Sopra tutto c’è il sollievo che scende, ristoratore, su mesi faticosi per la Juventus e i suoi tifosi. Nel primo pomeriggio di ieri, tutte le pendenze con la giustizia sportiva sono state chiuse definitivamente. Da oggi si torna a parlare di calcio e di futuro, avendo davanti un cammino difficile, ma un orizzonte schiarito da qualsiasi nube. Da oggi non ci sono processi ad asteriscare il destino sportivo della squadra e la nuova dirigenza può concentrarsi sul progetto sportivo. Questo sollievo è costato poco più 718mila euro, prezzo decisamente abbordabile per il bilancio bianconero e frutto di un capolavoro giuridico-diplomatico del presidente Gianluca Ferrero che, sabaudissimamente silenzioso, si è mosso con discrezione decisa nelle stanze romane e, rimbalzando tra politica e diritto, ha fatto uscire la Juventus da un labirinto nel quale poteva rimanere intrappolata in modo più pericoloso e, soprattutto, per più tempo.
Combattere ha senso se c'è un modo per vincere
Patteggiare non entusiasma neanche lui, come traspare dal comunicato della stessa società, nel quale si ribadisce ancora una volta «la correttezza del proprio operato e la fondatezza delle proprie argomentazioni difensive», ma non c’era alternativa utile a garantire uno scenario migliore per il club. Combattere ha senso se c’è un modo per vincere o se non ci sono altre strade da percorrere: la Juventus ha trovato una via d’uscita neanche troppo impervia e ha ristabilito rapporti diplomatici con la Federazione, che alla fine ha gestito la situazione con saggezza.
Visto il risultato di questo patteggiamento, è ovvio - anche se non ufficiale - che ieri non si è patteggiato solo per la manovra stipendi e le altre vicende del secondo filone, ma che c’è stato un maxi accordo che ha riguardato anche le plusvalenze. Perché risulta difficile pensare che, senza una norma specifica, senza aver provato tecnicamente nemmeno una plusvalenza e per un generico e spericolato utilizzo dell’articolo 4, venga assestata una mazzata da 10 punti di penalizzazione; mentre per un contesto nel quale alcune violazioni erano oggettive (vedi i contratti non depositati della seconda manovra stipendi) arrivi una carezza da 718mila euro. Il tutto senza che nessun altro club coinvolto si sia fatto un graffio.
Negli ultimi 5 mesi si è parlato di politica e potere
Il finale di ieri certifica che, negli ultimi cinque mesi, abbiamo parlato di politica e potere, non di giustizia e diritto. E allora tutto assume un senso diverso, al limite anche logico, forse un po’ perverso, ma logico. Andrea Agnelli ha provato ad abbattere il sistema con la Superlega, il sistema ha retto e ha colto la prima occasione per vendicarsi (occasione che, con qualche attenzione in più nella gestione della Juventus degli ultimi anni, poteva anche non essere offerta, ma è un’altra storia). Adesso Andrea ha preso un’altra strada, anche nel patteggiamento, tuttavia il legame affettivo con il club è indissolubile e i destini non viaggiano necessariamente paralleli (nel senso che potrebbero anche reincrociarsi a un certo punto). Molto dipenderà dalla sentenza della Corte di Giustizia Europea attesa per l’estate (luglio, probabilmente), un altro passaggio giudiziario, ma che la Juventus attende con grande serenità, adesso c’è da pensare all’allenatore e al ds, poi al mercato. Al calcio, insomma. Finalmente.