PROGETTI - «Cosa farò? Sabato giocherò ed è questa l'unica cosa certa. Con Andrea c'è un dialogo continuo, lui è a conoscenza di ciò che sta accadendo attorno a me ed è un consigliere di cui non voglio privarmi. Fino a 15 giorni fa era risaputo e certo che avrei smesso di giocare, adesso sono arrivate proposte e sfide stimolanti dentro e fuori dal campo. Dopo questi tre giorni densi di emozioni, credo che la prossima settimana dopo 2-3 giorni di riflessioni in modo sereno prenderò la decisione definitiva e certa, che sarà quella di seguire ciò che urla la mia indole e la mia natura. La prossima sarà la settimana delle decisioni definitive che però non cambieranno il mio umore. Fino a 15 giorni fa ero un ex giocatore e l'avevo accettato con la massima serenità. Continuerò a essere sereno perché l'importante era non macchiare questa mezza vita trascorsa con la Juve e deludere le aspettative di tutti quelli che hanno creduto in me. Se potevo continuare o meno qui? Avendo fatto mio il modus operandi della Juve e condividendo le loro impressioni, sono fermamente convinto che la Juve essendo una società seria debba programmare il futuro. Per me è importante finire nel miglior modo possibile, era l'unica cosa che mi interessava. Eppoi la Juve ha un portiere di valore eccelso almeno quanto il mio, e ha 13 anni meno di me. Conteranno le mie percezioni, ciò che ti trasmettono, i progetti, gli stimoli che potresti avere e poi il mio stato di forma. Avrò tante riflessioni da fare senza lasciarmi condizionare dall'impeto e dall'esaltazione del momento. Non penso sia giusto finire la carriera in chissà quale campionato di terza-quarta fascia perché io sono un animale da competizione e in quel contesto non potrei vivere e non mi sentirei a mio agio».
SCUDETTO - «Quest'anno è stato davvero snervante, stancante a livello emotivo anche perché è cominciato troppo presto. Già da novembre io, Giorgio e altri ragazzi ci siamo fatti carico di un peso enorme per il fallimento del Mondiale. E' stata una stagione ricca di bassi inaspettati e picchi incredibili: questo ha fatto sì che anche la razionalità a volte potesse venir meno. Qualche perplessità dopo Juve-Napoli c'era, è chiaro: dovevamo capire se saremmo riusciti a ricompattarci e a dare le ultime botte, oppure se magari la sensazione di esserci disuniti si sarebbe protratta. Ma per l'ennesima volta abbiamo dato una risposta incredibile. Se questa è la Juve più grande di sempre? Non lo posso dire, mancherei di rispetto a chi ha vinto qualcosa di più importante di ciò che abbiamo conquistato noi. E' la Juve più solida, testarda e continua: questo sì, perché lo dicono i risultati».
FUTURO IN ITALIA E IN AZZURRO? NO - «Di un futuro in Italia non se ne parla, sono cose romanzate, come il sogno che puoi avere da bambino come il ritorno al Parma, Ma non c'è niente di più. Ci sarà un periodo di formazione, di presa di coscienza di ciò che vuol dire stare all'esterno del prato verde e in una società: il che significa anche vagliare e capire gli interessi predominanti e il tipo di indirizzo specifico da prendere. La Nazionale? Se Buffon era un problema tre mesi fa, non oso pensare cosa possa diventare fra 3-6 mesi e così via. Sarebbe qualcosa di estremamente complicato da gestire, non penso di meritarlo e voglio tenermi lontano. L'Italia ha già grandi e giovani portieri che hanno bisogno di fare le loro esperienze. Il 4 giugno per Italia-Olanda non ci sarò. La Nazionale è un'altra parentesi della mia vita calcistica. Non ho bisogno di altri attestati di stima e di affetto, e celebrazioni varie. Le persone vanno rispettare e onorate se si pensa che abbiano un valore, ma quando sono vive, non quando sono morte».