Inter e il cambio di proprietà: Oaktree in 100 giorni ha cancellato Zhang

Tante cose sono cambiate: Marotta promosso presidente, il mercato sempre più rivolto ai giovani, la ferrea volontà di raggiungere il pareggio di bilancio

MILANO - Era il 22 maggio scorso quando l’Inter diffondeva un comunicato sul proprio sito nel quale annunciava il passaggio del 99,6% delle quote del club nerazzurro da Suning, dunque la famiglia Zhang, a Oaktree Capital Management, fondo statunitense fondato nel 1995 a Los Angeles. Da quel 22 maggio, sono passati 99 giorni. Domani, 30 agosto, quando si giocherà in serata Inter-Atalanta a San Siro, saranno quindi passati 100 giorni dal cambio di proprietà. I primi 100 giorni di Oaktree a comando del club nerazzurro. Tanto è cambiato in questi tre mesi abbondanti, soprattutto nella gestione della società e nelle dinamiche legate al mercato. Già da tre estati la dirigenza nerazzurra si atteneva a linee guida dettate proprio da Oaktree che, avendo prestato i soldi a Zhang e avendo nel cda due elementi a sé legati, aveva posto dei rigidi paletti per ridurre gradualmente il rosso nel bilancio (e infatti si è passati dal -245 milioni dell’esercizio ’20-21 al -85 del ’22-23, con il passivo che per il ’23-24 dovrebbe assestarsi intorno al 40-45 milioni). L’obiettivo è cercare di avvicinarsi al pareggio, presumibilmente nel bilancio ’24-25 che si chiuderà il 30 giugno dell’anno prossimo.

I diktat di Oaktree, da Marotta al mercato

La società - con Beppe Marotta promosso da ad a presidente (una delle prime mosse ufficiali di Oaktree) -, aveva già svolto gran parte del mercato nei mesi precedenti, bloccando Taremi e Zielinski a parametro zero. Due operazioni che Oaktree ha avallato, essendo già impostate, ma che probabilmente i dirigenti nerazzurri potranno ripetere in futuro solamente se i giocatori in scadenza avranno un profilo “futuribile”. Il senso lo si è avuto a metà luglio, quando per sostituire l’infortunato Buchanan, la proprietà ha stoppato le eventuali trattative con Hermoso e Ricardo Rodriguez, giocatori con richieste alte d’ingaggio (lo spagnolo) e con età avanzate (soprattutto lo svizzero). Il diktat è investimenti sui giovani o elementi Under26, come il difensore Palacios o il portiere spagnolo Josep Martinez. Perché l’Inter deve svecchiare una rosa “anziana”, liberarsi di alcuni ingaggi pesanti e inserire in organico giocatori in grado di creare un valore, ovvero rivendibili, nel caso, a quotazioni superiori.

Inter-Oaktree: la strategia

Un processo appena cominciato e che verrà sviluppato nei prossimi mercati. Oaktree, dunque, ha aumentato il controllo sui costi del club, ma al tempo stesso non ha chiesto all’area sportiva di indebolire l’Inter. Anzi. Innanzitutto il fondo americano ha dato il via libera agli importanti rinnovi di contratto di Lautaro Martinez e Barella (a fine mercato arriverà quello di Dumfries con l’ingaggio che salirà da 2.5 milioni a 4 con l’inserimento probabilmente di una clausola di rescissione da 20 milioni); ma soprattutto ha accettato il piano proposto di non cedere nessun big protagonista dello scudetto della seconda stella. A differenza di quanto avvenuto nelle estati precedenti - basti pensare che dal 2021 al 2023 sono stati venduti Hakimi, Lukaku, Brozovic, Onana e Gosens -, tutti sono rimasti e la dirigenza ha avuto la forza di stoppare sul nascere eventuali corteggiamenti per giocatori come Calhanoglu, Frattesi e Thuram. E c’è di più: per via della politica scelta da Oaktree, se fossero stati ceduti alcuni elementi non di primo piano come De Vrij, Arnautovic o lo stesso Dumfries, la proprietà avrebbe dato il via libera per investimenti importanti per giocatori di prospettiva. Un passaggio che andrà tenuto presente in vista del futuro, di un futuro targato Oaktree.

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