Il cattivo passa quasi sempre alla storia. E non perché qualsiasi storia ha bisogno del cattivo, nel calcio è diverso: qui il cattivo può anche essere un buono che ci mette più agonismo e più grinta. E così ci si può affezionare, perfino identificare, spesso esaltare anche per quelli che martellano calcio, non solo per quelli che lo cesellano.
1 - Romeo Benetti
«Il calcio è fatto di contrasti. In ogni partita erano in undici a voler picchiare Benetti, sempre: sapevano che facendo fuori me si sarebbero tolti un bel problema. Ma le hanno sempre prese». Romeo Benetti ha riassunto così l’essenza del suo agonismo. Centrocampista di rottura in tutti i sensi, anche quelli più brutali e fisico possente, ma anche grande senso della posizione. Interpretò nel modo più inglese possibile il gioco, ma anticipò la modernità del suo ruolo, senza essere pienamente compreso all’epoca. Forse perché gli avversari, a un certo punto, gli stavano lontano.

2 - Paolo Montero
«Un galeotto mancato, ma con onore», dice di lui Carlo Ancelotti che ne ha sempre apprezzato la grinta in campo e un granitico senso di appartenenza al gruppo fuori. Cattivo era cattivo, perché l’avversario non doveva passare, ma Montero è stato uno strepitoso uomo spogliatoio e un calciatore onesto, anche quando accettava serafico le espulsioni, di cui detiene il record in Serie A (16).

3 - Jurgen Kohler
Il baffetto e l’accento tedesco aumentavano l’effetto. E forse non ce n’era bisogno, perché essere marcati da Jurgen Kohler era, per qualsiasi attaccante, un’esperienza ruvida e spigolosa. Non era particolarmente falloso, avendo un ottimo senso della posizione e buon tempismo, ma sapeva anche massaggiare le caviglie e accarezzare le costole dei centravanti più refrattari a farsi anticipare.

4 -Beppe Furino
Attenzione, Furino sapeva giocare benissimo a calcio, aveva piedi discreti, una visione di gioco notevole e un’abilità tattica che oggi sarebbe grandemente apprezzata dagli amanti del trasformismo alla Guardiola. Ma non amava perdere e, soprattutto, non amava gli avversari e quando gli avanzava tempo dalla costruzione del gioco, lo occupava distruggendo quello degli avversari. O gli avversari direttamente.

5 - Francesco Morini
Quando certi eufemismi non andavano di moda, i centrali difensivi si chiamavano stopper, perché quello facevano: fermavano il centravanti avversario. In che modo era un altro problema. Morini, per esempio, si era guadagnato il soprannome di Pirata Morgan per i suoi arrembaggi sui poveri “9” avversari.

6 - Claudio Gentile
Non fermatevi alla maglia di Maradona stracciata dalla sua foga, Gentile era un giocatore totale e faceva pure tanti gol. Tuttavia, se gli attaccanti avversari speravano sempre nella sua assenza quando affrontavano la Juventus avevano le loro buone ragioni. In epoca di marcature a uomo, con Gentile ti mancava l’aria da respirare.

7 - Giorgio Chiellini
Gli è sempre piaciuto combattere con quelli grossi come lui (da Ibra a Cavani), perché come Obelix si divertiva di più. Duro e onesto. Ma soprattutto duro.

8 - Omar Sivori
Che ci fa un attaccante in questa lista? Chiedetelo agli avversari. Geniale e perfido, El Cabezon ha preso tanti calci e altrettanti ne ha restituiti.

9 - Sergio Brio
Saltare su un corner con lui era un rischio per il quale nessuna compagnia era disposta ad assicurare gli attaccanti avversari (ma, occhio, era uno che faceva anche gol).

10 - Edgar Davids
«Se lo incontri di notte, cambi marciapiede», aveva detto di lui Gianni Agnelli. E forse era più la fama che la reale cattiveria in campo. Eppure c’erano avversari che seguivano il consiglio dell’Avvocato.

10 - Edgar Davids
«Se lo incontri di notte, cambi marciapiede», aveva detto di lui Gianni Agnelli. E forse era più la fama che la reale cattiveria in campo. Eppure c’erano avversari che seguivano il consiglio dell’Avvocato.
