Qual è il dirigente della Juventus che ne ha più incarnato lo spirito?
«Sicuramente Boniperti. Era un presidente che quando qualcosa non andava, e lui lo vedeva, ti chiamava, si metteva al tavolo con te, ti parlava, si incavolava, rideva... Era un personaggio che conosceva tutto di noi, perché era stato un grande calciatore e aveva vissuto quello che vivevamo noi. Conosceva lo spogliatoio, conosceva la squadra e conosceva i momenti della squadra, soprattutto. Ricordo che una volta avevamo perso una partita importante, che ci aveva fatto perdere non ricordo se il campionato o la Coppa, lui venne e ci disse “Doveva andare così. Non c’era alcuna possibilità di fare meglio”. E lo accettò con grande sportività, anche se lui non era molto sportivo nell’accettare le sconfitte... (ride, ndr) Si incavolava sempre, era un personaggio... diverso. Adatto al mondo che c’era una volta. Un mondo che comunque in certe dinamiche era abbastanza simile, anche se per altre è totalmente diverso: ora è tutto spettacolo, ci sono fondi di investimento ed la televisione è molto più importante. Non so se quel calcio fosse migliore o peggiore (migliore per gli ingaggi di certo), ma di sicuro era diverso».
Cosa non deve fare mai un giocatore, un allenatore, un dirigente della Juventus?
«Adesso si può fare tutto... Prima quando parlavi con un dirigente c’era sempre il massimo rispetto. Ora manca un po’».
I tifosi della Juventus sono più difficili di altri in termini di aspettative e di severità di giudizio?
«I tifosi con la Juventus pretendono sempre tanto. Erano difficili da accontentare ai miei tempi e lo sono adesso: non sono cambiati. È cambiato il rapporto, una volta era molto più vicino e diretto».
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Cosa significa avere la famiglia Agnelli alle spalle?
«Ai miei tempi l’Avvocato era molto vicino a noi e c’era un grande rispetto nei suoi confronti. Era una persona che ti stava vicino, che ti chiamava al mattino - anche se presto, purtroppo - per sapere com’era andata, per sapere se c’era qualcosa che serviva. Per me è stato un personaggio importante, è stato quello che mi ha chiamato prima della mia conferenza stampa di presentazione con l’Inter dicendomi “Per me ci sarà sempre”. Vuol dire che uno ha lasciato un bel segno. Sapevamo chi era e come era, ma non ci metteva mai in soggezione, anzi, faceva sentire tutti a proprio agio. Sia lui che Boniperti. A lui piaceva scherzare e quando era il periodo di firmare i contratti ci diceva sempre “Fatelo soffrire”, riferendosi a Boniperti. Tanto sapeva che poi la vinceva lui...».