Prandelli: "Come cresce la Juve e cosa serve a Vlahovic. Allegri ha ragione"

Intervista all'ex tecnico della Nazionale: "Nei settori giovanili chiediamo sponde, triangoli,  appoggi e non si lasciano i ragazzi liberi di esprimere il proprio istinto da attaccante"
Prandelli: "Come cresce la Juve e cosa serve a Vlahovic. Allegri ha ragione"© LaPresse/Ag. Aldo Liverani

Cesare Prandelli risponde mentre sta guardano la “sua” partita, Fiorentina-Atalanta, che scorre nel gioco e nei gol mentre si parla del campionato che si srotola nel fine settimana che precede la prima giornata di Coppe. Un campionato che probabilmente ha già trovato un padrone. «Eh... Non è difficile sostenere che sia l’Inter: ha corsa, qualità, una rosa profonda con 20 titolari. Coniuga la gioventù di alcuni elementi - da Frattesi a Thuram - con l’esperienza di altri come Mkhitaryan. Ha freschezza e forza fisica: in questo momento sta dimostrando di possedere la consapevolezza della propria qualità».

Alle spalle dei nerazzurri c’è la Juve: può essere l’alternativa per lo scudetto? «Allegri ha ragione a sostenere che la situazione andrà valutata dopo dicembre: c’è qualcosa di molto interessante nel processo di crescita della Juventus. La squadra sa stare bene in campo, è in crescita di fiducia e se quei due là davanti continuano il loro percorso virtuoso...».

Quei due là davanti sono Vlahovic e Chiesa, ovviamente, come sono Lautaro e Thuram a determinare i destini dell’Inter e lo è stato Osimhen per quelli del Napoli. Ecco: in attesa di capire quale sia la squadra definitivamente padrona del campionato, si può affermare senza timore di smentita che a decidere in campo sono sempre gli attaccanti... «Ah, ma questo lo dice la storia del calcio: tu puoi giocare bene, organizzare il collettivo, inventarti soluzioni, ma se non hai chi concretizza diventa complicato. Da tempo insisto su questo aspetto che riguarda il nostro calcio: stiamo perdendo anni e disperdendo talenti perché invece di liberare l’istinto e il talento lo ingabbiamo nella tattica: nei settori giovanili chiediamo le sponde, i triangoli, gli appoggi e non si lasciano i ragazzi liberi di esprimere il proprio istinto da attaccante».

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Il primo gol di Vlahovic contro la Lazio è una sintesi di talento e istinto, non crede? «Assolutamente sì: è un gesto che non puoi improvvisare, ce l’hai dentro di te. Ricordo che da ragazzi noi centrocampisti si arrivava in area e ci si sentiva persi, non ci si raccapezzava negli spazi mentre c’era sempre quello, l’attaccante, che “sentiva” la porta senza doverla guardare. Un talento con cui si nasce e che deve essere tutelato, liberato perfino. Non sempre lo si fa, da noi».

Non è un caso che sia uno dei problemi basilare del nostro calcio. Spalletti in Nazionale si è affidato a Raspadori: che ne pensa? «L’ho sempre considerato un attaccante più che una seconda punta, poi si adatta pur di giocare, ma ha le caratteristiche e le qualità del centravanti. Se ricorda Paolo Rossi? In certe movenze, nella capacità di far giocare i compagni. Ma il paragone è davvero impegnativo: gli manca un poco di freddezza sotto porta e deve indossare la maglia da titolare di un grande club per un po’, prima di azzardare confronti, ma le qualità le ha».

Vlahovic sta misurandosi con quella della Juventus, di maglia: le sembra che stia trovando la fiducia in se stesso adeguata alla sfida? «Dusan ha una grande esuberanza e deve, prima di ogni altro aspetto, trovare serenità dentro di sé. Ha qualità straordinarie ma non deve pensare di doverlo dimostrare a ogni palla che tocca, magari a centrocampo in uscita. Deve giocare in serenità perché il suo percorso è segnato: diventare un campione in una grande squadra».

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Lui e Chiesa si stanno “cercando” molto: sono il valore aggiunto della Juve? «Devono cercarsi ancora di più! Per qualità, per caratteristiche e per età rappresentano davvero una delle coppie potenzialmente più forti. Fede seconda punta? Max (Allegri, ndr) gli lascia più libertà e lui sta ripagando con una maggiore intensità in fase di copertura. Ora sta meglio, lo si vede da come attacca la profondità e comunque le cose più interessanti le costruisce partendo largo da destra: la “catena” con Kostic è sempre interessante».

Qual è l’attacco migliore del campionato? «Domanda difficile...Dipende dai momenti e poi comunque le qualità le conosciamo: Osimhen ha profondità e forza, è impressionante la crescita di Lautaro in termini di leadership e il primo tempo di Thuam nel derby è stato impressionante per potenza e varietà di soluzioni. Poi, appunto, Chiesa e Vlahovic sono giovani di straordinaria prospettiva che determineranno i destini della Juve»

La sensazione è che i bianconeri siano più leggeri mentalmente: essersi liberati dal caos giudiziario della scorsa stagione può fare la differenza? «Ma certamente. Quello che è successo nella scorsa stagione ha pesato tantissimo perché si sono innescate incertezze, cambiamenti enormi nel club, nei programmi. Max è stato bravissimo a tenere la barra dritta e lo è ora a tenere sotto controllo l’entusiasmo, anche perché sa bene che tutto sta sulle spalle di quei due ragazzi là davanti. Però che ci sia un entusiasmo nuovo lo si percepisce dalla compattezza del gruppo, dal fatto che non vi siano più giocatori che sbracciano nervosi verso i compagni. Sì, l’Inter ha qualcosa in più ma, come dice Allegri, dopo dicembre. Se Dusan e Fede stanno bene...».

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Cesare Prandelli risponde mentre sta guardano la “sua” partita, Fiorentina-Atalanta, che scorre nel gioco e nei gol mentre si parla del campionato che si srotola nel fine settimana che precede la prima giornata di Coppe. Un campionato che probabilmente ha già trovato un padrone. «Eh... Non è difficile sostenere che sia l’Inter: ha corsa, qualità, una rosa profonda con 20 titolari. Coniuga la gioventù di alcuni elementi - da Frattesi a Thuram - con l’esperienza di altri come Mkhitaryan. Ha freschezza e forza fisica: in questo momento sta dimostrando di possedere la consapevolezza della propria qualità».

Alle spalle dei nerazzurri c’è la Juve: può essere l’alternativa per lo scudetto? «Allegri ha ragione a sostenere che la situazione andrà valutata dopo dicembre: c’è qualcosa di molto interessante nel processo di crescita della Juventus. La squadra sa stare bene in campo, è in crescita di fiducia e se quei due là davanti continuano il loro percorso virtuoso...».

Quei due là davanti sono Vlahovic e Chiesa, ovviamente, come sono Lautaro e Thuram a determinare i destini dell’Inter e lo è stato Osimhen per quelli del Napoli. Ecco: in attesa di capire quale sia la squadra definitivamente padrona del campionato, si può affermare senza timore di smentita che a decidere in campo sono sempre gli attaccanti... «Ah, ma questo lo dice la storia del calcio: tu puoi giocare bene, organizzare il collettivo, inventarti soluzioni, ma se non hai chi concretizza diventa complicato. Da tempo insisto su questo aspetto che riguarda il nostro calcio: stiamo perdendo anni e disperdendo talenti perché invece di liberare l’istinto e il talento lo ingabbiamo nella tattica: nei settori giovanili chiediamo le sponde, i triangoli, gli appoggi e non si lasciano i ragazzi liberi di esprimere il proprio istinto da attaccante».

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