Non può essere perfetta, al 18 dicembre, tanto più se questa è una Juventus concettualmente nuova e ha solamente quattro mesi di vita. Di sicuro, però, è una Juventus perfettibile. Parte da una buona base, che i 6 pareggi in 11 partite effettivamente giocate in campionato non intaccano, ma i cosiddetti peccati di gioventù non si cancellano in un amen. Ecco perché dietro l’1-1 contro l’Atalanta si scorgono i segnali di una squadra con cui tutti dovranno fare i conti anche quest’anno. Si notano altresì i peccatucci, i piccoli difetti, le leggere mancanze cui porre rimedio e che Andrea Pirlo in tutta onestà non nasconde. Non a caso nel post partita di domenica il tecnico ha parlato di «soddisfazione per l’intensità» con cui i giocatori hanno affrontato i nerazzurri, ma anche di «amarezza, perché questo era lo step giusto per continuare il nostro cammino», perché «i pareggi per la classifica sono troppi», perché «quando dobbiamo fare il saltino vincendo per inerzia, la partita va portata a casa». Ecco, il saltino va fatto entro gennaio quando Milan, Sassuolo e Inter incroceranno la Juve nell’arco di 12 giorni. E’ una Juve che a tratti diventa meno cattiva, più leggera in talune scelte e carente sotto il profilo della concentrazione.
I black-out
La luce ogni tanto si spegne e il match contro l’Atalanta presenta almeno due situazioni esemplari in questo senso: dopo il gol di Chiesa i bianconeri hanno un po’ staccato consentendo ai bergamaschi di prendere campo e sfiorare il pari fino all’intervallo. E poi - soprattutto - quando al minuto 73, nei secondi immediatamente successivi alla gran parata di Szczesny su Romero, i campioni d’Italia hanno fatto a gara a chi perdeva più possessi, coinvolgendo persino Cristiano Ronaldo in un mezzo minuto di black out mentale. La Juventus recuperava palla e subito la riperdeva, una finta inattesa di McKennie lasciava dondolare il pallone nel cuore dell’area bianconera, poi un colpo di tacco effettuato con sufficienza da Rabiot rimetteva in pista gli avversari, infine CR7 smistava in orizzontale dove dei compagni non v’era traccia. Chiamatela un’interruzione momentanea delle trasmissioni. Questione (anche) di mancato cinismo, se domenica l’ottimo Gollini sembrava Buffon, seppure Morata non fosse apparso esattamente sul pezzo, come in occasione del colpo di tacco gialappesco a porta vuota. Pirlo ha parlato di «leggerezze che non ci possiamo permettere» e della necessità di «avere la lucidità di fare la scelta giusta».
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