TORINO - All’andata monsieur Houssem Aouar provocò un discreto mal di testa ai giocatori juventini, con qualche fitta qua e là, tanto per farsi giustizia di un 1-0 che agli occhi dei francesi pareva un risultato non così corretto. Di professione giocoliere dotato di scatto e fantasia in abbondanza, il centrocampista franco-algerino fece letteralmente impazzire i dirimpettai quella sera in tenuta blue. Già, blue secondo il duplice significato inglese: la tonalità della maglietta e la tristezza che in quella notte malinconica di fine febbraio inculcarono nell’animo di una tifoseria raramente così scossa dopo una partita della Juve in questa strana stagione. Prima dello stop per la pandemia di Coronavirus, Aouar fece in tempo a partecipare alla disfatta contro il Paris Saint-Germain in Coppa di Francia (1-5), nel mezzo di altri due impegni in campionato, quindi l’interruzione della Ligue 1. E domani, allo Stadium, atterrerà forte dei 120 minuti giocati sempre contro il Psg in finale di Coppa di Lega. La sconfitta patita ai rigori - nonostante quello ben calciato dallo stesso fantasista - sembra quasi un dettaglio rispetto all’entusiasmo che si respira nel clan dei lionesi.
Rischio e opportunità
Ecco perché questo ragazzo cresciuto a pane e Lione fin dalla sezione primi calci rappresenta ancora oggi il rivale numero 1 dei campioni d’Italia sulla strada che conduce a Lisbona. Una sorta di nemico carissimo abituato a disegnare calcio servendo assist (a Lucas Tousart nel match d’andata di questi ottavi di Champions al Parc Olympique Lyonnais) e giocando a due-tre tocchi. Ops, è proprio uno dei capisaldi del credo di Maurizio Sarri. E quindi non pare casuale il fatto che il dg Fabio Paratici segua Aouar da un pezzo. Primo pericolo della Juventus, dunque, ma anche opportunità gustosa se si pensa che il cartellino di Aouar costerà carissimo - non meno di 70 milioni di euro - ma in caso di acquisto i bianconeri porterebbero a casa il prototipo del centrocampista incursore: un profilo che il tecnico di Bagnoli gradirebbe assai. E soprattutto (novità!) il Lione è entrato nell’ordine di idee di cedere il proprio gioiello. Con il vulcanico presidente Jean-Michel Aulas non succede così spesso: si parla di bottega cara, di prezzi dei cartellini tutt’altro che economici, ma più raramente della concreta possibilità di vendere. [...]
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