Dalla finestra della sua camera d’albergo Daniele Rugani vede il verde dei campi di allenamento della Juventus: se dipendesse dalla voglia e dalla condizione fisica, scenderebbe subito a correre. Invece no, il difensore bianconero è in isolamento domiciliare perché risultato positivo al Coronavirus. Da martedì si trova nella sua stanza al JHotel: sta bene, non ha la febbre, né la tosse, non deve prendere farmaci, passa il tempo a leggere, videotelefonare con la fidanzata, i genitori e gli amici, chattare, guardare le serie in tv. E un po’ s’annoia, certo, anche perché è peggio che stare in carcere, almeno lì c’è l’ora d’aria... Lui, al massimo, può aprire la finestra e respirare a pieni polmoni.
La quarantena
Nessun contatto diretto con l’esterno, blindato nei venti metri quadrati della stanza di cui ormai conosce centimetro per centimetro, persino quante sono le piastrelle del bagno. E il vassoio con il cibo - dieta leggera e bilanciata, come si addice a un atleta - gli viene lasciato rigorosamente fuori dalla porta della camera. Dovrà stare in quarantena per due settimane, quattordici lunghi giorni, incrociando le dita nella speranza di continuare a essere asintomatico perché, se dovesse avere di nuovo la febbre, l’isolamento verrebbe prolungato. Finito questo periodo verrà nuovamente sottoposto a tampone e soltanto dopo tre rilievi negativi potrà essere dichiarato guarito.
Leggi l'articolo completo su Tuttosport in edicola