigo, negli ultimi tre lustri ha sempre lavorato all’estero fra Bundesliga (Hertha Berlino, Borussia Mönchengladbach, Borussia Dortmund con cui ha conquistato la Supercoppa tedesca) e Ligue 1 (Olympique Nizza in due periodi diversi). In Germania lo hanno soprannominato “Der Bessermacher”, letteralmente il miglioratore. Fra i tanti giocatori che ha allenato figurano alcuni giovani finiti nel mirino della Juventus: uno appena acquistato (il 23enne franco-guadalupese Khéfren Thuram) e altri due nella lista della spesa della società bianconera: il difensore franco-guyanese Jean-Clair Todibo, 23 anni, e l’attaccante anglo-giamaicano Jadon Malik Sancho, 24. Dal suo “chalet” di Saint-Barthélemy, nella campagna del Canton Vaud quasi equidistante fra il Lago Lemano e quello di Neuchâtel, l’allenatore svizzero-romando ci ha concesso una lunga intervista.

Monsieur Favre, qual è il suo giudizio sul secondogenito dell’ex campione del mondo ’98 Lilian Thuram?
«Un centrocampista di grande potenziale e dalla struttura fisica imponente, oltre gli 1,90. Un ragazzo su cui si può contare e che ha ancora grossi margini di miglioramento: per esempio, a voler essere pignoli, segna pochi gol e dà pochi assist. Insomma, pur essendo un valido giocatore deve completare appieno il suo processo di maturazione. E in un grande club come la Juventus, dove troverà in mezzo al campo un certo Douglas Luiz, potrà farlo. Lavorando sodo agli ordini dell’ottimo Thiago Motta».

Le piace il nuovo “mister” juventino?
«Assolutamente sì. Apprezzo la scelta societaria. Il mio amico francese Arsène Wenger me ne parlò bene sin da quando Thiago cominciava a lavorare alla guida dell’Under 19 del Paris Saint-Germain. L’italo-brasiliano quest’anno ha compiuto un’impresa eccezionale con il Bologna. Oltre a far esplodere due talenti come Zirkzee e Calafiori – uno già in Premier League, l’altro quasi – e ad aver riportato la squadra in Champions dopo sessant’anni, ha mostrato a tutti il suo calcio moderno, offensivo, all’avanguardia, non mettendo il bus davanti alla porta per ottenere i risultati a ogni costo. I risultati arrivano sempre con il gioco, altro che storie... ».

Qualcuno ha paragonato Khéfren al primo Vieira che arrivò forse troppo giovane al Milan...
«Io andrei molto cauto nei paragoni soprattutto con uno dei più forti centrocampisti della sua generazione. Campione del mondo e poi d’Europa con la Francia, capitano dei “Bleus” e nell’Arsenal di Wenger. Lasciamo crescere tranquillo Thuram alla Juventus senza creare eccessive attese... ».

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Favre su Todibo, Sancho e Adeyemi

E Todibo?
«Difensore centrale anche lui molto dotato dal punto di vista fisico. Mi ha colpito la sua velocità. Ma deve essere più concentrato. E il gioco aereo non è neppure la sua specialità... Era una grande promessa al Tolosa, lo ha preso il Barça ma ha giocato pochissimo, poi lo ha girato allo Schalke 04 e anche lì ha giocato poco quindi al Benfica dove addirittura non ha mai giocato mentre a Nizza è finalmente tornato a esprimersi su livelli più che buoni. Manca qualcosa affinché si possa dire che sia un calciatore completo. Tuttavia anche lui può fare ancora un salto di qualità pur avendo già 24 anni, oltre uno più di Thuram».

Passiamo a Sancho...
«Qui parliamo di un “top player”. Senza ombra di dubbio. Ricordo quando alla fine degli allenamenti a Dortmund mi chiedeva di voler lavorare ancora per migliorarsi. In tutto: nel tiro, nei cross, nel colpo di testa, negli stop volanti, nei passaggi di prima. Permesso che ovviamente gli ho sempre accordato. Un piacere per me e lo staff, tra cui il mio vice e poi successore in giallonero Edin Terzic, seguire Jadon in quei 20’ minimo nei quali restava in campo mentre i compagni erano già andati sotto la doccia... ».

Però l’inglese dopo il Borussia e il trasferimento milionario al Manchester United ha avuto un notevole calo...
«Ho saputo che purtroppo ci sono stati dei problemi, grossi problemi, fra lui e l’allenatore Ten Hag. Quando un asso come Sancho, con la sua volontà ferrea, comincia ad arrivare in ritardo agli allenamenti, vuol dire che sotto c’è qualcosa che proprio non funziona... ».

Lei non ha allenato Karim-Alyssa Adeyemi al Borussia, ma lo conosce bene. Anche lui è sul taccuino del dt juventino Giuntoli...
«Già, è arrivato a Dortmund due anni fa quando io stavo andando a Nizza. Nell’ultima finale di Champions League ha fatto vedere di che pasta è fatto. A un certo punto nel primo tempo ha bruciato sullo scatto il più forte laterale destro in attività, quel Carvajal che figura fra i candidati al Pallone d’Oro».

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Favre su Bellingham e l'Italia

E Bellingham?
«Fenomeno, il Golden Boy. La sua forte personalità e la voglia di sfondare nel calcio fuoriusciva da ogni poro... È stato poco nelle giovanili perché meritava i massimi palcoscenici pur se adolescente. Dunque lo chiamai con me in prima squadra e lo feci esordire in Coppa di Germania, in Bundesliga e in Champions League. Giusto così. Ricordo quando sua mamma Denise lo accompagna in auto al campo perché lui era ancora minorenne e non aveva la patente... ».

Cos’ha pensato dopo aver visto Svizzera-Italia all’ultimo Europeo?
«Felicissimo per i miei connazionali che hanno strameritato di eliminare la peggior Italia che io abbia mai visto, con un Chiesa che sembrava quasi un fantasma... Dovete avere il coraggio di buttar dentro i giovani come ha fatto la Spagna: Nico Williams, Lamine Yamal prossimo Golden Boy, Pedri, Gavi che non ha potuto essere convocato per l’operazione al ginocchio, Cubarsí... ».

Quando la rivedremo alla guida di una squadra? La voleva il Bayern...
«Quella dei bavaresi era una “fake news”... Tornerò in gioco solo se sarò convinto al 100% dal progetto e se potrò avere al mio fianco persone scelte da me. Sento di avere una testa ancora molto fresca, sto bene, ho le batterie cariche, quindi vorrei allenare per qualche altro anno in più».

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È uno dei tecnici svizzeri più quotati ed esperti (a novembre compirà 67 anni) anche perché dopo aver vinto due titoli nazionali e una Coppa elvetica alla guida dello Zurigo, negli ultimi tre lustri ha sempre lavorato all’estero fra Bundesliga (Hertha Berlino, Borussia Mönchengladbach, Borussia Dortmund con cui ha conquistato la Supercoppa tedesca) e Ligue 1 (Olympique Nizza in due periodi diversi). In Germania lo hanno soprannominato “Der Bessermacher”, letteralmente il miglioratore. Fra i tanti giocatori che ha allenato figurano alcuni giovani finiti nel mirino della Juventus: uno appena acquistato (il 23enne franco-guadalupese Khéfren Thuram) e altri due nella lista della spesa della società bianconera: il difensore franco-guyanese Jean-Clair Todibo, 23 anni, e l’attaccante anglo-giamaicano Jadon Malik Sancho, 24. Dal suo “chalet” di Saint-Barthélemy, nella campagna del Canton Vaud quasi equidistante fra il Lago Lemano e quello di Neuchâtel, l’allenatore svizzero-romando ci ha concesso una lunga intervista.

Monsieur Favre, qual è il suo giudizio sul secondogenito dell’ex campione del mondo ’98 Lilian Thuram?
«Un centrocampista di grande potenziale e dalla struttura fisica imponente, oltre gli 1,90. Un ragazzo su cui si può contare e che ha ancora grossi margini di miglioramento: per esempio, a voler essere pignoli, segna pochi gol e dà pochi assist. Insomma, pur essendo un valido giocatore deve completare appieno il suo processo di maturazione. E in un grande club come la Juventus, dove troverà in mezzo al campo un certo Douglas Luiz, potrà farlo. Lavorando sodo agli ordini dell’ottimo Thiago Motta».

Le piace il nuovo “mister” juventino?
«Assolutamente sì. Apprezzo la scelta societaria. Il mio amico francese Arsène Wenger me ne parlò bene sin da quando Thiago cominciava a lavorare alla guida dell’Under 19 del Paris Saint-Germain. L’italo-brasiliano quest’anno ha compiuto un’impresa eccezionale con il Bologna. Oltre a far esplodere due talenti come Zirkzee e Calafiori – uno già in Premier League, l’altro quasi – e ad aver riportato la squadra in Champions dopo sessant’anni, ha mostrato a tutti il suo calcio moderno, offensivo, all’avanguardia, non mettendo il bus davanti alla porta per ottenere i risultati a ogni costo. I risultati arrivano sempre con il gioco, altro che storie... ».

Qualcuno ha paragonato Khéfren al primo Vieira che arrivò forse troppo giovane al Milan...
«Io andrei molto cauto nei paragoni soprattutto con uno dei più forti centrocampisti della sua generazione. Campione del mondo e poi d’Europa con la Francia, capitano dei “Bleus” e nell’Arsenal di Wenger. Lasciamo crescere tranquillo Thuram alla Juventus senza creare eccessive attese... ».

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