TORINO - Un botto deflagrante: oltre 550 milioni di fatturato, una cifra che proietterebbe la Juventus nelle primi cinque club più ricchi d’Europa, dietro il Manchester United, Barcellona, Real Madrid e il Bayern Monaco. Un boom che va analizzato perché la Juventus non ha compiuto improvvisamente un salto per il quale sarebbero necessari almeno quattro o cinque anni, ma sfrutta l’impatto delle cessioni di Pogba e Morata sul bilancio in chiusura il 30 giugno, oltre agli eccellenti introiti da Champions League che fra premi, diritti tv e incassi da Stadium vanno a incidere in modo sostanziale alla voce ricavi. Insomma, non tutti gli anni ci sarà un Pogba da cedere, monetizzandone l’effetto, e non si può raggiungere la finale di Champions in modo regolare, ma i segnali che arrivano dal bilancio bianconero sono lo stesso positivi, perché salgono anche voci strutturali che possono continuare a salire nel corso degli anni.
LE PROIEZIONI - La Juventus, secondo una proiezione della Banca San Paolo Imi e un sevizio andato on line su “Calcio e Finanza”, oltretutto pubblicherà un bilancio in attivo perché se nonostante insieme al fatturato sono aumentati anche i costi, in particolare il monte ingaggi, il margine rimane e il club prosegue quindi sulla strada dell’autofinanziamento, senza bisogno di aumenti di capitale. E questo al netto della cessione di Pogba che gonfia questa stagione, ma senza alterare l’equilibrio che ci sarebbe anche senza quei soldi. Per intendersi, la plusvalenza del francese vale 96 milioni, senza i quali il bilancio resterebbe in un sostanziale pareggio, considerato che la previsione dei costi si aggira intorno ai 450 milioni.
MARKETING IN CRESCITA - Insomma, il boom non arriva solo dal mercato. Per esempio è notevole l’incremento del settore marketing con un aumento nel settore sponsorizzazioni e un ottimo risultato del primo anno di gestione diretta del merchandising. Fino all’anno scorso, infatti, la vendita delle magliette e dei prodotti griffati con il marchio della Juventus veniva gestito dalla Nike che corrispondeva alla società bianconera 12 milioni di euro a prescindere dagli introiti ottenuti. Con Adidas tutto è cambiato e la Juventus ha iniziato a gestire da sola questo business che ha portato nelle casse circa 18 milioni (ai quali vanno detratti i costi, al momento difficili da definire nel dettaglio). Il gioco, quindi, sembra valere la candela e considerato che si tratta del primo anno, c’è da pensare che sia una voce destinata a salire, con iniziative sempre più mirate e specifiche. A tal proposito vale la pena registrare la sempre più insistente voce che lo Stadium avrebbe trovato uno sponsor. Verrebbe da dire finalmente, perché in teoria avrebbe dovuto averlo fin dall’inaugurazione, ma la società che aveva pagato la Juventus per gestire il “naming rights” finora non lo aveva trovato. Dall’anno prossimo o al massimo da quello dopo, lo Juventus Stadium potrebbe diventare Allianz Stadium, con un accordo con la compagnia assicurativa che già ha battezzato l’impianto del Bayern Monaco.
IL MARCHIO - Interessante poi notare come l’impatto delle partite abbia un effetto benefico per il bilancio. A partire dalle amichevoli: la tournée estive in Australia e in Asia di una Juventus, per altro priva dei suoi campioni più rappresentativi, ha fruttato 6,5 milioni. Anche nella prossima estate la Juventus sarà impegnata in un tour, questa volta in Messico e negli Stati Uniti, con partite di grande prestigio (Barcellona, Psg e Roma): la tendenza sarà destinata a salire e l’impressione è che il club bianconero si sia messo nella scia dei Real e dei Barcellona, che dall’estate riescono a guadagnare sempre di più, innalzando la visibilità e il valore del loro marchio. E la sfida è tutta lì, perché non tutti gli anni si potrà cedere Pogba a più di cento milioni di euro, ma tutti gli anni si può vendere il sogno Juventus in tutto il mondo. E contare i soldi a Torino.
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