Plusvalenze, Agnelli e il ricorso accolto dal Tar: ora la giustizia sportiva trema

Con due sentenze corpose viene messa in discussione la validità delle sanzioni inflitte. E ora si gioca tutto alla Corte di Giustizia Europea

Si giocherà ancora in Lussemburgo una partita fondamentale per capire se l’attuale sistema del calcio è legittimo oppure no. Andrea Agnelli e Maurizio Arrivabene hanno visto accogliere i loro ricorsi al Tar sulle sentenze del caso plusvalenze e, lo stesso Tar, riconoscendo parecchie anomalie nell’iter che ha portato alle loro condanne (così come alla condanna della Juventus) e, soprattutto, ponendo tre quesiti alla Corte di Giustizia Europea.

Agnelli e Arrivabene, accolti i due ricorsi

Analogamente a quanto accaduto nel 2021 per a Superlega, con la richiesta del tribunale commerciale di Madrid che aveva rinviato il caso alla Corte Europea, innescando la squassante sentenza del 21 dicembre che messo a rischio tutto il sistema Uefa, il Tar del Lazio si rivolge al massimo organismo di giustizia dell’Unione per chiarire alcune questioni riguardanti le condanne di Agnelli e Arrivabene. E anche in questo caso i risultati possono essere assai impattanti sul sistema calcio e, in particolare sulla giustizia sportiva. Intanto è da considerare una vittoria il fatto che il Tar abbia accolto i ricorsi dei due ex dirigenti juventini, perché avviene raramente, data l’attiguità della giustizia amministrativa a quella sportiva, con la seconda che attinge il suo personale giudicante in modo massiccio dalla prima.

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Il -10 alla Juve: giustizia sportiva e tutela giurisdizionale

Ma al di là dell’accoglimento dei ricorsi, sono significative le due corpose sentenze che con il loro contenuto mettono in dubbio alcuni capisaldi della riapertura del processo plusvalenze, avvenuta fra il 2022 e il 2023, che condannò tutta la dirigenza della Juventus a inibizioni lunghissime e inflisse 10 punti di penalizzazione, costati ai bianconeri la qualificazione in Champions, quindi a un centinaio di milioni. Il primo è il problema, peraltro già trattato proprio dalla Corte Europea nella sentenza sulla Federazione Internazionale di pattinaggio sul ghiaccio, è quello della tutela giurisdizionale. Ovvero: se si condanna con una sanzione particolarmente dura e afflittiva deve esserci la possibilità di appellarsi a un tribunale ordinario per provare a ottenere l’annullamento di quella sanzione.

È vero che la Corte Costituzionale, con due sentenze, aveva stabilito l’autonomia della giustizia sportiva, impedendo i ricorsi alla giustizia ordinaria, se non quelli risarcitori, ma il dubbio che si pone il Tar è quello che ha riconosciuto, lo scorso dicembre, anche la Corte Europea. Questioni che riguardano grandi interessi economici o la vita professionale delle persone non può rimanere “dentro” l’alveo sportivo, ma deve poter essere ridiscusso in un tribunale ordinario.

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Tar, il secondo dubbio: l'articolo 4

Il secondo riguarda l’articolo 4, il famigerato articolo 4, quello sul dovere della «lealtà e della probità sportiva», una norma molto vaga ma che può provocare condanne micidiali (vedi i 30 mesi a Paratici, i 24 ad Agnelli o i 16 a Cherubini, così come i 10 punto alla Juventus). Il Tar richiama la giurisprudenza italiana ed europea che impongono che pene così pesanti debbano essere inflitte attraverso articoli più precisi e circostanziati (il concetto di “slealtà” non basta, ci devono essere delle fattispecie più precise e con un corrispondente tabellario altrettanto preciso).

Il Tar alla Corte sui diritti del lavoratore

Il terzo richiama ancora le norme europee sui diritti del lavoratore e la sua libera circolazione. E il Tar chiede alla Corte se la possibilità della giustizia sportiva di condizionare in modo pesante delle carriere dei lavoratori (due anni di squalifica durante i quali non si può svolgere la propria professione, per esempio) sia compatibile con le leggi europee. Anche in questo caso, una tale sanzione non può essere inflitta senza possibilità di appellarsi al di fuori dell’alveo sportivo per chiederne l’eventuale annullamento.

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La Corte Europea e la spallata alla giustizia sportiva

Una sentenza così grave non può essere definitiva solo al chiuso dello sport, dove - oltretutto - le nomine dei giudici non rispettano le più basilari norme di indipendenza. Cosa dirà la Corte e quanto lo dirà? Nella migliore delle ipotesi i tempi potrebbero essere di un anno e mezzo, al massimo due. il procedimento sarà lo stesso del caso Superlega e la sentenza della Corte Europea sarà inappellabile e diventerà legge per tutti gli Stati dell’Unione. Ed è probabile, vista la recente letteratura, che dia ragione ad Agnelli e Arrivabene.

E quindi? La giustizia sportiva riceverebbe una pesante spallata, perché non potrebbe più godere di quella autonomia che chiudeva nel suo alveo le decisioni. Le conseguenze potrebbero essere enormi (anche in termini di intasamento ulteriore della giustizia ordinaria). Ma al di là del problema della giustizia sportiva, potrebbe arrivare un altro segnale inequivocabile che il sistema attuale deve essere profondamente riformato o è destinato a crollare, un pezzo dopo l’altro.

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Si giocherà ancora in Lussemburgo una partita fondamentale per capire se l’attuale sistema del calcio è legittimo oppure no. Andrea Agnelli e Maurizio Arrivabene hanno visto accogliere i loro ricorsi al Tar sulle sentenze del caso plusvalenze e, lo stesso Tar, riconoscendo parecchie anomalie nell’iter che ha portato alle loro condanne (così come alla condanna della Juventus) e, soprattutto, ponendo tre quesiti alla Corte di Giustizia Europea.

Agnelli e Arrivabene, accolti i due ricorsi

Analogamente a quanto accaduto nel 2021 per a Superlega, con la richiesta del tribunale commerciale di Madrid che aveva rinviato il caso alla Corte Europea, innescando la squassante sentenza del 21 dicembre che messo a rischio tutto il sistema Uefa, il Tar del Lazio si rivolge al massimo organismo di giustizia dell’Unione per chiarire alcune questioni riguardanti le condanne di Agnelli e Arrivabene. E anche in questo caso i risultati possono essere assai impattanti sul sistema calcio e, in particolare sulla giustizia sportiva. Intanto è da considerare una vittoria il fatto che il Tar abbia accolto i ricorsi dei due ex dirigenti juventini, perché avviene raramente, data l’attiguità della giustizia amministrativa a quella sportiva, con la seconda che attinge il suo personale giudicante in modo massiccio dalla prima.

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