"Se fosse stato per me, avrei giocato fino a cinquanta o sessant'anni. Ma quando ho cominciato a sentire che non ero più fisicamente in grado di farlo, ho deciso di lasciare la Juventus e di andare in America". Sono le parole di Giorgio Chiellini, che nell'intervista rilasciata al quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung, ha ricordato il proprio trascorso sul terreno di gioco, rispondendo anche sugli scenari futuri dell'Italia di Spalletti. Con la maglia bianconera, Chiellini ha accumulato 561 presenze complessive, 117 invece quelle con la Nazionale maggiore.
Chiellini sul trionfo a Euro 2020
"Mancini aveva creato il gruppo, rendendolo speciale in circostanze difficili - ha dichiarato l'ex difensore - . Quell’Europeo ha rappresentato il culmine di un percorso di tre anni, iniziato con una grande delusione: la mancata qualificazione ai Mondiali del 2018. Lui ha avuto il coraggio di credere in noi giocatori e di integrarne di nuovi durante tutto il suo mandato, ma soprattutto durante quel torneo. Penso a Federico Chiesa, che era in panchina all’inizio, ma anche a me: ho saltato due partite per infortunio, col Galles e con l’Austria. Ci piaceva tenere palla".
"Verratti, Jorginho, Insigne, Barella: erano tutti giocatori tecnici e di qualità. Sapevamo anche difendere, quando era necessario, e siamo stati in grado di battere in semifinale un avversario come la Spagna, che era più forte di noi col pallone. Gli spagnoli hanno avuto il 70% di possesso palla e Dani Olmo era quasi inarrestabile. Ci sembrava di non potere più toccare il pallone. Forse Jorginho e Verratti ne soffrivano, io invece ci sguazzavo, come un pesce nell’acqua. In fin dei conti, il calcio è fare gol. Non si vince col possesso palla”.