MILANO - Tomás Palacios, l’ultimo acquisto del calciomercato dell’Inter, è cresciuto – letteralmente - insieme a Ignacio Scolari, che attraverso il suo lavoro di preparatore fisico l’ha seguito, insieme ai compagni di squadra al Talleres, dalle giovanili alle squadre riserve e sino all’esordio tra i professionisti: «Conosco Tommi da quando era un adolescente, dal suo arrivo nel club. Abbiamo lavorato insieme anche nella massima serie argentina. È un ragazzo molto tranquillo e divertente. Nei gruppi in cui è stato era sempre il centro dell’attenzione, il motore trainante per i suoi compagni di squadra. Quello che mi sorprese fu come si adattò facilmente alla sua nuova realtà. Non ebbe mai alcun problema, nonostante avesse lasciato il suo paese sulla pampa per trasferirsi in una città molto più grande». Come si è sviluppato fisicamente Palacios? «Lui è sempre stato molto più alto della media dei suoi coetanei. Ma si è evoluto parecchio anche a livello di struttura muscolare negli ultimi due o tre anni, più che altro perché l’altezza già ce l’aveva, mentre prima non godeva della stessa muscolatura di oggi».
Dal punto di vista lavorativo, su cosa ci si concentra con un ragazzo con tale altezza?
«Noi con Palacios abbiamo adattato spesso i lavori in palestra per correggerne la postura. Ad essere così alto spesso si curvava verso il basso e questo non va bene. Ci siamo focalizzati su lavori con spalla e testa alzata, senza permettergli che queste si potessero abbassare».
Si immaginava che sarebbe potuto arrivare tanto lontano?
«Quando l’avevo conosciuto mi aveva impressionato il suo livello tecnico, in relazione alla sua struttura fisica. Ha qualità di atleti molto più dinamici, di un passo molto più corto rispetto alla sua altezza. Il suo sinistro è davvero importante. Sapevo che avrebbe potuto giocare tra i professionisti per tecnica, il suo sinistro, velocità, leadership: tanto che da noi era stato spesso capitano delle squadre in cui ha militato».
Prima di arrivare al Talleres giocava da centrocampista.
«Esattamente, non era un difensore centrale, né un braccetto sinistro. Ma proprio grazie al suo livello tecnico è stato spostato lì, per iniziare correttamente lo sviluppo del gioco dalla difesa. Per il Talleres questa era una caratteristica importante: è stato formato per mostrare quello che adesso sta facendo vedere».
© RIPRODUZIONE RISERVATA