"Milan e Inter devono avere una casa tutta loro se vogliono restare tra le big"

Il caso stadio delle milanesi e la visione a lungo raggio sull'Europeo 2032: "Tenere il passo dei grandi club internazionali non può prescindere dall'avere un impianto all'altezza"
"Milan e Inter devono avere una casa tutta loro se vogliono restare tra le big"© /Agenzia Aldo Liverani S.a.s.

Calcio e sostenibilità: un binomio sempre più inscindibile, legato a doppio filo alla costante evoluzione del modello di business legata all'industria del pallone. Se ne è parlato a Mantova, dove fino a domenica 15 settembre è in corso il Festival del libro e della Cultura Sportiva, promosso dal Coni Lombardia in accordo con la Provincia di Mantova. Nell'affascinante scenario della Casa del Mantegna, uno dei primi interventi del Festival è stato quello di Michele Uva, dirigente Uefa con delega alla Sostenibilità e autore, insieme a Maria Luisa Colledani, del volume “Calcio vs Idee – Come cambia il calcio fuori dal campo”, edito da Mondadori. Partendo da questo volume, che rappresenta una sorta di manifesto programmatico della sostenibilità del calcio italiano e internazionale, l'incontro di Mantova ha fornito l'occasione all'ex dirigente di Parma e Lazio per fare il punto su alcuni aspetti di stretta attualità.

San Siro come Wembley e Maracanà

Ad esempio, la fresca evoluzione della vicenda San Siro: "Gli inglesi hanno abbattuto Wembley, i brasiliani il Maracanà – dice Uva – ed erano del templi del calcio... alla fine ci si innamora di questi impianti, ma non dobbiamo pensare che siano immutabili. San Siro è bellissimo, è un monumento, però le due squadre milanesi, per il ruolo e per la storia che hanno, devono poter avere ciascuna la propria casa, bella e moderna, che produca risorse, cosa che in questo momento San Siro per la sua stessa struttura non è in grado di fare". L'assegnazione di Euro 2032 all'Italia, in coabitazione con la Turchia, allarga il discorso sull'impiantistica anche fuori San Siro: "Servono cinque stadi a norma per Euro 2032 con progetti approvati e finanziati: in questo momento ce n'è solo uno già pronto, ed è lo Stadium a Torino. L'Olimpico ha bisogno di pochi ritocchi, per San Siro come abbiamo detto la situazione è più complicata".

Euro 2032 all'orizzonte

"Purtroppo è già passato un anno dall'assegnazione e di passi avanti non ne sono stati fatti. E comunque non servono solo cinque stadi, perché se tralasci tutto il resto si crea un gap strutturale ancora più grande: servirebbero finanziamenti anche su realtà più medio-piccole e una politica nazionale sull'impiantistica più lungimirante. Per rendere l'idea, in Turchia sono stati costruiti negli ultimi anni 13 stadi nuovi, dunque non solo quelli che co-ospiteranno l'Europeo". La sostenibilità del calcio è legata anche alla possibilità per i club di programmare, e di farlo in maniera diversificata, ad esempio con la facoltà di creare le seconde squadre, un progetto fortemente sostenuto da Uva: "Quando in Italia sono state introdotte le seconde squadre, si levò un coro di proteste perché si temeva la scomparsa dei campanili, di determinate realtà locali... ora appare chiara la loro funzionalità, come del resto già avviene da anni in Germania, in Spagna, in Francia, con modalità diverse anche in Inghilterra". Chiusura sulla necessità di una maggiore armonizzazione dei calendari internazionali, anche se "la Uefa purtroppo può fare poco, perché alla fine decide la Fifa e su certe situazioni c’è poco da fare. Ma negli ultimi otto anni sono state ricompattate in maniera più razionale: la Uefa sta sensibilizzando in tal senso, ma poi la decisione finale rimane in capo alla Fifa".

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