TORINO - Non può fare a meno del caffè espresso, quando si concede uno strappo addenta una pizza e, assicura la fidanzata AnneKee, in casa conversano in italiano tra di loro per almeno un'ora al giorno. Matthijs De Ligt, 21 anni fa soltanto, sarà anche nato tra i canali ed i mulini a vento della piccola Leiderdorp, nel meridione dell'Olanda, ma si è fin da subito immerso nel nostro Paese. E nella Juventus, naturalmente. Di cui in pochi mesi, dopo il trasferimento dall'Ajax nell'estate del 2019 ed un breve periodo di ambientamento, è diventato solido perno della difesa. E certezza – terzo acquisto più caro nella storia del club, dopo Cristiano Ronaldo e Gonzalo Higuain – per il futuro. Un domani che alla Continassa, come testimonia l'innesto di Federico Chiesa nell'ultimo mercato estivo, si vuole dipinto d'azzurro almeno quanto lo è stato il recente passato. Quello che sfocia ancora nel presente, con la “vecchia guardia” composta dai vari Gigi Buffon, Giorgio Chiellini e Lonardo Bonucci. Il cambio generazionale è già in corso e, in casa bianconera, non può prescindere da un'anima di squadra dai forti connotati italiani. Per carta d'identità, certo, ma anche per spirito. Quello che incarna anche l'orange De Ligt, appunto, per certi versi il più italiano tra tutti gli stranieri della rosa. E non soltanto per usi e costumi fuori dal campo, dove studia quotidianamente insieme con la fidanzata e modella AnneKee Molenaar per migliorare la lingua. «È importante che impari bene l'italiano per perfezionare la mia interazione in campo con i compagni: appena arrivato chiacchieravo soltanto con Ramsey, in inglese, mentre il resto dello spogliatoio dialogava in italiano», ha ricordato il centrale in più di un'occasione, ripensando ai suoi primi tempi a Torino e confermando implicitamente l'anima azzurra della Juventus.