Buongiorno Paulo Sousa, dove si trova in questo momento e come sta vivendo questa situazione drammatica e surreale?
«Mi trovo con mia moglie in Portogallo e mi considero un privilegiato. Ma soffro nel vivere da lontano la sofferenza degli altri e rifletto sul messaggio che la natura ci sta inviando. Io mi sento sempre molto vicino alla natura e penso al rapporto che abbiamo con lei, dal modo in cui trattiamo gli animali all’ambiente. Non credo che questo sarà l’ultimo virus che dovremo affrontare, per cui dobbiamo pensare presto a un modello diverso e condiviso».
Lei è un grande allenatore di menti: cosa consiglia a chi sta resistendo a casa e inizia a vacillare?
«Che può essere un momento di crescita e di presa di coscienza dei valori più autentici. Tutti noi sogniamo di tornare alle nostre vite, ma sarà difficile riaverle esattamente come prima. Penso a noi latini che dimostriamo il nostro amore con abbracci e baci, ecco forse dobbiamo imparare a esprimere amore senza quella fisicità. E’ un momento duro, ma possiamo superarlo crescendo come individui e soprattutto come comunità».