Nella testa di Motta: Adzic alla Yildiz. Ma la vera novità è un altro Next Gen

Scatta il ritiro alla Continassa: l’italo-brasiliano vuole risposte dal campo, ma in Portogallo ha già visionato partite e singoli

TORINO - Sole, mare, moto. E televisione. Thiago Motta, nel porto sicuro di Cascais, si è goduto le ferie dopo le esaltanti fatiche di Bologna. Ma il suo è stato comunque un riposo “attivo”, come si suol dire. Il tecnico italo-brasiliano, elettrizzato dalla prospettiva di iniziare l’avventura alla Juventus, nelle calde giornate portoghesi ha (anche) divorato partite, spezzoni, montaggi individuali. Ha fatto tutti i compiti, come compete al primo della classe, per presentarsi pronto alla Continassa, in occasione del taglio del nastro sulla nuova stagione. Nulla può sostituire le sincere sensazioni del campo, vibrazioni che il neo allenatore bianconero comincerà a vivere da oggi a Torino, ma le decine e decine di ore di registrazioni gli hanno permesso di avere idee precise sui giocatori-chiave della rosa fin dai primi confronti di mercato con Giuntoli.

I punti fermi della Juve di Thiago Motta

Le carte sono state calate sul tavolo del direttore tecnico ben prima del confronto alla Continassa, avvenuto soltanto nelle scorse ore, o del vertice di Cascais, risalente a meno di un mese fa. Thiago Motta già dalle prime telefonate ha fissato paletti e aperto a nuovi scenari. Per dire: il tecnico nel 4-2-3-1 che sta prendendo forma nella sua testa non prevede in alcun modo l’assenza di Bremer in difesa o di Vlahovic in attacco, ma nemmeno quella di un giovane come Yildiz (a proposito, venerdì sarà operato al naso dal dottor Tubino a Torino, poi tornerà in vacanza e si presenterà in ritiro a fine mese) che reputa dal sicuro avvenire. Ferma restando, naturalmente, la massima che governa questa strana estate a tinte bianconere: nessuno è incedibile di fronte alla giusta offerta. Al contrario, invece, l’ex Psg ha subito ammiccato al possibile sacrificio di Chiesa per finanziare il mercato in entrata. O alla partenza di McKennie, dopo averne studiate le caratteristiche nel dettaglio, pur di fronte a un’ultima stagione in cui il texano (al saldo di un fisiologico calo nel finale) è stato tra i tre giocatori più positivi della squadra di Allegri. Questione di studio e di approfondimenti, appunto, ancor prima di mettere piede nell’universo Juventus. Uno scrupolo in capo a Thiago Motta, ma anche allo staff con cui condivide la quotidianità sul campo. A partire da Hugeux, l’anima più tattica del suo “pacchetto” di vice, e dal cognato Garcia, abituato durante l’anno a studiare gli avversari, a livello collettivo e a livello individuale.

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Motta impressionato da Soulé e dalle qualità di Adzic

E lo studio estivo, in effetti, ha previsto anche sessioni individuali, per così dire. In modo tale da analizzare le qualità, i punti di forza e quelli di debolezza, dei singoli bianconeri in prestito. Elementi come Soulé, che il tecnico terrebbe volentieri con sé nella stagione alle porte, pur consapevole delle ricadute positive che potrebbe generare a livello economico una sua cessione a titolo definitivo. E come Huijsen che, per attitudine e per ruolo, invece, considera al momento tra i sacrifici accettabili. Le decine di ore trascorse davanti alla televisione e al computer, inevitabilmente, hanno previsto ampi focus anche sulla Next Gen, in particolare con la registrazione delle ultime partite dello scorso campionato. Thiago Motta, in fondo, ha trascinato il Bologna in Champions League dopo 60 anni anche grazie alla valorizzazione dei Calafiori e all’esplosione degli Urbanski. E, in bianconero, la materia prima da forgiare certo non manca. Il tecnico italo-brasiliano, nello specifico, è rimasto favorevolmente impressionato dalla duttilità di Savona, tra i giovani che verranno monitorati con più attenzione in estate, e dalle doti di Hasa, che però il club ha la necessità di cedere a meno di un anno dalla scadenza del contratto. La sua cifra tecnica sarà compensata dalla presenza, a cavallo tra Next Gen e prima squadra, del montenegrino Adzic, rifinitore classe 2006 che ieri ha svolto le visite di rito al J Medical. Thiago Motta non vede l’ora di scoprirlo all’opera con il cuoio tra i piedi. Ma un’idea (lusinghiera) sul suo conto, davanti ai filmati personalizzati, già se l’è fatta.

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Le carte sono state calate sul tavolo del direttore tecnico ben prima del confronto alla Continassa, avvenuto soltanto nelle scorse ore, o del vertice di Cascais, risalente a meno di un mese fa. Thiago Motta già dalle prime telefonate ha fissato paletti e aperto a nuovi scenari. Per dire: il tecnico nel 4-2-3-1 che sta prendendo forma nella sua testa non prevede in alcun modo l’assenza di Bremer in difesa o di Vlahovic in attacco, ma nemmeno quella di un giovane come Yildiz (a proposito, venerdì sarà operato al naso dal dottor Tubino a Torino, poi tornerà in vacanza e si presenterà in ritiro a fine mese) che reputa dal sicuro avvenire. Ferma restando, naturalmente, la massima che governa questa strana estate a tinte bianconere: nessuno è incedibile di fronte alla giusta offerta. Al contrario, invece, l’ex Psg ha subito ammiccato al possibile sacrificio di Chiesa per finanziare il mercato in entrata. O alla partenza di McKennie, dopo averne studiate le caratteristiche nel dettaglio, pur di fronte a un’ultima stagione in cui il texano (al saldo di un fisiologico calo nel finale) è stato tra i tre giocatori più positivi della squadra di Allegri. Questione di studio e di approfondimenti, appunto, ancor prima di mettere piede nell’universo Juventus. Uno scrupolo in capo a Thiago Motta, ma anche allo staff con cui condivide la quotidianità sul campo. A partire da Hugeux, l’anima più tattica del suo “pacchetto” di vice, e dal cognato Garcia, abituato durante l’anno a studiare gli avversari, a livello collettivo e a livello individuale.

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