Vlahovic, bottiglietta e occhiatacce: gelo Juve, tutti i segnali di tensione

Nello scontro diretto con il Milan, il serbo ha lasciato il campo al minuto 62, cedendo a Milik il posto al centro dell’attacco bianconero. La sua gara è finita in fretta. E male

Dusan Vlahovic, in questa stagione, non era mai stato sostituito così presto. Ieri sera, nello scontro diretto con il Milan, il serbo ha lasciato il campo al minuto 62, cedendo a Milik il posto al centro dell’attacco della Juventus. La sua gara è finita in fretta. E male. Perché in campo non ha lasciato il segno. E perché al momento del cambio non ha nascosto il suo duplice disappunto.

Vlahovic, la sostituzione e l'uscita dal campo

Per la prestazione personale incolore, di cui era indubbiamente consapevole. Ma anche per la scelta di Allegri, fulminato con lo sguardo mentre abbandonava il campo. Il nervosismo, d’altronde, in questo momento della carriera è il peggior nemico di DV9, la cui scarsa serenità ancora troppe volte condiziona le giocate tecniche. Un segnale di quanto l’ex viola tenga al risultato e di quanto pretenda da se stesso. Un segnale di un carattere ancora da smussare per poter ambire all’etichetta di fuoriclasse. Le avvisaglie, ieri sera, si erano intraviste già nell’ora di gioco trascorsa in campo: una volta Vlahovic aveva catechizzato l’amico Gatti, un’altra aveva rimbrottato Cambiaso per una giocata personale preferita a un più semplice scarico sui piedi del serbo. La sostituzione, arrivata già all’ora di gioco, ha quindi fatto il resto. La punta ha rinunciato al classico cambio all’altezza del centrocampo, preferendo abbandonare il rettangolo di gioco nei pressi della porta difesa da Sportiello.

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Vlahovic, Allegri e la bottiglietta

Quindi si è lasciato andare a qualche parola che si è persa nel brusio dello stadio, scuotendo vistosamente la testa. A quel punto, inevitabilmente, una Vlahovic-cam ha seguito il suo tragitto verso la panchina: prima una manata di disappunto alla bandierina del calcio d’angolo, poi il gelo con cui ha ignorato Allegri e Landucci avvicinandosi ai compagni. Lì ha scaraventato via con rabbia una bottiglietta d’acqua, sintesi massima del suo stato d’animo.

Per poi prendere posto su una poltroncina al fianco del connazionale Kostic, con cui - più rabbuiato che mai - ha scambiato qualche considerazione. Ma la frustrazione di Vlahovic è, in realtà, quella di tutta la squadra, i cui sentimenti sono mutati insieme ai risultati da febbraio in poi. Anche di fronte al Milan, infatti, diverse incomprensioni tecniche in campo sono state accompagnate da occhiatacce e segnali di tensione. Quella che grava da tempo sulla Continassa e che sta rendendo ulteriormente mesto questo stanco finale di stagione.

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Juve, le condizioni di Vlahovic

L’unica nota lieta sul conto di Vlahovic, insomma, è arrivata dalla pancia dello stadio una volta conclusa la liturgia della partita. Il club, infatti, ha rassicurato sulle condizioni fisiche del proprio bomber, rientrato negli spogliatoi dopo la sostituzione con una borsa del ghiaccio sul ginocchio destro: una semplice precauzione in seguito a una botta, nulla di più. Il ventiquattrenne di Belgrado, dunque, sarà regolarmente a disposizione per preparare in settimana la delicata trasferta nella capitale contro la Roma, appuntamento già nel mirino per tornare a gonfiare la rete.

A dispetto dei 17 gol stagionali, infatti, Vlahovic ne ha segnato uno solo in Serie A negli ultimi due mesi, quello su punizione in Sardegna contro il Cagliari. E, sempre in campionato, non trova la marcatura personale contro una big addirittura da novembre, dall’ormai lontano 1-1 dello Stadium contro l’Inter griffato da lui e da Lautaro Martinez. Anche questi numeri, che inevitabilmente ronzano nella testa dell’attaccante, contribuiscono al suo nervosismo, a volte latente e a volte manifesto. Proprio come nel caso di ieri sera, al momento della sostituzione.

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Dusan Vlahovic, in questa stagione, non era mai stato sostituito così presto. Ieri sera, nello scontro diretto con il Milan, il serbo ha lasciato il campo al minuto 62, cedendo a Milik il posto al centro dell’attacco della Juventus. La sua gara è finita in fretta. E male. Perché in campo non ha lasciato il segno. E perché al momento del cambio non ha nascosto il suo duplice disappunto.

Vlahovic, la sostituzione e l'uscita dal campo

Per la prestazione personale incolore, di cui era indubbiamente consapevole. Ma anche per la scelta di Allegri, fulminato con lo sguardo mentre abbandonava il campo. Il nervosismo, d’altronde, in questo momento della carriera è il peggior nemico di DV9, la cui scarsa serenità ancora troppe volte condiziona le giocate tecniche. Un segnale di quanto l’ex viola tenga al risultato e di quanto pretenda da se stesso. Un segnale di un carattere ancora da smussare per poter ambire all’etichetta di fuoriclasse. Le avvisaglie, ieri sera, si erano intraviste già nell’ora di gioco trascorsa in campo: una volta Vlahovic aveva catechizzato l’amico Gatti, un’altra aveva rimbrottato Cambiaso per una giocata personale preferita a un più semplice scarico sui piedi del serbo. La sostituzione, arrivata già all’ora di gioco, ha quindi fatto il resto. La punta ha rinunciato al classico cambio all’altezza del centrocampo, preferendo abbandonare il rettangolo di gioco nei pressi della porta difesa da Sportiello.

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