Scirea, 34 anni dopo: ricordarsi di lui fa bene al calcio

Sono passati trentaquattro anni e sembra una vita se ci si ricorda che il calcio ha avuto un uomo e un campione come lui
Scirea, 34 anni dopo: ricordarsi di lui fa bene al calcio© Ag. Aldo Liverani

Era una domenica come oggi e come oggi la Juventus giocava in trasferta quando Gaetano Scirea ci ha lasciato, un po’ più soli e un po’ più tristi. Sono passati trentaquattro anni e sembra una vita se ci si ricorda che il calcio ha avuto un uomo e un campione come lui e che era un mondo popolato da persone che giocavano a pallone, non da calciatori fuori dal mondo.

Erano tempi diversi, vero, ma rispetto a quello di oggi, il calcio era ancora più diverso, perché autentico e umano. Scirea ne era la sintesi perfetta, il volto e l’anima, i piedi e la classe. Se oggi, trentaquattro anni dopo, ci fa ancora così bene ricordare Scirea dà la dimensione della sua grandezza a chi non l’ha conosciuto e ne ha solo sentito parlare. Se oggi ricordare ancora Scirea ci fa sorridere è per una questione di gratitudine con il destino da parte di chi lo ha visto, lo ha conosciuto, ha avuto la fortuna di stargli accanto. Se oggi ricordiamo Scirea è nella speranza che questo ricordo possa far scaturire da qualche parte una scintilla, che possa cadere un seme da cui germogli un pallone di cuoio e una maglia di lana, lontana dagli obiettivi delle telecamere, impossibile da inquadrare con uno smartphone, inafferrabile per le tentazioni di guadagnare triliardi di euro tradendo un sogno, una storia, un amore.

Il ricordo di Scirea e l'eredità

Scirea guadagnava poco più di un centesimo di quello che guadagnano quelli che sono fuggiti in Arabia Saudita e pure se ne vergognava un poco, soprattutto quando vedeva gli operai andare a lavorare alle cinque del mattino, come aveva visto fare ai suoi genitori che gli avevano insegnato che i soldi si sudano, centesimo per centesimo, e bisogna rispettare quel sudore. Scirea giocava molto meglio della stragrande maggioranza di quelli che sono fuggiti in Arabia Saudita, ma non se ne vantava più di tanto, gli piaceva giocare al pallone, gli sembrava strano averne fatto una professione, ma cercava di onorarla ogni volta che scendeva in campo. Era una domenica come oggi e come oggi la Juventus giocava in trasferta quando Scirea ci ha lasciato, un po’ più soli e un po’ più tristi, ma anche più ricchi, grazie al ricordo che ci ha lasciato e possiamo spolverare ogni volta che ci sembra assurdo quello che vediamo. Grazie Gaetano, continua a ispirarci, ne abbiamo bisogno.

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