Juventus, non è una festa ma…

Juventus, non è una festa ma…© ANSA

La Juventus non celebra le sconfitte per rispetto dei suoi 125 anni di storia, ma la sconfitta di ieri sera ha tuttavia reso onore al passato per la tenacia, l’applicazione e la voglia di vincere che hanno permesso ai bianconeri di giocare alla pari, se non meglio dei mostri del Paris Saint Germain. La Juventus non può festeggiare una qualificazione in Europa League ottenuta con cinque sconfitte su sei, ma ieri sera ha finalmente ritrovato, 297 giorni dopo, Federico Chiesa, accolto in campo con un boato da gol. È la sconfitta che fa meno male perché apre prospettive meno cupe per il futuro: la Juventus, questa Juventus, è quindi in grado di giocare meglio, più intensa, più offensiva e lo potrà fare potendo contare su un giocatore fondamentale come Chiesa. E non solo lui. Perché Fagioli e Miretti si sono conquistati un posto importante nelle rotazioni. Basta con la storia dell’esperienza, degli errori di gioventù, della pressione. Basta ragionare con schemi che i grandi club d’Europa ignorano da tempo, basta preferire trentenni e mercenari.

Juventus, ora non si molla di un centimetro

La Juventus deve ripartire dai ventenni, dalla loro fame e dal senso di appartenenza. Senza non si va lontano, perché i palmares non servono a niente senza la voglia, la determinazione agonistica e l’orgoglio. Ieri lo Stadium ha apprezzato l’approccio della squadra, dimostrando che vincere non è sempre e solo l’unica cosa che conta, ma lo è combattere con coraggio. Domenica la Juventus affronta l’Inter con il dovere di dare continuità alla prestazione di ieri sera: le restano tre partite per rimanere aggrappata alla stagione, non può mollare di un centimetro e adesso sembra avere lo spirito per riuscirci. Poi, al netto del primo bilanco tecnico (che, a occhio, non dovrebbe far saltare Allegri) ci sarà tempo per tre cose: recuperare anche Pogba dopo averlo fatto con Chiesa; migliorare il migliorabile sul mercato (vedi terzino destro); aggiustare per quanto possibile la condizione atletica. A quel punto, il 4 di gennaio, la Juventus ricomincerebbe in un altro modo e con altre speranze. Ma tutto parte da domenica e dallo spirito di ieri sera. E da Chiesa, che quello spirito lo incarna: in venti ruggenti minuti ha risvegliato la squadra e tonificato i tifosi. Può un solo giocatore risollevare una stagione compromessa? No, serve tutta la squadra, ma Chiesa può accendere la scintilla e rimettere in modo l’anima della Juventus. Avanti, con Fede.

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