L'ex Juve e quell'aneddoto su Marotta: "Ogni tanto gli facevo fare gol..."

L’ex portiere è stato il primo acquisto del nuovo presidente dell’Inter ai tempi del Varese: "Quando ci incontriamo ricordiamo sempre con affetto e piacere il nostro passato"

Michelangelo Rampulla, ex portiere tra gli altri di Cremonese e Juventus, è stato il primo acquisto di un giovanissimo Marotta nel 1980, quando il siciliano lasciò casa sua e la Pattese, per approdare in Lombardia: «Confermo. Feci un provino al Varese quando Beppe era ancora l’assistente direttore sportivo. Poi però il mese successivo diventò lui a tutti gli effetti il ds. Così quando lo incontrai mi chiese se avessi piacere di rimanere in squadra. E io naturalmente gli risposi di sì».

Che tipo di dirigente era Marotta agli inizi della sua carriera?

«Sapeva rapportarsi con tutti, sia con quelli della sua età, perché ricopriva un ruolo importante nonostante fosse giovane, sia con le persone di maggiore esperienza».

Marotta è nato nel ’57, lei è del ’62. Avete solo cinque anni di differenza.

«Ogni tanto veniva agli allenamenti e mi sfidava, calciando in porta. Il fatto che fossimo quasi coetanei faceva sì che il rapporto fosse molto buono, tanto che anche oggi è rimasto inalterato».

Le segnava tanti gol?

«Rispondo con una battuta, diciamo che per il rispetto del ruolo lo facevo segnare. Ma solo ogni tanto (ride, ndr)».

Come è cambiato negli anni?

«Ha maturato una grandissima esperienza calcistica: quando ci incontriamo ricordiamo sempre con affetto e piacere il nostro passato a Varese. Ora però siamo cresciuti, siamo un po’ anzianotti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

"Marotta? La sua storia parla per lui"

Si aspettava che avrebbe potuto intraprendere una carriera di così alto livello dirigenziale?

«Sarebbe troppo facile dire adesso: “Sì, me l’aspettavo”. In realtà le dico di no. Aveva certamente delle qualità importanti, si poneva degli obiettivi ed era ambizioso. E poi scegliendomi come primo acquisto del Varese ha dimostrato fin da subito di essere un grande dirigente (ride, ndr). Anche questa è una battuta (ride, ndr). L’esperienza comunque devi saperla mettere a frutto. Beppe ce l’ha fatta alla grandissima. Questa è la bravura di una persona in ogni lavoro. Avrà ovviamente sbagliato pure lui, come tutti del resto, ma è stato in grado di imparare e di dimostrare le sue doti».

Oltre a lei, ne ha fatti poi tanti di grandi acquisti.

«Ci siamo portati bene a vicenda».

Quanto è stato importante Marotta nello scudetto dell’Inter?

«Tantissimo, visti i problemi di Zhang che oramai, almeno da quanto si leggeva in giro, era in Cina da tempo. Il fatto di aver tenuti tutti uniti e di aver vinto lo scudetto della seconda stella è una cosa a cui si deve dare un gran merito, soprattutto a Beppe. E non va dimentica poi la finale di Champions League dello scorso anno».

Marotta è la dimostrazione di come con lavoro, passione e abnegazione di possono centrare storici obiettivi.

«I grandi risultati con Juventus e Inter hanno fatto sì che il suo lavoro fosse maggiormente sotto gli occhi di tutti Ma lui ha dimostrato la sua bravura sin dal 1980, pensi che col Varese, con una squadra di giovanissimi calciatori, sfiorammo la Serie A. Ha sempre fatto benissimo, vedi Monza, Atalanta, Sampdoria. Io non so se sia il più bravo di tutti nel suo mestiere, ma sicuramente è tra i più bravi».

Un aggettivo per Marotta?

«Capace, perché sa gestire perfettamente una cosa così importante come una società di calcio. La sua storia parla per lui».

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Michelangelo Rampulla, ex portiere tra gli altri di Cremonese e Juventus, è stato il primo acquisto di un giovanissimo Marotta nel 1980, quando il siciliano lasciò casa sua e la Pattese, per approdare in Lombardia: «Confermo. Feci un provino al Varese quando Beppe era ancora l’assistente direttore sportivo. Poi però il mese successivo diventò lui a tutti gli effetti il ds. Così quando lo incontrai mi chiese se avessi piacere di rimanere in squadra. E io naturalmente gli risposi di sì».

Che tipo di dirigente era Marotta agli inizi della sua carriera?

«Sapeva rapportarsi con tutti, sia con quelli della sua età, perché ricopriva un ruolo importante nonostante fosse giovane, sia con le persone di maggiore esperienza».

Marotta è nato nel ’57, lei è del ’62. Avete solo cinque anni di differenza.

«Ogni tanto veniva agli allenamenti e mi sfidava, calciando in porta. Il fatto che fossimo quasi coetanei faceva sì che il rapporto fosse molto buono, tanto che anche oggi è rimasto inalterato».

Le segnava tanti gol?

«Rispondo con una battuta, diciamo che per il rispetto del ruolo lo facevo segnare. Ma solo ogni tanto (ride, ndr)».

Come è cambiato negli anni?

«Ha maturato una grandissima esperienza calcistica: quando ci incontriamo ricordiamo sempre con affetto e piacere il nostro passato a Varese. Ora però siamo cresciuti, siamo un po’ anzianotti».

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