Ad aprile le coppe europee si sentono, nelle gambe e nella testa. Hanno pesato su Napoli e Milan, fermati sul pareggio da Verona e Bologna, sull’Inter, battuta in casa dal Monza, e sulla Juventus che a Reggio Emilia ha incassato dal Sassuolo la seconda sconfitta consecutiva, dopo quella in casa della Lazio. Un uno-due che rende ancor più improba l’impresa di provare a raggiungere il quarto posto anche con la penalizzazione e consegna, almeno per ora, alla Lazio la seconda posizione nella classifica del campo. Una situazione che per i bianconeri rende ancora più importante l’appuntamento di giovedì sera al José Alvalade di Lisbona contro lo Sporting: perché se il Collegio di garanzia non cancellerà il -15 (e anche in quel caso ci sarà da fare i conti con il secondo filone dell’inchiesta) vincere l’Europa League quasi certamente sarà il solo modo per qualificarsi alla prossima Champions.
Andamento lento
Proprio l’importanza della sfida di giovedì sera ha ispirato le scelte di Massimiliano Allegri, che a Reggio Emilia ha lasciato a riposo Locatelli, Cuadrado, Chiesa e Di Maria, facendo debuttare da titolare il terzino destro della Next Gen, Tommaso Barbieri (buona prova, al netto di un paio di ingenuità). I bianconeri sono stati da subito poco precisi e un po’ troppo lenti, soprattuto a centrocampo dove Paredes non ha sfruttato la chance concessagli da Allegri, non riuscendo mai a mandare a vuoto il pressing del Sassuolo per poi attaccare la profondità alle spalle dell’alta difesa neroverde. Anzi, in un paio di occasioni la squadra di Dionisi ha recuperato palla dando il via ad azioni potenzialmente pericolose, non concretizzate un po’ per bravura della difesa bianconera e un po’ per imprecisione al momento dell’ultimo passaggio.
Svolta da ko
Nonostante tutto, la Juve aveva comunque chiuso il primo tempo con 6 tiri contro 2 (nessuno degli 8 nello specchio) e la possibilità di inserire in corsa Chiesa, Di Maria e Cuadrado sembrava poter preludere a un’accelerata decisiva dnella seconda metà della ripresa. E, dopo una gran parata di Perin su Defrel, subentrato nell’intervallo a Pinamonti e saltato tra Bremer e Gatti, la partita per qualche minuto è sembrata prendere proprio quella piega: subito dopo l’intervento del portiere bianconero sono entrati Cuadrado e Di Maria e la Juve ha preso in mano l’iniziativa. Il primo break del Sassuolo però ha fruttato una serie di angoli su cui prima Gatti ha sfiorato l’autogol servendo il palo e poi un brutto errore di Fagioli (molle nel perdere palla anche due o tre occasioni in precedenza e poi colto da una crisi di pianto in panchina) ha offerto la palla dell’1-0 a Defrel, bravissimo in controllo e tiro. Allegri ha inserito anche Miretti e Chiesa e poi nel finale Pogba, ma la scossa è stata solo di nervi. La Juve ha prodotto due occasioni, con un colpo di testa di Rabiot sventato con una gran parata da Consigli e un sinistro alto di poco di Di Maria, ma è rimasta poco lucida e imprecisa, con Vlahovic ancora mai pericoloso.
Testa a Lisbona
Due difetti che andranno assolutamente cancellati nei prossimi tre giorni, perché lucidità e precisione a Lisbona saranno fondamentali. C’è da aspettarsi che al José Alvalade scenda in campo un’altra Juve, negli uomini ma soprattutto nella testa. Conquistare la semifinale renderebbe meno amaro il ko con il Sassuolo, ma non lo deve cancellare: le Coppe europee ad aprile pesano, ma la Juve deve essere in grado di gestire quel peso.