Pagina 3 | Allegri-Juve, l'addio: il colloquio e cosa comporta la lettera di contestazione

Alle cinque della sera del 17 maggio, la data del destino. Come 5 anni fa, anche questa volta il percorso professionale di Massimiliano Allegri alla Juventus si è compiuto nello stesso giorno, ma con un clima ben diverso. Se quello al fianco di Andrea Agnelli fu un esonero al miele, cullato dalla gratitudine e dalla commozione reciproca, questo si è invece consumato tra freddezza e tensioni (antiche, sedimentate e poi deflagrate nella notte dell’Olimpico), con il solo Maurizio Scanavino a comunicargli la decisione in un breve e freddo colloquio.

Il comunicato Juve e la lettera di contestazione disciplinare

Scarno e affatto empatico come il documento con cui il club ha ufficializzato la decisione: «La Juventus comunica di aver esonerato Massimiliano Allegri dall’incarico di allenatore della prima squadra maschile. L’esonero fa seguito a taluni comportamenti tenuti durante e dopo la finale di Coppa Italia che la società ha ritenuto non compatibili con i valori della Juventus e con il comportamento che deve tenere chi la rappresenta. Si conclude un periodo di collaborazione, iniziato nel 2014, ripartito nel 2021 e terminato dopo le ultime 3 stagioni insieme con la Finale di Coppa Italia. La società augura a Massimiliano Allegri buona fortuna per i suoi progetti futuri». A parte il disappunto dei tifosi nel leggere la parola “Finale” invece di “Vittoria” della Coppa Italia, l’aspetto più significativo è relativo al fatto che l’esonero è stato deciso per motivi comportamentali mentre non si fa cenno a carenze tecniche anche se non c’è stato nessun licenziamento per giusta causa, ma una lettera di contestazione disciplinare.

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Allegri, l'aspetto "comportamentale" e il danno d'immagine

È fin troppo ovvio legare la decisione al comportamento - che definire sopra le righe è un blando eufemismo - tenuto da Allegri dopo la finale di Roma, ma è altrettanto evidente come questa vicenda sia stata colta al balzo dai dirigenti bianconeri che avevano comunque già deciso la fine del rapporto. L’aspetto “comportamentale” consente di scavalcare il passaggio che, in considerazione della cifre in ballo (una ventina di milioni tra tecnico e staff), avrebbe dovuto comunque avallare la decisione e, vista l’attenzione spasmodica e i fari continuamente accesi sui conti, qualcuno avrebbe potuto eccepire sulla motivazione tecnica considerato che, critiche sul gioco a parte, Allegri ha comunque centrato gli obiettivi che gli aveva richiesto la società, non ultimo il lancio di molti giovani prodotti nel vivaio. In prospettiva, poi, la motivazione offre un appiglio non trascurabile alla società in sede di transazione dell’anno di contratto che appunto ancora la lega ad Allegri: potrà quantificare una cifra legata al danno di immagine e chiederne conto al tecnico in sede di trattativa.

Non a caso l’ad bianconero gli ha consegnato la contestazione disciplinare: Allegri dovrà fornire in 5 giorni, attraverso i suoi legali, una deduzione difensiva,sulla base della quale la società deciderà il da farsi. Qualche milioncino, sì, potranno risparmiarlo. L’esonero ha riguardato anche lo staff, sebbene Padoin e Magnanelli (“acquisto estivo” di Allegri) resteranno fino al termine della stagione per coadiuvare il traghettatore Montero. Poi sarà il turno di Thiago Motta che, guarda caso, lo stesso Allegri “battezzò” così il 24 aprile 2022 dopo averlo sfidato contro lo Spezia: «È un tecnico di prospettiva: potrà allenare le prime tre».

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Allegri, l'esonero e le reazioni

Allegri saluta, stavolta definitivamente, la Juventus dopo 12 titoli vinti: 5 scudetti, 5 Coppa Italia e 2 Supercoppa italiana, senza dimenticare le due finali di Champions e dopo aver stabilito una impressionante serie di record a livello individuale che lo iscrivono di diritto nel pantheon della storia bianconera. L’ultimo triennio, controverso e irto di difficoltà per mille motivi anche extra calcistici, lo ha consegnato alla storia juventina per essere stato l’unico tecnico a dover gestire la squadra con una bufera giudiziaria (troppo spesso rimossa) in corso che azzerò i vertici bianconeri e in mezzo alla quale riuscì a mantenere la squadra in linea di galleggiamento Champions prima di arrendersi alla definitiva penalizzazione di 10 punti. Non per caso Gigi Buffon ha ribadito ieri che «il giudizio sui suoi ultimi tre anni sono stati molo ingenerosi».

L’esonero di Allegri ha marcato, ancora una volta, la differenza di vedute e di strategie tra la vecchia e la nuova dirigenza, come ha confermato il post su X di Andrea Agnelli che, non per caso, lo aveva richiamato presagendo le difficoltà che avrebbe dovuto affrontare la Juventus. E anche i giocatori, a ribadire come la squadra sia sempre stata sintonizzata con lui (a volte pure troppo, tanto da farsi condizionare dai suoi umori) lo hanno salutato via social. Emblematico, anche per i riflessi che potrà avere in chiave mercato, il post su Instagram, di Adrien Rabiot, fedelissimo per eccellenza: «Sarai ricordato come uno degli allenatori più vincenti della storia della Juventus. Meritavi un addio diverso. Grazie di tutto Mister e in bocca al lupo». Difficile immaginare che il francese decida di rinnovare il suo contratto in scadenza. Sì: il 17 maggio 2024 passerà alla storia come il giorno in cui è stata definitivamente archiviata l’era di Andrea Agnelli. Una Juventus è finita e un’altra sta per nascere: quella di John Elkann.

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Allegri, l'esonero e le reazioni

Allegri saluta, stavolta definitivamente, la Juventus dopo 12 titoli vinti: 5 scudetti, 5 Coppa Italia e 2 Supercoppa italiana, senza dimenticare le due finali di Champions e dopo aver stabilito una impressionante serie di record a livello individuale che lo iscrivono di diritto nel pantheon della storia bianconera. L’ultimo triennio, controverso e irto di difficoltà per mille motivi anche extra calcistici, lo ha consegnato alla storia juventina per essere stato l’unico tecnico a dover gestire la squadra con una bufera giudiziaria (troppo spesso rimossa) in corso che azzerò i vertici bianconeri e in mezzo alla quale riuscì a mantenere la squadra in linea di galleggiamento Champions prima di arrendersi alla definitiva penalizzazione di 10 punti. Non per caso Gigi Buffon ha ribadito ieri che «il giudizio sui suoi ultimi tre anni sono stati molo ingenerosi».

L’esonero di Allegri ha marcato, ancora una volta, la differenza di vedute e di strategie tra la vecchia e la nuova dirigenza, come ha confermato il post su X di Andrea Agnelli che, non per caso, lo aveva richiamato presagendo le difficoltà che avrebbe dovuto affrontare la Juventus. E anche i giocatori, a ribadire come la squadra sia sempre stata sintonizzata con lui (a volte pure troppo, tanto da farsi condizionare dai suoi umori) lo hanno salutato via social. Emblematico, anche per i riflessi che potrà avere in chiave mercato, il post su Instagram, di Adrien Rabiot, fedelissimo per eccellenza: «Sarai ricordato come uno degli allenatori più vincenti della storia della Juventus. Meritavi un addio diverso. Grazie di tutto Mister e in bocca al lupo». Difficile immaginare che il francese decida di rinnovare il suo contratto in scadenza. Sì: il 17 maggio 2024 passerà alla storia come il giorno in cui è stata definitivamente archiviata l’era di Andrea Agnelli. Una Juventus è finita e un’altra sta per nascere: quella di John Elkann.

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