TORINO - Poco più di un anno fa, il 24 maggio 2021, a 74 anni ancora da compiere, ha degnamente coronato la propria carriera sportiva ottenendo l’incarico di presidente della Federcalcio serba (dopo esserne stato vicepresidente dal 2018) ed è già il favorito numero uno alla rielezione fino al 2026. Nenad Bjekovic, classe 1947, aveva cominciato giovanissimo fra i dilettanti dello Zadrugar di Lazarevo, squadretta della cooperativa agricola del suo paese natale nei pressi di Zrenjanin (circa 70 chilometri a Nord di Belgrado), per poi proseguire nel Proleter (trascinato in A grazie ai suoi gol) fino ad approdare nel 1969 al prestigioso Partizan con cui conquistò il titolo jugoslavo nel ’76 laureandosi contestualmente capocannoniere del campionato a quota 24 reti. Nell’estate di quello stesso anno passò ai francesi dell’Olympique Nizza: 5 stagioni con un bottino di 85 reti in Ligue 1 su 143 partite disputate pari alla rimarchevole media di 0,59. E non è un caso se nel 2013, in occasione dei festeggiamenti per l’inaugurazione del nuovo stadio “Allianz Riviera”, è stato nominato giocatore del secolo degli “Aquilotti” rossoneri. Rientrato a Belgrado dopo l’esperienza in Costa Azzurra con cui chiuse la carriera agonistica (anche 22 presenze e 4 gol nella Jugoslavia), sin dall’82 cominciò quella di allenatore: due stagioni come assistente di Milos Milutnovic al Partizan e poi promosso in prima squadra alla guida degli adorati “crno-beli” (nero-bianchi). Lusinghiero pure il suo curriculum da tecnico: due titoli jugoslavi consecutivi centrati nel 1986 e nell’87. Non può materialmente fare il tris perché il Nizza lo chiama e lo lusinga offrendogli la panchina: due campionati con i “rouge et noir”, ritorno al Partizan e un’altra carriera, quella di direttore sportivo. Un ruolo occupato per quasi vent’anni in cui “Bjeko” dimostra di saperci fare alla grande tanto da portare il settore giovanile bianconero a essere considerato addirittura il migliore d’Europa davanti a quello dell’Ajax. Il tutto secondo uno studio dell’Osservatorio calcistico del Cies (“Centre International d’Étude du Sport” con sede a Neuchâtel, nella Svizzera Romanda) il quale ha analizzato i giocatori che hanno trascorso almeno tre anni nei vivai nel periodo 15-21 anni – questo il parametro – e che sono professionisti nei 31 principali campionati europei. Statistiche alla mano, fino a due anni fa i giocatori usciti dall’Accademia del Partizan (soprannominata “Zemunelo”, sull’esempio di Milanello, perché ha sede nel sobborgo belgradese di Zemun dove la Sava si getta nel Danubio) erano la bellezza di 85 contro i 77 dell’Ajax e i 71 della Dinamo Zagabria. Fra loro spiccano i nomi di Vlahovic, Jovetic, Matic, Markovic, Mitrovic, Lazovic, Ljajic, Zivkovic, Nastasic, Pantic, Ninkovic, Tosic, Fejsa, Sulejmani, Saponjic, Filip Knezevic, Jojic, Brasanac, Lukac, Petrovic, Stojkovic, Skuletic e via discorrendo.
Partendo dalla sua grande esperienza anche nel calcio giovanile, cosa pensa della lista dei primi 100 candidati al Golden Boy?
"Che questo premio istituito da Tuttosport vale oro, come dice il suo stesso nome. Anche qui a Belgrado e in tutti i Paesi balcanici la popolarità del vostro trofeo è altissima. I giovani Under 21 sognano di vincerlo e cioè di partire presto per un grande club estero che permetta loro di alzare il Golden Boy".
Qual è il suo favorito per l’attuale edizione?
"Ci sono alcuni giocatori fortissimi, 'top level'. Ma se devo dirne uno solo, allora punto su Camavinga che ha conquistato quest’anno Champions League e Liga spagnola. Mi piacciono tantissimo anche il campione uscente Pedri e il suo ancor più giovane compagno di reparto sia nel Barcellona che nella Spagna: Gavi. Poi Musiala e Bellingham. Senza scordare il prodigioso Ansu Fati se recupera dal suo calvario al menisco".
E i serbi?
«Beh, non ce ne sono tanti... Nemanja Jovic del Partizan, Stevanovic del City rientrato dal prestito all’Heerenveen, Samardzic dell’Udinese che però è nato a Berlino e sta facendo la trafila nelle Under della Germania. Aggiungo che nel Partizan si segnalano gli attaccanti Marko Milovanovic classe 2003 e Samed Bazdar del 2004. Mentre nella Stella Rossa, proveniente dal Bayern, c’è l’ala sinistra Nemanja Motika, 19 anni, nato a Berlino, cresciuto in Germania, che ha cominciato a giocare nell’Under 16 tedesca ma che dall’anno scorso ha scelto di rappresentare l’Under 19 serba» (....)
C’è chi paragona Vlahovic ad Haaland...
"Ma Vlahovic è più forte e più completo di Haaland. Il norvegese ha una potenza devastante, però Dusan non è da meno: ci sono solo pochi centimetri di differenza fra i due (ndr: 194 contro 191), però la varietà di colpi e di giocate del centravanti bianconero è superiore. E poi sia il Manchester City che la Juventus hanno pagato più o meno la stessa cifra, commissioni incluse, per acquistarli nel corso di quest’anno dal Borussia Dortmund e dalla Fiorentina..."
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